A Nord Ovest rischiano la vita per raggiungere Parigi, al confine sloveno c’è invece il punto di arrivo della rotta balcanica di chi è diretto in Germania e Austria. Una situazione sempre più difficile

È appena trascorsa un'altra notte movimentata al rifugio Fraternità Massi di Oulx e si prospetta ancora un’altra giornata di arrivi e partenze. Ma per i volontari non è certo una novità. Da mesi, ormai, il via vai di migranti in questi ultimi 30 km che separano l’Italia dalla Francia è intenso ed è cresciuto di settimana in settimana.

 

A luglio, secondo i dati che in maniera precisa e puntuale vengono raccolti dall’attivista Rita Moschella di Onborders, si è registrato un +34% rispetto a giugno. Ogni notte arrivano almeno in 90 tra uomini donne e bambini e i flussi aumentano man mano che aumentano gli sbarchi in Sicilia e Calabria.

 

«Solo nel mese di luglio al Rifugio Fraternità Massi sono passate 1079 persone: 51 famiglie, 88 minori non accompagnati. Le cifre sono tutte per difetto. Più volte si sono superate le cento presenze giornaliere nello shelter italiano e le duecento in quello francese», ci racconta Piero Gorza, antropologo e presidente di Onborders. Al rifugio tra le montagne arrivano quotidianamente molte donne in stato di gravidanza avanzata o con bambini che sono nati a seguito di stupri subiti lungo il viaggio, in Libia ma anche in Tunisia, quello che per l’Italia ora è un Paese sicuro. E poi ci sono tanti, tantissimi ragazzi minorenni, con alle spalle provenienze diverse, storie differenti eppure legate da un minimo comun denominatore, la violenza e l’umiliazione subite. «Nell’ultimo periodo sono cambiate le composizioni dei flussi», ci spiegano dal rifugio. «Ci sono più subsahariani e maghrebini e meno iraniani, afghani e curdi come capitava fino a un anno fa. E abbiamo visto che le oscillazioni delle presenze a Oulx sono coerenti con i dati offerti dal cruscotto statistico giornaliero del Ministero». Se a Lampedusa sbarcano più ivoriani, guineiani, camerunensi o nigeriani, quasi certamente a Oulx arriveranno maggiormente persone di questa nazionalità.

 

Dopo una notte di ristoro e conforto, alle prime luci dell’alba i ragazzi sono pronti a partire per salire in montagna e scavallare il confine. Alla fermata dell’autobus, davanti la stazione di Oulx in questi giorni c’è stata molta folla. C’erano più passeggeri che posti a sedere e molti sono rimasti a terra, aspettando la prossima corsa, ma con l’ansia di rimanere ancora fermi, bloccati. “S'il vous plaît, s'il vous plaît”, urlano i ragazzi agli autisti per pregargli di farli salire, ma poi ci sono anche i turisti in questi giorni di ferie, che vanno su a passeggiare tra i sentieri. E così, le esperienze si mescolano, si intrecciano le strade, anche quelle concrete fatte di polvere e pietrisco.

 

Con il cambiamento dei flussi, al rifugio non è più l’inglese la lingua principale. «Inoltre – spiegano dal rifugio – anche le destinazioni finali sono cambiate». Non sono più tanto Germania e Nord Europa, bensì la Francia. «Spesso le persone pensano a una nazione più che a una città- puntualizzano - La scelta è dovuta non tanto alla presenza di parenti o conoscenti, quanto all’affinità linguistica e culturale. Per esempio, le famiglie con figli valutano la similarità dei sistemi scolatici francesi a quelli esistenti nei Paesi d’origine». Forse è anche per questo che la frontiera italiana del Nord Ovest è molto affollata in questi mesi. Tanta più gente prova a superare la montagna, tanto più crescono i rischi, soprattutto se i migranti non hanno familiarità con l’ambiente d’altura e i climi rigidi. Fa caldo in queste settimane di agosto, ma la mattina o la sera a 2.500 metri ci sono ugualmente pochi gradi. E poi c’è la Gendarmerie National che controlla i confini. Forse è per sfuggire a loro che il ventenne della Guinea è morto a inizio agosto tra Claviere e Briançon. «La sospensione di Schengen da parte della Francia al confine italiano dal 2015, ancora anacronisticamente vigente, continua a mietere vittime», denuncia l’associazione On Borders. “Di giorno e di notte la Police Aux Frontières (PAF) mette in atto una vera propria caccia all’uomo, accanendosi con i più vulnerabili e obbligando le persone ad inerpicarsi lungo sentieri pericolosi. A pagare il costo di queste politiche demagogiche sono i più deboli tra i deboli”.

 

Da nord Ovest a Nord Est. Anche la frontiera tra Slovenia e Italia nelle ultime settimane è stata molto affollata. Più di un centinaio di persone ogni sera arriva nella piazza antistante la stazione di Trieste, dove Lorena Fornasir e la sua associazione continuano a curare i piedi ai ragazzi che arrivano dalla rotta balcanica. In centinaia dormono nei silos abbandonati del porto, tra lamiere e rifiuti. Almeno finché sarà possibile farlo, dal momento che la cooperativa proprietaria delle strutture ha presentato denuncia per invasione di edificio e ha promesso che presto sigillerà gli ingressi. E poi c’è Gorizia, dove ogni sera alla stazione un gruppo di volontari assiste chi arriva, per riposare per poi proseguire. “Abbiamo notato un aumento delle presenze, ma i numeri sono parziali e inferiori alla realtà”, spiega Francesca, una delle volontarie della città. “A maggio abbiamo assistito circa 486, di cui 16 donne e 11 minori dichiarati. A giugno 437 circa, di cui 5 donne. A luglio circa 350 persone di cui 32 donne e 28 minori. Ad agosto, ovviamente fino al 10, circa 118 persone di cui 3 donne e 13 minori. Questo però, solo nella fascia tra le 22 e mezzanotte, quando ci sono volontari in stazione”. Alla frontiera del nord Est la composizione dei flussi non è cambiata tantissimo. La rotta balcanica, infatti, è ancora la via principale per afghani, pakistani e iraniani. Ma negli ultimi tempi è diventata rotta preferenziale anche per migranti del Marocco, dell’Algeria, della Sierra Leone, del Burundi, del Bangladesh, dell’India e del Nepal. Per tutti coloro, insomma, che preferiscono camminare per giorni e giorni piuttosto che rischiare la vita in mare. “Il 60% di chi arriva in Italia dalla rotta balcanica va via – ci spiegano da Gorizia – Prosegue via treno per Milano per poi raggiungere la Germania o l’Austria”.

 

La presenza di migranti alle frontiere italiane del nord potrebbe aumentare ancora nei prossimi mesi, man mano che il governo trasferirà migranti in hub provvisori non idonei alla permanenza. Man mano che coloro che hanno la protezione internazionale o sono in attesa di averla verranno cacciati via dai centri di accoglienza. Le politiche migratorie del governo, dunque, sono un caos e della propaganda della campagna elettorale non è rimasto nulla. Ma non è una sorpresa.