Er Cecato, condannato a 14 anni di reclusione per Mafia capitale, è tornato davanti al giudice per le pesanti offese rivolte al magistrato Tescaroli. Nessun riferimento nelle sue dichiarazioni spontanee ai fatti avvenuti a Roma
Il capo di "mafia Capitale", Massimo Carminati, oggi davanti al giudice ha ripetuto più volte la frase con la quale ha mandato a quel paese il pm Luca Tescaroli il giorno in cui ha chiesto alla Corte d'appello la condanna per associazione mafiosa per l'estremista di destra. Stamani nell'aula del palazzo di giustizia di Perugia "er cecato" è apparso in videoconferenza ed ha spiegato a modo suo il "vaffa" con il quale ha commentato due anni fa la richiesta di Tescaroli. E per questo motivo che Carminati è imputato a Perugia: oltraggio a magistrato in udienza. I fatti sono stati registrati in aula a Roma il 27 aprile 2017 e proprio perché la parte offesa è un magistrato della Capitale la competenza dei togati spetta a Perugia.
Carminati è apparso in videoconferenza dal carcere di Oristano, dove sta scontando al 41bis la condanna a 14 anni per associazione mafiosa, in attesa del pronunciamento della Cassazione fissato per il 16 ottobre. L'udienza si svolge nell'aula degli affreschi della corte d’appello di Perugia. L'immagine dell'imputato è proiettata su un grande schermo, indossa una camicia nera, jeans chiari e occhiali dalla montatura scura. Per gran parte dell'udienza è rimasto ad ascoltare le fasi del dibattimento seduto con le braccia incrociate. È stata ritardata l'apertura del processo rispetto all'orario fissato dal giudice perché il difensore dell'imputato, l'avvocato Cesare Placanica, risultava irreperibile. La cancelleria del tribunale non riusciva a contattarlo, tant’è che il giudice aveva chiesto di convocare un avvocato d'ufficio in modo da far cominciare l’udienza. Il caso vuole che questo arrivi quasi contemporaneamente a Placanica, poco dopo le 13.
Presente in aula anche Luca Tescaroli. La testimonianza del magistrato che ha seguito Mondo di Mezzo, da poco nominato procuratore aggiunto a Firenze, apre l'udienza. Ricorda cosa è accaduto il 27 aprile di due anni fa, e il motivo per cui oggi Carminati è imputato a Perugia. «Quando chiesi per lui 28 anni di carcere per i vari capi di imputazione, rimase impassibile». Poi proseguendo nelle richieste, quando Tescaroli chiese di dichiararlo “delinquente abituale” (richiesta recepita dal giudice in primo grado, ndr), vide il cecato «alzare pugni chiusi come gesto di euforia e poco dopo dire alcune cose, che mi parvero delle imprecazioni. Io dall’aula non sentii cosa disse, ma vedendo i gesti che ha fatto, immaginai che fosse un’imprecazione correlata alla mia richiesta». Il pm, durante l’udienza di due anni e mezzo fa, non si rivolse subito al giudice «per non dare pubblicità al fatto», ma si rivolse solo al procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e chiese agli agenti presenti con Carminati - allora collegato dal carcere di Parma - una relazione su quei momenti, da cui ebbe la conferma dell’insulto attraverso la trascrizione dell'audio di udienza.
Carminati ascolta seduto, braccia incrociate, ogni tanto una mano portata a coprire il viso. Niente di più. Dopo dieci minuti, alla fine della testimonianza di Tescaroli, l’avvocato di Carminati non procede con il controesame, dichiarando ironicamente la sua “ammirazione” per la sentenza di Mondo di Mezzo. Poi è il turno dell’ispettore della polizia penitenziaria che era presente con Carminati quel 27 aprile a Parma, che conferma quanto detto dal magistrato, sottolineando che «quel vaffanculo era stato rivolto al pm». Poi è il turno del "Cecato", che decide di rilasciare una dichiarazione spontanea. Carminati si scusa con il pm, che pure «era stato molto duro nei miei confronti durante il processo». Spiega poi che il suo gesto di “esultanza” era ironico e che l’insulto non era rivolto a nessuno in particolare, ma era «impersonale» in quanto giudicava «eccessiva la richiesta a 30 anni (28 per i capi di imputazione, 2 per la delinquenza abituale) da parte dei magistrati».
Carminati parla per quasi cinque minuti, ripetendo più volte l'offesa, dando la sua versione dei fatti. Ma nessuna frase insolita, nessun gesto che può far intendere un secondo significato di quel che sta dicendo. Ripete però più volte "vaffa..." con la scusa di spiegare. Nessun riferimento alla morte del suo amico Fabrizio Piscitelli, il “Diabolik” della Curva Nord della Lazio morto in un agguato dalle modalità mafiose lo scorso 7 agosto. Né nessun accenno alla sceneggiata e all’arresto del suo “braccio destro” Fabio Gaudenzi, alle sue frasi sui “fascisti di Roma Nord”, alla sua richiesta di condanna per lui, Carminati e Riccardo Brugia per banda armata. Finita la dichiarazione, il "Cecato" chiede di poter conferire con l’avvocato Placanica, con cui parla per qualche minuto riservatamente. L’udienza finisce poco dopo, con Carminati che se ne va avvicinandosi allo schermo, verso cui alza la mano due volte.
Il processo è rinviato al 2020 ma l’attesa è tutta per il 16 ottobre, quando la Cassazione si pronuncerà su "mafia Capitale".