Continuano le trattative tra sindacati e Governo per scongiurare lo sciopero del 23 settembre. E si scopre che i fondi per garantire gli aumenti salariali fino a dicembre erano già stati trovati con l'ok di Difesa e Interno. A far saltare tutto è stato il ministero dell'Economia

Secondo il Ministro della Pubblica Amministrazione non ci sarebbero le risorse per sbloccare il tetto salariale del comparto sicurezza. Ma sembrerebbe vero il contrario. La notizia rimbalza da Roma dove i sindacati della Polizia di Stato e il Cocer Interforze (Esercito, Marina, Aeronautica, Guardia di Finanza e Carabinieri) rimangono in attesa di un cenno da parte del Consiglio dei Ministri per scongiurare il rischio di uno sciopero generale indetto per il 23 settembre.

Dal muro di silenzio che governo e sindacati hanno innalzato sulla trattativa trapela però che nello scorso marzo le amministrazioni del comparto sicurezza - per la precisione il Comando Generale dei Carabinieri e dell'Esercito, il Dipartimento della Pubblica Sicurezza e quello della Guardia di Finanza - avevano previsto lo stanziamento di circa 400 milioni di euro prelevati direttamente dai loro budget, nel cosiddetto “autofinanziamento”, a cui si sarebbero potuti aggiungere altri 250 milioni circa di quanto rimasto alla voce Fondo per la Riforma Ordinamentale che dal 2004 prevede accantonamenti annuali. In tutto 650 milioni di euro.
Ben distanti dal miliardo e 400 milioni previsto per sbloccare tutto il tetto stipendi ma più che sufficienti a coprire settembre, ottobre, novembre e dicembre 2014.

Tutto a posto in teoria. Anche i Ministri degli Interni e della Difesa, Angelino Alfano e Roberta Pinotti, sarebbero stati d'accordo, Non è però di questo avviso il Ministro dell'Economia, che ha bloccato lo stanziamento perché lo avrebbe vincolato a procedere anche per il 2015 agli adeguamenti salariali in evidente contrasto con il Documento Economia e Finanza varato nell'aprile scorso che riconferma lo stop agli adeguamenti salariali. E per i dipendenti dello Stato rimane tutto come prima, con il loro “tetto” introdotto nel 2010 e prorogato di anno in anno.

Un limite che nei fatti si traduce nel blocco degli scatti legati agli avanzamenti di grado e alle promozioni portando a situazioni paradossali: può succedere, ad esempio, che se un vicequestore viene promosso a questore, guadagni quanto i suoi vice.

E' su questo che si gioca la partita al tavolo di contrattazione tra sindacati e governo. Con soldi che virtualmente ci sono ma che il ministro Marianna Madia preferisce negare e sacrificare, almeno stando all'opinione dei sindacati, alla spending review da 20 miliardi annunciata dal Governo.

Si rimane in attesa di segnali concreti da parte del Consiglio dei Ministri per procedere almeno agli aggiornamenti per gli stipendi medio-bassi (quelli da 1.200 e 1.400 euro mensili) e strappare qualche garanzia per gli altri. Qualche spiraglio si è visto questa mattina al tavolo della trattativa. Ma le posizioni rimangono ancora lontane.