Durante la pandemia la soddisfazione per il funzionamento della democrazia è tornata a crescere e sfiora il 50 per cento (nel 2013 era il 28 per cento). Mentre la quota di chi pensa che vadano limitate le libertà personali per il bene di tutti oscilla in base alle fasi della crisi

Un perimetro da non superare, la democrazia, almeno per una larga maggioranza degli italiani. Un perimetro dentro il quale, tuttavia, l’equilibrio tra i valori da promuovere può in parte ridefinirsi, specie in una fase emergenziale. E trovano spazio elementi di natura leaderistica e tecnocratica.

 

 

L’area dell’indifferenza democratica (12%) e dell’apertura a regimi alternativi (17%) rimane tutt’altro che trascurabile: coinvolge, complessivamente, tre persone su dieci. Ma non si è estesa. Durante la pandemia, peraltro, la soddisfazione per il funzionamento della democrazia è tornata a crescere. Dopo essere scesa ai minimi livelli nel 2013 (28%), oggi sfiora il 50%.

 

 

Per oltre sette persone su dieci, la democrazia rimane the only game in town: l’unico orizzonte possibile; quantomeno, quello preferibile. Sceso di qualche punto prima delle ultime elezioni politiche (62%), tale dato si è lentamente riportato sui livelli precedenti: trend che rivela l’esistenza di un solido sostegno democratico, in grado di resistere alle numerose turbolenze dello scenario globale. La crisi sanitaria sembra averlo, anzi, rinsaldato, insieme ai sentimenti di fiducia nelle istituzioni. I dati dell’Osservatorio Gli Italiani e lo Stato, curato da LaPolis dell’Università di Urbino e Demos, rimarcano la capacità di risposta e adattamento della democrazia.

 

 

Attraverso la continua ricerca di un bilanciamento virtuoso tra princìpi, valori, diritti. Un processo che traspare anche dalle risposte degli intervistati. Il 40% ritiene che, anche in una situazione di emergenza, le persone debbano essere «libere di muoversi, incontrarsi, lavorare». Ma a prevalere, con il 57%, è la componente di chi pensa che, «per garantire la sicurezza di tutti», lo Stato debba «limitare le libertà». Si tratta però di un confine mobile, più volte ridefinitosi nei mesi del Covid. Giusto un anno fa, la componente di chi metteva al primo posto la sicurezza raggiungeva il 68%; nelle fasi più acute della pandemia superava il 90%.

 

 

Gli orientamenti dei cittadini sembrano seguire le fasi del contagio. E il livello di insicurezza individuale. Allo stesso modo, la paura del virus risulta collegata alla domanda di leadership e alla predilezione per il “governo dei tecnici”, che presentano comunque un elevato grado di trasversalità, in quanto riflettono la sfiducia nei confronti dei partiti e della politica. Il 60% degli italiani ritiene che il paese abbia «bisogno di essere guidato da un leader forte»: orientamento rafforzatosi negli ultimi due anni, ma già in precedenza maggioritario.

 

Ormai alla vigilia di importanti scadenze, come l’elezione del Capo dello Stato e l’epilogo della legislatura, il campione si divide nel valutare gli equilibri tra tecnica e politica. Il 44% preferirebbe affidare la guida del Paese a «tecnici con competenze riconosciute» invece che a «politici eletti dai cittadini». Quest’ultima soluzione risulta prevalente, con il 48%. Ma di poco. Si tratta, del resto, di una questione ricorrente, nella storia (e nell’attualità) politica italiana. Destinata ad accompagnarci nei prossimi mesi.

 

 

Nota metodologica

Il Rapporto su Gli Italiani e lo Stato, giunto alla XXIV edizione, è realizzato dal LaPolis – Laboratorio di Studi Politici e Sociali dell’Università di Urbino e da Demos & Pi per L’Espresso e La Repubblica. La rilevazione è stata condotta da Demetra con metodo MIXED MODE (Cati - Cami - Cawi).

Periodo 29 novembre - 6 dicembre 2021. Il campione (N=1.211, rifiuti/sostituzioni/inviti: 8.944) è rappresentativo della popolazione italiana con 18 anni e oltre, per genere, età, titolo di studio e area (margine di errore 2.8%).

L’indagine è stata diretta, in tutte le sue fasi, da Ilvo Diamanti. Fabio Bordignon, Luigi Ceccarini, Martina Di Pierdomenico, Ludovico Gardani, Natascia Porcellato e Alice Securo hanno curato la parte metodologica, organizzativa e l’analisi dei dati.

"I dati sono arrotondati all’unità e questo può portare ad avere un totale diverso da 100".

Documentazione completa su www.sondaggipoliticoelettorali.it