Da più di vent’anni la Fondazione Napoli Novantanove promuove una campagna per far affezionare i giovani al patrimonio culturale. Un progetto a cui hanno aderito 700 istituti in tutta Italia e che è stato studiato dai ricercatori dell’Università Federico II. Mercoledì a Villa Pignatelli si parlerà dei risultati per capire le ragioni di tanta voglia di partecipazione

L’intenzione era quella di coinvolgere tanti Comuni in tutta Italia e di incoraggiare le scuole di ogni ordine e grado a scegliere un monumento del proprio territorio per adottarlo, studiarlo, farlo conoscere e valorizzarlo. Il fine era appunto quello di riuscire a far affezionare ai monumenti prescelti gli studenti coinvolti nel percorso di studio. Così dal Complesso di Sant’Agostino a Corleone, in provincia di Palermo, alle rampe intitolate a Giancarlo Siani di via Suarez a Napoli, fino alla Campana dei Caduti di Rovereto, in provincia di Trento, centinaia di beni e di luoghi hanno trovato dei nuovi e speciali custodi. E questo grazie al concorso “Le scuole adottano i monumenti della nostra Italia”, indetto per l’anno scolastico 2015-2016 dalla Fondazione Napoli Novantanove e dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con la collaborazione di quello dei Beni culturali e del Turismo e dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani. Un’iniziativa a cui hanno aderito quasi 700 scuole di tutto il Paese.

Già nel maggio del 2014, peraltro, i due ministeri avevano inserito in un protocollo d’intesa e riconosciuto come esperienza di buona pratica di livello nazionale il progetto originario “La scuola adotta un monumento”, divenuto un marchio registrato. Così questa iniziativa nata alla fine del 1992 nel capoluogo campano, proprio per volontà della Fondazione Napoli Novantanove d’intesa con il Provveditorato agli Studi e le Soprintendenze, si è estesa all’intero territorio italiano e ha permesso di realizzare una stretta collaborazione tra l’ente morale presieduto da Mirella Stampa Barracco e i due dicasteri.

E visto il successo dell’ultima campagna, i promotori hanno deciso di commissionare al Dipartimento di Scienze economiche e statistiche dell’Università Federico II di Napoli una ricerca sui risultati e sull’efficacia del progetto. I ricercatori hanno analizzato i dati che riguardano le scuole partecipanti, i monumenti adottati e le motivazioni che hanno spinto gli istituti a prendere parte all’iniziativa. I monumenti, in particolare, sono stati classificati e geo-localizzati: si è potuto così verificare come siano stati scelti soprattutto palazzi e castelli, ma anche edifici religiosi e siti archeologici. In generale, sono stati adottati beni e luoghi che, pur presentando un alto valore simbolico per le comunità di riferimento, non sempre erano noti a livello nazionale. D’altra parte, è emerso che le preferenze espresse dalle varie classi erano dettate, specialmente nei Comuni di piccole dimensioni, da criteri di appartenenza e d’identità culturale, oltre che di valorizzazione turistica. I ricercatori, infine, hanno analizzato con la tecnica della “Social network analysis” la rete delle scuole e dei monumenti che si è costituita attraverso il progetto.

I risultati di questa ricerca, insieme ai riscontri del concorso, saranno presentati il prossimo 9 marzo a Napoli, a Villa Pignatelli. L’incontro sarà l’occasione per compiere una sorta di viaggio ideale lungo la Penisola, grazie al lavoro svolto dalle scuole di 342 Comuni sparsi in tutte le 20 regioni italiane. Ogni gruppo di studenti, infatti, ha realizzato un video per illustrare con parole, immagini e musica il monumento individuato. I filmati, poi, andranno a costituire l’atlante del museo virtuale “Arte Cultura Ambiente: l’itinerario delle meraviglie italiane”, mentre per i lavori migliori le classi autrici saranno premiate il prossimo ottobre con una targa.

Oggi, quindi, “La scuola adotta un monumento” si presenta come progetto di livello nazionale. In tutti questi anni l’obiettivo è sempre stato quello di garantire percorsi di educazione permanente al rispetto e alla tutela sia del patrimonio storico-artistico sia dell’ambiente, partendo dalle giovani generazioni. Perciò il compito di creare una nuova consapevolezza sul valore dei beni culturali è stato affidato alla scuola, istituzione naturalmente destinata a svolgere un ruolo fondamentale nella formazione dei futuri cittadini.

«Adottare un monumento non significa solo conoscerlo, ma anche prenderlo sotto tutela spirituale e dunque sottrarlo all’oblio e al degrado, curarne la conservazione, diffonderne la conoscenza, promuoverne la valorizzazione», spiega Tomaso Montanari, professore ordinario di Storia dell’arte moderna dell’Università Federico II che sarà tra i relatori dell’incontro di Villa Pignatelli. «Il lavoro dell’adozione - continua - ha permesso ai giovani di riconquistare spazi importanti della città, di tipo fisico, culturale e spirituale insieme. Il rapporto che si è creato tra gli studenti e i monumenti adottati è lievitato nella scuola, debordando fuori dalle mura dell’aula. È piuttosto imbarazzante dover riconoscere che lo Stato non è stato capace di organizzare, e nemmeno di immaginare, niente di paragonabile: adottare un monumento non vuol dire adottare il passato, ma il proprio futuro. Vuol dire investire sulla prospettiva di un “pieno sviluppo della persona umana”, come recita l’articolo 3 della nostra Costituzione».

Formalmente il progetto è stato avviato a Napoli il 20 febbraio 1993: durante una cerimonia svoltasi nella splendida cornice della chiesa di Santa Chiara, l’allora presidente della Camera Giorgio Napolitano consegnò simbolicamente ai giovani partenopei il patrimonio storico-artistico del capoluogo e raccolse la loro promessa ad impegnarsi a difenderlo e promuoverlo. Un gesto significativo in una città dove spesso il compito della scuola è difficile, dove gli insegnanti lavorano talvolta in condizioni di emarginazione e dove il tasso di evasione scolastica è ancora alto. Nel maggio dello stesso anno, poi, le scuole coinvolte furono protagoniste della seconda edizione della manifestazione “Monumenti Porte Aperte”: furono infatti gli studenti a presidiare i monumenti adottati e a guidare il pubblico nelle visite. Nel corso degli anni successivi, gli istituti aderenti al progetto dell’adozione hanno partecipato anche alle varie edizioni del “Maggio dei monumenti”.

Così le scuole di Napoli sono state portabandiera di un progetto unico in Italia, di un modello educativo che in seguito è stato esportato in tante città dal Nord al Sud del Paese. E da quando “La scuola adotta un monumento” si è sviluppato a livello nazionale, i risultati sono diventati ancora più interessanti. Gli studenti delle diverse scuole, una volta approfondito il lavoro di conoscenza sul patrimonio e sulla storia del loro territorio, hanno cominciato a confrontare la propria esperienza con quelle che nel frattempo si stavano svolgendo altrove.