La presidente del Consiglio voleva un mezzo prodotto nel nostro Paese. Alla fine l’hanno convinta ad usare una Audi

Alla fine Meloni viaggiò sull’Audi. Appena insediata a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni tuonò: «Voglio una macchina italiana». Panico tra i responsabili dell’autorimessa governativa: essendo le vetture quasi tutte tedesche, recuperare un’auto tricolore era un’impresa. Comunque, qualche Alfa Romeo c’era ancora, oltre a qualche vecchia Lancia Thema: morale della favola, la scelta cadde sulla Stelvio. Un suv, decisamente ingombrante, che «è meglio non far entrare nel portone del palazzo altrimenti si rischia di danneggiarlo a causa delle dimensioni, specie andando di corsa». Chi amava arrivare nel cortile con la Lancia era Bettino Craxi. Altri tempi: ora si parcheggia sulla piazza, davanti alla colonna di Marco Aurelio (i tubi di scappamento sono sempre rivolti verso il monumento, purtroppo). Il tempo passa e bisogna essere pragmatici: tutti ricordano Roberto Fico che da presidente della Camera voleva spostarsi in città a piedi e sui mezzi pubblici, ma che dopo qualche giorno venne «vivamente consigliato» di utilizzare l’auto blindata per esigenze di sicurezza (sua e della scorta).

 

Analoga situazione con Meloni premier: c’è un’auto straniera «imbattibile, che non si ferma mai e non deve stare ogni settimana in officina, si chiama Audi». Che poi è la marca cara al Quirinale, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che usa proprio uno dei prodotti di punta della casa di Ingolstadt. E così, anche Giorgia ora viaggia su Audi. Comunque siamo in buona compagnia: le auto del governo britannico saranno prodotte fuori dal Regno Unito, perché la catena di approvvigionamento è ostacolata dalla Brexit. Dalle Jaguar per il governo alle Audi il passo è stato breve. E Meloni si vanta dell’amicizia con il premier inglese Rishi Sunak.