La cofondatrice del 'Manifesto' si è spenta a 96 anni a Roma. Partigiana, intellettuale, fu radiata dal Pci nel '68. Nell'autobiografia politica 'La ragazza del secolo scorso' raccontò le sue sconfitte e i suoi errori

Si era autodefinita "La ragazza del secolo scorso" in uno splendido e amaro libro autobiografico - di autobiografia politica, s'intende - uscito qualche ano fa. Splendido perché scritto con il cuore aperto e una grandissima onestà intellettuale. Amaro perché a tratti sembrava un catalogo di errori e di sconfitte.

Rossana Rossanda si è spenta a Roma a 96 anni - ne avrebbe compiuti 90 ad aprile - dopo una vita dedicata all'impegno e alla battaglia intellettuale.

Nata da famiglia italiana in Istria (a Pola, «tra il verde e gli scogli bianchi scavati dai datteri di mare», come scrisse lei stessa), aveva studiato a Milano (liceo classico al Manzoni e Filosofia alla Statale) per poi entrare giovanissima nella Resistenza partigiana con il nome di "Miranda". Più tardi descrisse così quell'esperienza: «Non ho glorie da sventolare, non ho chiesto il diploma di partigiana che mi hanno mandato. (…) Ho avuto spesso paura. Le scelte obbligate sono serie. Non avevo sognato avventure, volevo passare la vita in biblioteca. E ora stavo in un'avventura di molti, accettando di fare e andare dove mi era detto».

Donna di studi e di libri, nel 1946 s'iscrisse al Partito comunista e venne notata presto da Palmiro Togliatti, che stava cercando di costruire nel Pci una solida rete di intellettuali.

Entrò a far parte del Comitato centrale del partito nel 1958 e poco dopo divenne responsabile della politica culturale del partito. Venne eletta per la prima volta deputato nel 1963, a 39 anni, e assunse la direzione della prestigiosa Casa della Cultura a Milano.

Ma la sua avventura nel "grande partito comunista" era destinata a finire pochi anni dopo, quando la sua critica all'Unione Sovietica divenne più aspra ed evidente a seguito dell'invasione da parte da parte dei russi della Cecoslovacchia. Così nel 1968 Rossanda - insieme a un piccolo gruppo di intellettuali dissidenti - fu radiata dal Pci durante il XII Congresso nazionale di Bologna.

Con lei, appunto, Luigi Pintor, Valentino Parlato e Lucio Magri, che diedero vita l'anno successivo all'avventura del Manifesto: il primo progetto di una sinistra radicale ma libertaria, desiderosa di uscire dalla ortodossie sovietiche e di immaginare una strada non autoritaria e non burocratica verso il comunismo..

«Io sono stata tra i primi a criticare l’Urss e per questo sono stata espulsa dal Pci», scrisse anni dopo. «Fu un provvedimento giusto perché ormai non eravamo più d’accordo su niente. E poi non cademmo nel vuoto, ma nelle braccia del movimento in un periodo di grande fermento sociale. Questo non toglie che quell’espulsione fu una delle mie grandi perdite. Tutta la mia vita ne è stata scandita».

Il Manifesto - oltre che una testata giornalistica, prima mensile e poi quotidiana - fu all'inizio anche un partito, che tuttavia non ebbe successo al suo debutto alle urne (nel 1972) e finì per confluire con Lucio Magri nel Pdup, la maggiore forza che all'epoca stava alla sinistra del Pci.

Rimase però 'il Manifesto' come giornale di cui Rossanda fu anche direttrice ma soprattutto rimase tra le firme di punta fino a pochi mesi, quando decise di lasciare dopo più di quarant'anni per dissidi con l'attuale direzione.

Poco propensa a parlare della sua vita privata, si confidò una volta con Stefania Rossini, inviata dell'Espresso: «Non sono stata bella e non mi ci sono mai sentita. Del resto i modelli della mia giovinezza erano Greta Garbo e Norma Shearer, mentre io ero grassottella e con i capelli dritti. Due matrimoni. Il primo con Rodolfo, figlio del filosofo Antonio Banfi, mio maestro. Siamo stati sposati vent’anni, un po’ separati in casa ma molto amici. Ora è morto ed è stato un grande dispiacere. Quando avevo 40 anni ho poi incontrato Karol», cioè Karol Kewes (noto come K.S. Karol), giornalista e saggista polacco-francese che ha scritto a lungo anche sul Manifesto.

Tra le altre opere di Rossanda: 'L' anno degli studenti' (del 1968, editore De Donato), 'Le altre' (Feltrinelli), 'Un viaggio inutile' (Bompiani), 'La perdita', (Bollati Boringhieri).