Quello dei migranti sarà un tema centrale delle prossime elezioni. Ne parliamo oggi con Massimo D’Alema e Ilvo Diamanti in quella Puglia dove, nel 1991, scattò la prima emergenza a causa dello sbarco in massa degli albanesi

Si parla d’immigrazione nel corso dei due appuntamenti dei “Dialoghi dell’Espresso” 2014 che, intorno al tema “Frontiera Italia”, si terranno a Bari mercoledì 2 aprile, uno alle 11 del mattino e uno alle 21, entrambi al Teatro Petruzzelli.

A Bari, allora. Perché le coste dell’Adriatico pugliese sono state il primo teatro della migrazione in Italia. Quando, ormai più di vent’anni fa, nel 1991, sbarcarono proprio su questa linea di frontiera decine di migliaia di albanesi convinti di trovare l’America in Italia e che arrivavano con ogni tipo di sgangherata carretta del mare sulle coste del Gargano o del Salento. Memorabile l’arrivo a Bari della nave Vlora, in agosto, con a bordo circa 20 mila cittadini del “Paese delle Aquile”. Ed è sempre in Puglia che sono sorti i primi centri di accoglienza, identificazione ed espulsione per immigrati, dove tutt’ora viene dirottata una parte dei profughi che arrivano a Lampedusa provenienti dall’Africa.

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Quindi un’occasione di approfondimento di una tematica “bollente” dei nostri anni, e assai probabilmente anche di molti anni a venire, in un luogo simbolo, la prima frontiera dell’Italia e dell’Europa.

Se è vero che la questione delle migrazioni è in primo piano da tempo e a lungo vi rimarrà, è altresì certo che in questo specifico momento assume un rilievo del tutto particolare. Per almeno due ragioni.

In primo luogo perché si stanno approssimando le elezioni europee. I “dialoghi” baresi avvengono solo poche settimane prima dell’apertura delle urne e mentre in molti Stati dell’Unione crescono di numero e di peso politico formazioni euroscettiche, spesso xenofobe se non esplicitamente razziste, come in Francia dove nelle recenti amministrative il Front National di Marine Le Pen ha ottenuto un risultato clamoroso e preoccupante. Fra questi partiti, accomunati da un secco “no” all’immigrazione, si stanno stringendo contatti, consultazioni, vere e proprie alleanze per la creazione di un fronte che vorrebbe scardinare dall’interno le stesse istituzioni europee.

In secondo luogo vanno considerati gli effetti della crisi economica, in atto ormai da più di un lustro. Il principale dovrebbe essere la riduzione dei flussi migratori verso alcuni Paesi, per il minore appeal di alcune mete. Nel caso dell’Italia, in realtà, ciò non è avvenuto: nei primi ottanta giorni di questo 2014 sono arrivati via mare nel nostro Paese oltre diecimila migranti, molti di più che nello stesso periodo dello scorso anno, anche a causa della nuova rotta che si è aperta nella disastrata Libia del dopo Gheddafi. Bisogna però tener conto che spesso lo Stivale è solo una tappa di passaggio verso altre destinazioni con economie che promettono più chance ai nuovi arrivati. In ogni caso la crisi rende più complesso il governo delle grandi masse di lavoratori stranieri già da tempo stabilitisi nei principali Stati europei (Germania, Spagna, Gran Bretagna, Francia e, con un’immigrazione più recente, l’Italia, contano, in ordine decrescente, ciascuno fra i sette milioni e mezzo e i tre e mezzo di immigrati).

Le difficoltà economiche conducono a un aumento dei conflitti fra popolazioni autoctone e profughi, poiché le prime, a torto o a ragione, ritengono che vengano loro sottratti posti di lavoro sempre più scarsi; inoltre anche gli immigrati sono colpiti da disoccupazione e questo comporta nuovi problemi per sistemi di welfare già seriamente stressati.

All’evento serale del Petruzzelli interverranno, tra gli altri, Massimo D’Alema e Ilvo Diamanti. L’ex presidente del Consiglio ha appena scritto il libro “Non solo euro. Democrazia, lavoro, uguaglianza. Una nuova frontiera per l’Europa” (Rubettino). Da ex ministro degli Esteri e da vicepresidente dell’Internazionale socialista ha potuto avvalersi inoltre di osservatori privilegiati sui flussi migratori europei e sul dibattito politico che intorno a essi si è sviluppato nel Vecchio Continente.

La regia degli incontri è affidata, oltre che al direttore dell’“Espresso” Bruno Manfellotto, a due giornalisti del nostro settimanale, Gigi Riva e Fabrizio Gatti, che si sono a lungo occupati di queste tematiche, il primo in particolare con reportage sulle rivolte nelle banlieue francesi e il secondo, ad esempio, calcando, sotto falsa identità, le orme dei clandestini attraverso i deserti africani, il Mediterraneo e i centri di identificazione ed espulsione italiani.

D’Alema e gli altri partecipanti discuteranno dei diversi modelli di politiche per l’immigrazione, ad esempio di quello “assimilazionista” francese (integrare gli immigrati facendoli divenire “citoyen” a tutti gli effetti) o quello “comunitarista” britannico (riunire gli immigrati in comunità, quartieri, anziché “disperderli” nel complesso della società facendo loro smarrire l’identità nazionale). E affronteranno questioni quali lo “ius soli”, il diritto di voto (amministrativo e politico), se sia o meno giustificato l’allarme sociale che circonda gli stranieri o se essi non rappresentino piuttosto un’opportunità per il Paese che li ospita.

Al mattino il protagonista dell’evento sarà Fabrizio Gatti che s’incontrerà con gli studenti delle scuole medie superiori del capoluogo pugliese. Il giornalista de “l’Espresso” presenterà un suo racconto scenico, “Alle cinque della sera”. Si tratta della riproposizione sul palcoscenico dell’inchiesta che lo stesso inviato ha dedicato alcuni mesi orsono al viaggio di numerose famiglie in fuga dalla Siria in fiamme. Odissea conclusasi l’11 ottobre 2013 con il naufragio, in acque internazionali e dopo un lungo rimpallo di responsabilità fra le autorità di Malta e quelle italiane, del barcone che trasportava 500 profughi di cui 260 risultano ufficialmente dispersi e, tra questi ultimi, un centinaio sono i bambini. In soli undici giorni del 2013 la tragica contabilità delle vittime delle migrazioni via mare ci dice che intorno a Lampedusa vi sono stati 646 morti.

Dopo il racconto di Gatti si aprirà un dibattito con gli studenti sulla base di una serie di domande “provocatorie”: «È possibile lasciar morire in nome della legge? È possibile non sapere nell’era di Facebook? Noi dove eravamo l’11 ottobre 2013?».