C’è un racconto di Kafka intitolato “La tana” al centro del quale sta un topo che potrebbe essere un uomo giacché sia gli uomini che i topi pensano in termini architettonici e, se non pensano, agiscono. Il topo, il narratore, ha un’esigenza che è un’ossessione, proteggersi dai nemici e così, nel corso della sua intera vita costruisce cunicoli e vicoli ciechi all’interno dei quali è signore e padrone. Potrebbe esserlo a dirla tutta e vivere tranquillo, ma ciò non accade perché, nonostante i muri, a un certo punto comincia a sentire un suono e si convince che quel sibilo è il segno di un nemico, all’esterno, che vuole ucciderlo. Cosa può fare qualcuno diverso da noi se non uccidersi? Questo pensa l’uomo topo. La protezione infatti per essere completa, per essere legittima, ha bisogno di un confine e oltre il confine, di un nemico.
Come funziona però la costruzione dei cunicoli protettivi quando non si è soli come il narratore di Kafka, ma si vive nel mondo e, nonostante si sia democraticamente eletti, si ha la sindrome del topo, della protezione e del nemico?
Prendiamo Salvini che ha fatto delle parole protezione e paura le strisce della propria bandiera. Prendiamo Trump, che con le parole borders e security ha aggiunto due stelle alla bandiera americana. Quali sono i cunicoli necessari alla nostra protezione?
Dico Papeete, dico televisione. Intrattenere prima che capire. Intrattenere, per evitare che ciascuno di noi rimanga solo a gestire il proprio tempo. Intrattenere, prima di tutto, perché la gestione del tempo porta pensiero e il pensiero conduce al rispetto del tempo degli altri. La dittatura dell’intrattenimento è l’architettura dei cunicoli dei quali vorrebbero sentissimo la necessità. I cunicoli che ci alloppiano, i cunicoli che noi stessi sosteniamo con le nostre scelte politiche mancate, con la nostra mancanza di una idea di collettivo e di futuro. Storditi dall’intrattenimento, siamo protetti.
Ecco io penso che l’unica difesa alla dittatura dell’intrattenimento – perché di questo si tratta, dittatura – sia la lettura. Il lettore, come chi studia, è capace di, è esercitato a, stare da solo. Chi sta da solo è politicamente complesso perché appunto non deve essere intrattenuto, e non può essere la malta del cunicolo dell’intrattenimento. Chi sa stare da solo si intrattiene da solo, con i propri modi e i propri tempi, sfugge alla dittatura. L’intrattenimento di Stato, al quale per esempio abbiamo assistito durante tutto il mese di agosto, è una violenta forma di negazione del tempo, dunque di costrizione, dunque un altro tassello della tana nella quale non si può fare altro che temere e morire.