Ha vinto con oltre il 60 per cento. L'affluenza è tra le più alte e il voto era collegato anche all'estensione degli aiuti finanziari alle attività colpite dalla pandemia. Ma la polarizzazione del Paese continua

Con il voto di domenica 28 novembre, il 62 per cento degli elettori in Svizzera ha approvato le modifiche della legge Covid-19, quella che creato le basi legali per il green pass. Il popolo ha detto sì al certificato, i contrari sono il 38 per cento, vincendo scetticismi e resistenze. E votando, con il referendum, anche a favore del tracciamento dei contatti e dell'estensione degli aiuti finanziari ai lavoratori e alle imprese maggiormente colpiti dalla pandemia.

Nonostante il voto sulla costituzionalità della certificazione, anche in Svizzera i casi sono in aumento e si è presentato il primo caso sospetto di Omicron, la variante scoperta in Sudafrica e considerata “di preoccupazione” dall'Organizzazione mondiale della sanità, ancora incerta se la trasmissibilità e i sintomi a essa collegati siano o meno maggiori di altre varianti.

 

Il referendum elvetico riguardava la legge Covid-19, che sostiene i lavoratori e le imprese colpiti dalla pandemia e, da marzo 2021, estende gli aiuti finanziari a una platea più ampia di lavoratori. Il provvedimento ha anche istituito la base legale per il certificato verde e garantito un sistema di tracciamento per identificare i positivi. I comitati promotori del voto ritengono le misure discriminatorie (con le modifiche le persone vaccinate e guarite non sono più sottoposte all'obbligo di quarantena in caso di contatto con un positivo), vedono nella strategia della Confederazione l'imposizione di un obbligo vaccinale indiretto e un disegno di sorveglianza di massa nel sistema di tracciamento dei positivi. Critiche non raccolte da Consiglio federale e governo, secondo cui la legge rimane uno strumento per combattere la pandemia e non impone alcun obbligo vaccinale, dal momento che il certificato lo ottiene anche chi ha un tampone negativo o è guarito dalla malattia.

Il referendum chiedeva di esprimersi anche su altre due questioni. L'iniziativa sulle cure infermieristiche («Confederazione e Cantoni le riconoscono come componente importante dell'assistenza sanitaria e provvedono affinché tutti abbiano accesso a cure infermieristiche di qualità»), approvata, e quella sulla giustizia («Per la designazione dei giudici federali mediante sorteggio»), respinta. Ed è stato molto partecipato nel Paese, con la quarta affluenza più alta (circa il 65 per cento) dal 1971, quando alle donne è stato concesso il diritto di voto. Solo due i cantoni che hanno respinto la modifica alla legge, Appenzello Interno e Svitto, mentre Basilea Città e Ticino registrano il numero più alto di voti favorevoli. Ma il risultato non ricompone la polarizzazione della società, in cui si consolida il no alla modifica tra gli estremisti di destra e i non vaccinati e si rafforza il sì a sinistra e nel centrodestra.

 

 

Polarizzazione evidente anche nella scelta delle autorità di chiudere la Piazza federale in cui ha sede il Parlamento e nelle poche decine di persone scese in strada a protestare contro il risultato. «Oggi viene approvata la legge Covid-19. Ma il 38 per cento dei no è un numero impressionante, che ci dimostra di essere sulla strada giusta. Non siamo solo pochi come si dice sempre. Continueremo a impegnarci per i nostri diritti e le nostre libertà», ha scritto il movimento giovanile Mass Voll, che sul suo sito chiede «il ripristino immediato e incondizionato dei diritti inalienabili di libertà. Sia per noi giovani, ma anche per tutte le altre persone. E la fine immediata e incondizionata di tutte le misure restrittive in Svizzera». Nel frattempo, i contrari alle misure di contenimento del Covid-19 lanciano un nuovo movimento politico, Aufrecht Schweiz (In piedi Svizzera).

Ma non sono mancate le reazioni positive: «Il voto del referendum è un mandato chiaro alle istituzioni, per estendere il sostegno a cultura, sport, eventi e turismo fino alla fine del 2022», ha twittato la consigliera nazionale Regula Rytz, del partito dei verdi. Un sostegno espresso anche dall'Unione svizzera degli imprenditori (Usi) e dall'Unione sindacale (Uss), che in comunicato scrive: «Poiché lo sviluppo della pandemia rimane altamente imprevedibile, è fondamentale mantenere la base legale per il sostegno finanziario ai lavoratori il cui impiego o reddito sono a rischio». Con la speranza di gestire la crisi sanitaria, tutelare le attività più colpite e garantire, quanto prima, il ritorno alla normalità.