Il marketing sulla disfida cela il legame tra i destini dei due. Il tema di confronto resta quello dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. E il nostro Paese ha tutto l’interesse a far parte del gioco

Da settimane è in corso la grande operazione di marketing multimediale concepita dalla coppia Elon Musk e Mark Zuckerberg che ha prodotto la maggiore quantità di lettori mai registrata su di una singolar tenzone a livello globale. Neppure eventi di reale contrapposizione atletica hanno mai raggiunto la popolarità dell’hashtag #muskzuck.

 

I due protagonisti hanno in realtà creato sulle loro visioni economiche, ma anche commerciali, veri e propri imperi finanziari e tecnologici e questa operazione appare come l’ennesima idea geniale. Poco cambia se l’abbiano concepita a tavolino oppure se sia il progressivo frutto di un’opportunità emersa per caso e colta al volo. Quel che è certo è che si tratta di una vicenda che rappresenta l’apice di una evoluzione di sistema che va osservata con grande attenzione e non liquidata semplicisticamente come una pagliacciata da basso impero.

 

Tutto è cominciato con il guanto di sfida lanciato via Twitter (non ancora rinominato X) dal patron di Tesla all’omologo tycoon di Meta, che l’ha prontamente raccolto. I due hanno poi sapientemente scelto pseudo-allenatori, si sono fatti fotografare in singolari modalità di allenamento, fino a socializzare di averne parlato con la Ufc (la organizzazione di arti marziali miste statunitense) e persino con le autorità italiane per ospitare lo scontro. Musk ha subito intuito la suggestione imperiale della città eterna, condita dal sito gladiatorio per eccellenza dell’Anfiteatro Flavio che è andato furbescamente a visitare. Peraltro a pochi mesi dal più atteso sequel della storia del cinema. Anche se l’ipotesi di lavoro è stata smentita dal ministro Gennaro Sangiuliano, l’ennesimo tassello pubblicitario era ormai stato efficacemente piazzato, con tanto di visita di cortesia istituzionale alla premier del Paese ospitante da parte di Musk, che poi ha “ixato” la possibilità di uno streaming crossmediale dell’evento in esclusiva.

 

Cerchiamo di capire cosa ci sia dietro tutto questo, viste le collaborazioni in corso tra le due piattaforme, seppure condotte sotto traccia. Alcuni blogger hanno condiviso, guarda caso nei primi di agosto, una nuova funzionalità che permette di inviare un post di Threads direttamente su X, utilizzando l’icona classica dei direct message (quella dell’aeroplanino) che nel frattempo è stata cambiata per Instagram, adottando l’icona di Messenger di Facebook. Intanto era già possibile condividere un Thread sui Dm di Instagram, come funzionalità abbinata, in modo da realizzare alla fine una copertura integrale dei quattro social.

 

I due tycoon hanno capito, forse senza neppure bisogno di parlarne e usando degli sherpa-blogger, di dover dare un impulso straordinario alle due applicazioni in palese difficoltà. Le criticità di X derivanti dalla rivoluzione voluta da Musk con il conseguente crollo dei valori e della popolarità sono almeno pari alle difficoltà del nuovo prodotto di Zuckerberg che dopo il boom dei primi cinque giorni, con più di 100 milioni di iscritti, ha bruscamente invertito il trend. In perfetto stile schumpeteriano allora, non appena si è prospettato un flusso circolare stazionario del mercato, hanno pensato di romperlo rilanciando, con una apparente creazione distruttrice dell’avversario, diretta invece a una strategia unitaria: marciare divisi, o addirittura in apparente guerra, per colpire uniti lo «sciame degli imitatori» concorrenti.

 

Altro che Circo Barnum come è stato definito dai miopi. Il problema vero è che la figura dei circensi potrebbe farla l’Italia, usata per poche decine di milioni come teatro di una vicenda dagli utili miliardari, mentre la Germania, senza bisogno di curatores ludores, si è aggiudicata la prima Gigafactory di Musk con investimenti miliardari e oltre 11 mila lavoratori da occupare.

 

L’Italia deve stare al gioco e far uscire dall’angolo i due contendenti. E visto che hanno individuato nella culla della civiltà e della ricerca scientifica il campo della disfida seguano il modello rinascimentale. All’epoca erano infatti in voga non solo i duelli cavallereschi ma anche le disfide tra scienziati che ne ricalcavano i canoni. Un ricercatore inviava a un collega alcuni problemi che avrebbe dovuto risolvere e il destinatario faceva altrettanto.

 

L’Italia divenga il campo della sfida dei loro investimenti e delle loro idee sul tema più caldo per chi si occupa di innovazione: quello dell’intelligenza artificiale. Zuckerberg che è uno dei principali investitori e ha sviluppato il maggiordomo robot Jarvis, durante una conferenza su Facebook, ha deriso l’avversario che da anni mette in guardia contro le possibili derive di macchine di cui si potrebbe perdere il controllo. Interpellato via Twitter, Musk ha risposto di aver trattato il tema col quasi-amico Mark, ma che «le sue conoscenze in materia sono limitate». Nel frattempo ha contribuito a fondare OpenAI con l’obiettivo di indirizzare l’intelligenza artificiale verso finalità virtuose e sta lavorando a interfacce che permettano al cervello di comunicare con i computer. Ecco, facciamo dell’Italia la meta della moderna peregrinatio academica e l’incubatore della disfida #muskzuck del terzo millennio.