Il leader leghista lavora in gran segreto a un provvedimento per impedire, di fatto, alle aziende partecipate dallo Stato di associarsi anche indirettamente a viale dell'Astronomia. Che, in difficoltà per la fuga dei grandi privati e il crack del“Sole”, vedrebbe aprirsi un nuovo buco nei suoi già traballanti conti

Un provvedimento snello, non più di tre articoli. Ma micidiale per il pencolante baraccone confindustriale.

Era un po’ di tempo che Matteo Salvini accarezzava la perfida idea. Poi, il 23 maggio, le parole di Vincenzo Boccia l’hanno convinto a stringere i tempi. Davanti all’assemblea degli imprenditori l’ondivago presidente ha cestinato il programma gialloverde, schierando le sue incerte truppe all’opposizione del governo del cambiamento.

Così, il capintesta della Lega lesto ha ripreso in mano il suo piano: stabilire per legge il divieto (di fatto) per tutte le aziende partecipate dallo Stato, anche solo indirettamente, di aderire all’associazione dell’aquilotto. Uno scherzo da prete in grado di colare a picco l’elefantiaco sistema di Confindustria (218 organizzazioni associate), minandone alla base il conto economico, tenuto insieme con gli spilli dopo l’emorragia di grandi soci privati (iniziata nel 2012 con la Fiat e mai tamponata) e il crollo del “Sole 24Ore”, l’ex gallina dalle uova d’oro che oggi brucia 4 milioni tondi al mese.

Fare i conti non è semplice. La casa comune degli imprenditori, sempre pronti ad alzare il ditino per reclamare trasparenza (dagli altri, s’intende), è infatti una specie di buco nero, senza neanche una finta di bilancio consolidato. Fonti interne rivelano però che l’associazione rastrella a fatica ogni anno (dai 150 mila iscritti: per lo più piccole aziende) un monte-contributi poco inferiore ai 400 milioni.

E che circa 20 (peraltro in continuo calo) vengono proprio da gruppi dove la mano pubblica è ancora presente. Già nel 2015 senza i quattrini dei vari Eni (7 milioni), Leonardo (4,9), Poste (4,8), Ferrovie (4), Enel (2,3), Rai (900 mila euro) e Fincantieri (500 mila) il banco di viale dell’Astronomia avrebbe rischiato di saltare.

Una prospettiva che torna a farsi pericolosamente vicina. Proprio mentre il peso dell’associazione guidata dall’inconsapevole stratega salernitano è ridotto al lumicino. Un colpo basso.