L'immagine dei diti medi alzati in aula. Ripresa da Skytg24. Riportata da Repubblica. E le frasi del sindacato di Polizia Sap

«In questo Paese bisogna finirla di scaricare sui servitori dello Stato le responsabilità dei singoli, di chi abusa di alcol e droghe, di chi vive al limite della legalità», ha commentato in una nota il segretario generale del sindacato di polizia Sap Gianni Tonelli, commentando la sentenza di assoluzione in secondo grado della Corte d'Assise d'Appello di Roma per i medici, gli infermieri e gli agenti di penitenziaria imputati per la morte di Stefano Cucchi: «Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze. Senza che siano altri, medici, infermieri o poliziotti in questo caso, ad essere puniti per colpe non proprie». Per questo, scrive: «Esprimo piena soddisfazione per la sentenza: tutti assolti, come è giusto che sia».

«Il processo d’appello per la morte di Stefano Cucchi ha confermato l’assoluzione per i poliziotti penitenziari coinvolti loro malgrado nella triste vicenda», scrive più moderatamente in una nota Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe: «Avevamo ragione quando, in assoluta solitudine, sostenemmo di non si dovevano trarre affrettate conclusioni prima dei doverosi accertamenti giudiziari. Abbiamo avuto ragione nel confidare nella Magistratura perchè la Polizia penitenziaria non aveva e non ha nulla da nascondere».

«Chi ha seguito il doloroso caso di Stefano Cucchi sapeva bene che per quanto riguarda gli agenti di custodia non poteva che esserci che l'assoluzione, non essendoci stato il pestaggio», ha commentato infine il senatore Carlo Giovanardi: «Per quanto riguarda i medici ribadisco quello che ho detto fin dall'inizio della vicenda: Stefano Cucchi doveva essere curato e alimentato anche coattivamente, in quanto non in grado di gestirsi a causa delle patologie derivanti dal suo complesso rapporto con il mondo della droga. Se la Corte d'Assise ha escluso responsabilità penali rimangono però le responsabilità morali rispetto ad una persona che è stata lasciata morire di fame e di sete».