La legge impone agli enti pubblici di eliminare ogni "barriera architettonica" digitale. Invece non è stato previsto alcuno strumento per consentire ai non vedenti di ottenere il contributo via internet

Caro direttore,

in un tempo che mai avremmo pensato di vivere, in cui tutti siamo privati delle nostre più quotidiane e scontate libertà, è più semplice comprendere chi questa situazione di drastica limitazione della libertà la vive sempre: le persone con disabilità. 
 
Raccontiamo una vicenda di per sé piccola, in relazione agli eventi di queste settimane, ma che restituisce purtroppo la mancata osservanza e rispetto delle leggi in Italia, in particolare, in materia di accessibilità della Pubblica Amministrazione per le persone con una disabilità sensoriale
 
Nella piena emergenza economica dovuta al coronavirus, questa condizione non è stata considerata nell’ambito della domanda per i famosi 600 euro di contributo ai liberi professionisti sul sito dell’Inps.

A proposito di questi 600 euro, infatti, molto si è parlato dei problemi di accesso al sito, con intasamenti che ne hanno minato la tenuta, nulla del problema di accessibilità per i disabili.
 
All’ Associazione Luca Coscioni (e all’ avvocato Alessandro Gerardi, membro della stessa) sono pervenute diverse segnalazioni sul modulo di domanda che risultava, e risulta tuttora, sviluppato in modalità non conforme alla normativa sull'accessibilità digitale, in particolare per quanto riguarda i non vedenti.

Per questo è stata fatta un’immediata diffida da parte dell’associazione nei confronti dell’Inps. 
 
La legge, su questo punto, stabilisce espressamente l’obbligo per la  Pubblica Amministrazione di garantire il diritto di accesso ai servizi e ai contenuti telematici ed informatici, senza discriminazione alcuna, a tutti.

L’omissione digitale da parte della P.A. nel rendere accessibili i suoi atti integra di fatto una discriminazione collettiva in base alla legge n. 67/2006 (legge per la quale sono stati condannati più volte i Comuni italiani per non aver rimosso le barriere architettoniche che impedivano ai cittadini con disabilità di accedere a servizi pubblici). 
 
Se l’Inps non dovesse dare riscontro a quanto previsto dalla normativa, sarà presentata dall’ Associazione Luca Coscioni un’istanza al Difensore civico per il digitale, organismo nato nel 2018 a garanzia dei diritti digitali dei cittadini e delle imprese, che obbligherà all’ ottemperanza della norma. Ultima ratio, se non vi sarà ottemperanza, il ricorso in  tribunale. 
 
Che le persone con disabilità abbiano difficoltà a recarsi fisicamente negli uffici pubblici a causa fra l’altro della presenze di numerose barriere architettoniche è un dato di fatto grave che ovviamente va ben oltre il tempo che viviamo.

Ma negare la possibilità di accedere online ai servizi della Pubblica Amministrazione, specie in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, è evidentemente un fatto ancora più grave che equivale a negare un diritto umano fondamentale
 
*l’autore è Coordinatore iniziative disabilità dell'Associazione Luca Coscioni