Parla Gian Piero Scanu (Pd) il presidente della commissione parlamentare insediata per fare luce sugli effetti della strage silenziosa. Sperando che finalmente dia risultati la lunga battaglia dei militari colpiti e delle loro famiglie contro una burocrazia che rifiuta risarcimenti e cure

Una commissione d’inchiesta per l’uranio impoverito. Partita alla Camera a quasi tre anni dalla nuova legislatura, dopo veti incrociati e stop-and-go politici. Fortemente voluta da Sel, Movimento cinque stelle,  ha come presidente il parlamentare democratico Gian Piero Scanu.

Al centro del lavoro della commissione la sigla “U238”, che indica il nemico invisibile, il materiale con cui si fanno i proiettili di artiglieria che perfora le corazze dei tank. Con una maledetta controindicazione: sviluppa temperature così alte che nebulizza i metalli, creando polveri che se inalate o ingerite possono causare forme tumorali. Da vent’anni i reduci dalle missioni Nato in Afghanistan, Bosnia, Kosovo e Iraq si ammalano per le conseguenze dell'uso di questo tipo di arma.

Presidente Scanu, perché si è atteso così tanto per far nascere questa commissione di inchiesta? 
«Questo tempo è la cifra esplicita della complessità del tema che trattiamo e dei problemi che abbiamo trascinato anno dopo anno. Partendo dalle conclusioni della precedente commissione, vorremmo superare il requisito del nesso di causalità che rende difficile il riconoscimento del diritto al risarcimento. La comunità scientifica e la Difesa hanno approcci problematici difficilmente riconducibili a una valutazione unitaria».

Afghanistan, Bosnia, Kosovo e Iraq: si parte con la retorica delle missioni di pace e si ritorna con il “male dentro”?
«Potenzialmente l’esposizione a sostanze cancerogene si può sviluppare anche dentro i poligoni o in altri ambienti insalubri. Il nostro però non sarà un punto di vista burocratico: vogliamo individuare una sede terza per il “militare lavoratore”, che attualmente è soggetto alle valutazioni della sanità militare».

Impegni, prese d’atto, sedute di quattro diverse commissioni in quattro diverse legislature, mentre continuano le morti: cinque solo nell’ultimo mese, salendo a quota 324 vittime. C’è un abisso tra la lentezza della politica e la velocità de decessi.
«Abbiamo a cuore questo tema etico e morale e abbiamo piena coscienza della gravità della situazione. Proprio per questo vorremmo che la nostra commissione fosse l’ultima di una serie troppo lunga. Entro giugno presenteremo un atto di indirizzo che dovrebbe impegnare Governo e Parlamento ad attuare le disposizioni della commissione».

Le vittime non si contano soltanto tra i militari di ritorno dalle missioni all’estero ma anche tra i loro figli. La lista dei bambini venuti al mondo con malformazioni e quella degli aborti continua a salire. Vi occuperete anche di loro?
«Assolutamente sì: non verranno dimenticati. Lavoreremo anche per cambiare il sistema della prevenzione e l’impianto sanzionatorio».

Ci sono poi i 3700 casi segnalati dall’osservatorio militare (la onlus che prepara dossier e fornisce assistenza giuridica) e una sentenza del tribunale di Firenze ha stabilito la relazione tra polveri d'uranio impoverito e tumori..
«Finora questa correlazione è stata riconosciuta solo in sede giudiziaria. L’impianto normativo che proporremo al Parlamento sarà finalizzato a risolvere le cause alla base di questa situazione ormai insostenibile. I malati e le loro famiglie non saranno mai lasciati soli».

Per le famiglie dei malati, secondo le associazioni, ci sono sacrifici enormi: centinaia di migliaia di euro spesi tra ospedali e cure sperimentali nella totale indifferenza delle istituzioni e nell'offensivo rifiuto di rimborsi non previsti da parte delle Asl di competenza.
«Sono consapevole che la nostra è una battaglia di civiltà per far scomparire tutte queste storture. Riporteremo tutto in un alveo di civiltà giuridica». 

C’è poi il nodo risarcimenti: i parlamentari del Movimento cinque stelle si sono scagliati contro i ministeri della Difesa e dell'Economia che non pagano. Nonostante le quasi 40 sentenze di condanna della magistratura e i solleciti degli interessati. Cosa farete?
«Ci muoveremo garantendo e pretendendo imparzialità. Dovremo pertanto tenere fuori da ogni possibile strumentalizzazione politica una materia che necessita di obiettività e trasparenza assolute. Stiamo parlando di persone e del loro dolore».

L’uranio impoverito si lega alla battaglia altrettanto calda delle servitù militari in Sardegna e dei suoi poligoni con una storia di morti, tumori, torio nelle tibie dei pastori, agnelli deformi, ordigni inesplosi, omissioni e processi.
«Abbiamo ribadito che puntiamo sulla chiusura di Capo Frasca e Capo Teulada e sulla conversione del poligono di Quirra. La Sardegna ha pagato un prezzo molto alto: il 70 per cento delle servitù del Paese si concentrano nella nostra regione. Bisogna superare ogni ricatto tra posto di lavoro e diritto alla salute. La regione saprà esigere il giusto risarcimento per quello che in 60 anni ha offerto al Paese come un immenso poligono a cielo aperto».

Lo scorso ottobre con l’operazione Trident sono sbarcati sull’isola 36 mila uomini, oltre 60 navi e 200 aerei impegnati per cinque settimane in lanci di missili e bombe. Riaccendendo polemiche e manifestazioni contro le servitù militari.
«Comprendo e condivido alcune critiche espresse da questi movimenti, ma credo che l’unica strada sia la leale collaborazione con le forze armate. La contrapposizione non serve a nessuno».

La maggior parte delle denunce sui casi di morti sospette sono provenute da delegati del Cocer (la rappresentanza militare all’interno delle forze armate) o da associazioni di militari. Verranno coinvolte nel vostro lavoro? 
«Certo. Avremo cura di fare un sapiente miscuglio tra i cosiddetti “negazionisti” contrapposti ai “colpevolisti”. Non cadremo nel tranello di farci definire a priori sulla base degli esperti che verranno chiamati. Assicuro e garantisco la volontà di ascoltare tutti».