Cominciano i corsi per i celerini per l'utlizzo del gas a partire dalla caserma Annarumma di Milano. L'addestramento prevederà  anche la gestione del decontaminante e le tecniche di soccorso del colpito. Ma i dubbi sulla pericolosità restano

A partire dai primi mesi del 2015 anche i reparti mobili della Polizia di Stato saranno dotati dello spray al peperoncino. Si potrà dunque usare durante le manifestazioni di piazza o nei servizi d'ordine negli stadi e avrà una gittata più lunga (cinque metri anziché tre) di quella dello spray comunemente venduto nei negozi. La novità è stata già annunciata agli inizi di settembre dal Vicecapo della Polizia di Stato, Alessandro Marangoni, ai sindacati di categoria.

A Roma il 16 dicembre si è invece svolto l'ultimo corso di aggiornamento sulle tecniche e l'utilizzo dello spray urticante (il principio attivo è la Capsacicina, un derivato dai frutti delle piante del genere Capsicum, tra cui vi è il comune peperoncino) dopo il quale i partecipanti saranno chiamati a loro volta ad addestrare i celerini.

La prima caserma che testerà lo spray, 229 ml a getto balistico, sarà la caserma Antonio Annarumma sede del III reparto mobile di Milano. Ogni squadra avrà in dotazione un kit che comprende oltre allo spray anche un decongestionante a base di acqua, utile sia al soccorso del manifestante colpito dal gas sia agli agenti eventualmente irrorati dal capsicum. I sindaci della Polizia di Stato sono relativamente soddisfatti della novità introdotta dal Viminale nel più ampio spettro di modifica delle regole di ingaggio come volute dal capo della Polizia Alessandro Pansa.

“L'obiettivo è quello di ridurre al minimo il contatto tra manifestanti e forze dell'ordine - spiega Alessandro Montunato, segretario generale aggiunto della Uil Polizia – di conseguenza è ragionevole fa ricorso a mezzi idonei allo scopo come idranti e lo spray urticante. Per quest'ultimo l'esperienza delle volanti han dimostrato che chi ne è colpito è refertato in ospedale con un giorno di prognosi. Diventa anche un deterrente come gli idranti, un sistema efficace almeno sulla carta per stemperare i momenti di tensione. Meglio un raffreddore che una manganellata.”

Però non sono però stati fugati i dubbi sulla pericolosità della sostanza chimica contenuta nella soluzione irritante: gli spray agiscono come potenti infiammatori e irritanti, aumentando la trasmissione nervosa degli stimoli dolorosi della pelle e delle mucose. Per questo hanno un effetto di due ore di durata, a differenza degli altri gas lacrimogeni che persistono nell'organismo al massimo per sessanta minuti. I rischi reali li corrono quanti sono affetti da asma e da alcune patologie cardiovascolari.

E su questo passaggio i sindacalisti preferiscono essere cauti. “Quello che ci attendiamo dal Ministero degli Interni – prosegue Montunato – un vademecun che disciplini con chiarezza l'utilizzo dello spray e disciplini punto per punto le fasi di soccorso. Come agente operatore non posso conoscere i rischi sulla salute di chi mi sta davanti durante un respingimento. E di certo non possiamo correre dietro a quei singoli manifestanti che si allontanassero dopo essere stati irrorati dal gas. Perché in quel caso il nostro soccorso sarebbe vanificato e il rischio non possiamo accollarcelo noi.”

Lo spray al peperoncino è in dotazione a numerose forze di polizia. In Europa viene abitualmente utilizzato in Francia, Finlandia, Irlanda, Slovenia e in Gran Bretagna sia nelle attività di pattuglia sia in quelle di piazza. Negli Stati Uniti viene regolarmente impiegato ma ha generato numerose perplessità sull'utilizzo a volte spregiudicato che ne viene fatto e sulle conseguenze sulla salute.

Nel 2013 la polizia di Davis in California stata condannata ad un maxi risarcimento dopo che il gas al peperoncino era stato impiegato per disperdere un sit-in pacifico di alcuno membri del movimento Occupy Wall Street. Negli Stati Uniti peraltro il blog di tossicologia Poison Review ha pubblicato uno studio sul “pepper spray” il cui principio attivo è il medesimo in sperimentazione alla polizia italiana.

Poison Review, riprendendo uno articolo pubblicato sul Journal of Pharmacy Practice, sostiene che preoccupa non solo l’effetto tossico della capsaicina del peperoncino, ma soprattutto altri agenti chimici contenuti nelle bombolette. All’effetto tossico della capsaicina si sommerebbe quello di idrocarburi alogenati come freon, tetracloroetilene, o cloruro di metilene oppure altri composti come alcol o solventi organici. L’inalazione di questi composti potrebbe provocare effetti collaterali più gravi quali insufficienza respiratoria, aritmie ed alterazioni neurologiche.

“La nostra preoccupazione sui rischi alla salute è alta ma chiariamoci perché la responsabilità degli agenti è fatta salva nel momento in cui si risponde ad un ordine” spiega Innocente Carbone, segretario nazionale del Siulp. “Lo spray al peperoncino e le conseguenze del suo utilizzo impone una verifica attenta dei rischi, attraverso ad esempio il Consiglio Superiore della Sanità, e le decisione devono essere sempre ponderate valutando tutte le eventuali conseguenza. Perché tutti i diritti devono essere attentamente tutelati, quello degli operatori della sicurezza e quello dei manifestanti.”