Nelle ultime due inchieste su mafia e politica in Campania spuntano i nomi di due sostenitori leghisti. Una è stata candidata al Senato nel 2013 nelle liste del Carroccio, l'altro ha sposato il progetto "Noi con Salvini" al Sud. Due storie che mettono imbarazzo tra i duri e puri in camicia verde

C'è anche un pizzico di Lega nell'indagine della procura antimafia di Napoli sul sistema criminale che ha gestito l'azienda sanitaria Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. «Un saldo connubio tra pubblici amministratori, imprenditi, politici e camorristi per l’affidamento e gestione degli appalti di lavori e servizi, in particolare all’interno dell’Azienda Ospedaliera», hanno scritto i magistrati nella richiesta di misura cautelare.

Il ruolo politico, secondo la Direzione investigativa antimafia e i pm coordinati dall'aggiunto Giuseppe Borrelli, spettava al Pdl e al ras casertano Nicola Cosentino. Il ruolo mafioso,invece, era interpretato dal clan dei Casalesi rappresentato dalla famiglia Zagaria.

Nell'ultima retata però, tra gli indagati, c'è anche una donna che è stata candidata nel 2013 nelle liste del Carroccio. Si chiama Ida De Palma, e due anni fa compariva effettivamente nell'elenco dei candidati. È lei stessa a suggerirlo, durante i dialoghi intercettati, agli inquirenti che hanno smantellato il sistema dell'Ospedale di Caserta, gestito, secondo gli investigatori, da una cordata politica e camorra.

Intercettata nell'ufficio di Bartolomeo Festa, il dirigente sanitario scelto dal clan dei Casalesi, afferma di aver lavorato a Roma «per il ministro Maroni per il quale svolgeva le mansioni di segretaria» e poi di essersi candidata al Senato nella circoscrizione Campania 2.

De Palma ora è indagata per falso: avrebbe permesso all'ingegnere Festa, uno dei perni centrali dell'indagine, di ottenere un certificato di frequenza a un corso di formazione sulla sicurezza. Una delle prove che i pm inseriscono negli atti è una missiva inviata dal capo della donna leghista alla stessa polizia giudiziaria che gli ha chiesto di spiegare come sono andati i fatti: «Per interposta persona ovvero la signora Ida De Palma, ho rilasciato all’Ing. Bartolomeo Festa in maniera non regolare ovvero non frequentando e pertanto non registrandolo, un attestato di partecipazione al corso RSPP Modulo C…Per tale rilascio ho percepito in contanti dalla sig.ra Ida De Palma la somma di euro 300…».

L'ufficio dell'unità operativa complessa di Ingegneria dell'ospedale finito sotto inchiesta è il «centro nevralgico delle attività criminali». Il professionista è in carica dal 1 gennaio 2006 «anch’egli per volere di Francesco Zagaria», quest'ultimo non è proprio uno sconosciuto ma il braccio operativo, secondo la procura antimafia, di Michele Zagaria, il capo dei capi di Gomorra. «Festa coadiuvato da gran parte degli impiegati del suo ufficio, aveva il compito di truccare i bandi di gara e gli atti ad essi equipollenti, per favorire gli imprenditori del clan, i quali, a loro volta, periodicamente dovevano versare parte dei guadagni così ottenuti nelle mani degli Zagaria».

Non solo: tanti di questi appalti sono finiti in mano alla famiglia camorrista di Casapesenna, provincia di Caserta. Per questo, si legge nella richiesta di misura cautelare, è «rilevante il ruolo assunto in questo contesto dai funzionari dell’Azienda Sanitaria Ospedaliera, come Festa , in relazione all’affidamento in favore degli imprenditori della camorra».

Ma non è solo quest'ultima inchiesta a imbarazzare il partito del Nord che in questi mesi ha avviato una campagna di colonizzazione del Meridione.

Due settimana fa, un'altra indagine ha visto coinvolto un politico salernitano, ex candidato a sindaco della città di Sarno. Si chiama Franco Annunziata. E da quando Matteo Salvini ha annunciato lo sbarco della Lega al Sud, lui si è esposto con dichiarazioni di sostegno. Non solo,  lo stesso rappresentante ufficiale di Salvini in Campania, Gianluca Cantalamessa, ha dichiarato al Corriere del Mezzogiorno che tra gli amministratori e politici locali sostenitori del progetto “Noi con Salvini” c'è proprio Franco Annunziata.

Quest'ultimo, prima di finire nell'inchiesta della procura antimafia di Salerno, esaltava le le doti del leader Matteo, «quello giusto» precisava: «Il suo progetto di creare un movimento al sud mi affascina. E’ un’iniziativa che mi fa rivivere l’entusiasmo del passato».

Ora su Annunziata pende un divieto di dimora nel Comune di Sarno e un'accusa pesante di voto di scambio per l'inchiesta del Ros dei Carabinieri che il 12 gennaio scorso ha portato all'arresto di 21 persone e al sequestro di 2 milioni di beni. E alla scoperta di un accordo per uno scambio elettorale politico-mafioso che sarebbe stato stretto tra esponenti del clan Serino e Franco Annunziata, candidato a sindaco di Sarno alle amministrative dello scorso maggio.