La morte del piccolo Ani Laurent e il peso delle parole. Ogni settimana un lemma discusso da una firma dell'Espresso

«Siamo una famiglia modesta ma cerchiamo di crescere i nostri figli con sani principi. Ho sempre detto che se vogliono costruirsi un futuro devono prima di tutto studiare. E mio figlio questo faceva. Solo qualcun altro può avergli messo in testa questa idea terribile».

Sono le parole di un padre sconvolto, che cerca di capire cosa sia passato per la testa al figlio, morto in un momento secondo lui di follia terribile, in un atto di imprevedibile e inaccettabile scorrettezza. Un figlio che esce dal solco della buona educazione, che viene trascinato sulla cattiva strada da un cattivo maestro. Un figlio colpevole.

Quel figlio aveva 14 anni e quel padre ne ha 35-40. Più o meno come me e mia figlia.

La differenza tra noi e loro è che mia figlia non saprebbe neanche immaginare come poter (e perché dover) prendere un aereo transcontinentale entrando di nascosto nel carrello. Mia figlia gli aerei transcontinentali li prende da quando ha 10 mesi e io sono fiero che lei viaggi nel mondo perché penso che sia una delle esperienze formative più importanti.

Per il padre di Ani Laurent, morto l’8 gennaio cercando di superare il divieto liberticida in cui vive la sua famiglia da sempre, fare ciò che ha fatto suo figlio è una colpa. E, sia chiaro, non ne ha alcuna colpa lui, di cui rispetto profondamente tutto il dolore.

Ma nel suo pensiero sta il vero successo delle fortezze ricche del mondo: per lui è normale che quell’aereo non si debba prendere, in una sorta di naturale istinto di auto-colpevolezza generato da decenni di divieti: io sono fuori perché è normale e se non lo rispetto io sono a-normale, colpevole, illegale. C’è una legge e va rispettata, questi i “sani principi” a cui i genitori devo attenersi. Gli stessi “sani principi ” che invece dentro la fortezza fanno pensare che sia giusto e normale punire legalmente (arrestare, rinchiudere, respingere, torturare, uccidere, a seconda dei punti di intercettazione) chi illegalmente non rispetta questo giusto ordine delle cose, e delle colpe.

Per onorare Ani Laurent e la sua illegalità e per provare a rivedere l’ordine delle colpe, vi invitiamo tutti l’ 8 e 9 febbraio a Roma: www.percambiarelordinedellecose.eu