Sabato il vicepremier sarà ad Amantea. Lo stesso giorno una squadra di giovani, rifugiati, e seconde generazioni darà vita a MigrArti, una manifestazione culturale per promuovere l’integrazione e l’inclusività. «Ci sembra una vergogna che venga a cercare i voti qui»

Il Mediterraneo è sempre stato un mare che unisce. Soprattutto le genti del Sud nella loro lunga storia non lo hanno mai vissuto come un muro. Ora su quelle spiagge d'accoglienza Matteo Salvini lancia la sua battaglia del bagnasciuga, scandita dal remix di ‘Fratelli d'Italia’ modello Papeete per sedurre con gli slogan dell'intolleranza l'elettorato meridionale.

Sabato sarà ad Amantea a urlare il suo grido d'odio, ignorando che la cittadina calabrese ha un'anima araba: la capitale dell'emirato di Al-Mantiah. E lì lingue e religioni diverse hanno sempre trovato un porto sicuro: una tradizione ancora viva. Lo stesso giorno, poco più in là, nella chiesa madre di San Biagio una squadra di giovani rifugiati, ragazzi calabresi e seconde generazioni darà vita a un festival cinematografico. Corti che raccontano incontri di calcio tra abitanti locali e nuovi italiani, intrecci tra le vite di una nonna calabrese partita per il Sud America, un nigeriano migrato in Calabria e un giovane amanteano che vuole andarsene per trovare un futuro. Storie di bisogno e di integrazione per opporsi all’individualismo, valorizzare e diffondere le culture dei migranti in Italia.
 
«Ci sembra una vergogna che venga a cercare i voti qui. Una persona che solo pochi anni fa vedeva in noi terroni il nemico da eliminare. Sappiamo che esiste un’Italia diversa, aperta e possibile». Giulio Vita ha scelto la Calabria, sfidando gli indicatori statistici che la indicano come una terra senza futuro: «Quando sono arrivato ho aiutato subito i rifugiati perché nelle loro vite ho trovato quella di mio nonno che ha preso una barca per il Venezuela senza conoscere né la lingua, né le tradizioni, né la cultura del Paese che lo avrebbe ospitato» racconta. E così ha messo in piedi La Guarimba CinemAmbulante, un’associazione per riportare il cinema alla gente e la gente al cinema in forma gratuita.

In indios venezuelano guarimba significa posto sicuro e in un periodo in cui vengono alzati muri e confini, in questo piccolo borgo, si fondono e crescono storie ancorate alla realtà. La cultura come veicolo per promuovere la democrazia partecipativa, l’integrazione e l’inclusività. A farlo sono ragazzi come quelli del Cinema America che creano socialità e contestano la propaganda. Giovani che resistono anche se i fondi pubblici non ci sono più.

«L’obiettivo è contribuire alla diffusione delle culture di provenienza degli immigrati residenti in Italia, per lo sviluppo della reciproca conoscenza, del dialogo interculturale e dell’inclusione sociale». Recitava così, sul sito del ministero dei Beni culturali, il bando della terza edizione di MigrArti, quella del 2018. Poi il progetto è stato cancellato. Senza troppe spiegazioni. «Il governo ha altre priorità», si è sentito dire l’ideatore Paolo Masini. «Siamo vittime della narrazione della paura»- ripete- «la paura della diversità che ci chiude alla vita».
 
L’ultima edizione è riuscita a coinvolgere quattro province calabresi, mettendo in rete una Calabria che non sempre viene raccontata: «il Sud onesto e anti-mafia, accogliente e con la voglia di fare gioco di squadra per costruire una comunità sana. Quel Sud che ti fa venire voglia di citare Rino Gaetano, per capirci. La stessa Calabria oggi rappresentata da Mimmo Lucano, quella che non si rassegna a vivere in un Paese che ha nell’odio e nella diffidenza il suo modello» spiega Masini.

Territori che hanno un disperato bisogno di esempi positivi e di dialogo, dove tutto è dimenticato e abbandonato. E così, in attesa dell’esibizione balneare del ministro dell’Interno, i ragazzi, migranti e calabresi, hanno preferito andare sul lungomare prima. Per pulire la spiaggia e iniziare a risolvere almeno qualcuno dei tanti problemi reali.