L'Espresso ha raccontato in che stato versa il deposito nazionale degli antidoti, nonostante gli annunci e i lavori per ristrutturarlo. E così per il rimedio anti-Covid la palla passa in mano alla Difesa

Alla fine è andata come avevamo previsto: il ministero della Salute non è in grado di gestire la struttura centrale per la custodia dei vaccini anti-Covid. Una sconfitta annunciata, sebbene da quasi un ventennio governi di destra e sinistra avessero posto il problema e definito la soluzione. Ma nessuno si è impegnato per concretizzarla, nonostante appalti, spese milionarie e inaugurazioni beffa.

Così il bene più prezioso per il Paese tormentato dalla pandemia sarà affidato ai militari, perché lo Stato non è riuscito a costruire un deposito nazionale per gli antidoti: quello esistente lo è solo di nome, mentre come abbiamo rivelato si tratta di un singolo capannone in condizioni precarie e circondato da terreni inquinati, intrisi di veleni d’ogni genere. Tant’è che non è stato possibile utilizzarlo nella campagna contro il coronavirus.

La Sanità statale ha rinunciato al suo ruolo - ancora affermato con solennità nei documenti ufficiali - di referente unico per emergenze nazionali: è stata obbligata a delegare tutto alla supplenza delle forze armate e agli organismi regionali. In questo caso, il titolo V della Costituzione non c’entra: non si tratta di federalismo sanitario ma dell’incredibile inettitudine di una macchina della prevenzione che ha perso di vista le priorità per la popolazione e trascurato il pericolo delle epidemie.

Roberto Speranza è arrivato al vertice del ministero della Salute da poco più di anno e ha dovuto affrontare una situazione senza precedenti: non lo si può incolpare per ciò che tanti prima di lui non hanno saputo fare. Ma sta a lui evitare che il prossimo morbo ci trovi ancora impreparati. E realizzare quella che i suoi predecessori hanno definito “una struttura chiave per l’Italia, in termini di risposta a minacce bioterroristiche e a possibili pandemie, che ci permetterà di giocare un ruolo decisivo in Europa”.