Due anni fa la decisione di Emmanuel Macron di destinare due miliardi al settore. Dove spiccano gli Atelier des Lumières creati da Bruno Monnier con la sua Culturespaces. Mentre anche in Italia le cose si muovono

In Francia sono diventate una questione d’interesse nazionale dal 2021, quando il presidente Emmanuel Macron decise di destinare due dei trenta miliardi di euro previsti per il piano investimento France 2030 ai “contenuti culturali e creativi”. Da quel momento, le mostre “immersive” sono diventate una questione nazionale con grandi presenze e fatturati, a cominciare da l’Atelier des Lumières a Parigi e poi a Les Beaux-de-Provence creati dal pioniere in questo ambito che è stato Bruno Monnier con la sua Culturespaces che oggi vanta una decina di centri in tutto il mondo con un fatturato complessivo di 80 milioni di euro.

Tutti (o quasi) pazzi – soprattutto i giovani (+35 per cento sotto i 35 anni) - per queste opere audiovisive innovative che propongono un’esperienza di visualizzazione dinamica legata al movimento dello sguardo o alla attivazione dei contenuti visivi o sonori da parte dello spettatore che si affida alle tecnologie di realtà virtuale o aumentata e a ogni dispositivo che ne permette l’immersione.

Il Covid ci ha predisposto a preferire queste mostre che sarebbe in realtà più corretto chiamare “esperienze” o “spettacoli” e le stesse sono anche una risposta al costo dei trasporti, delle assicurazioni e dei prestiti oltre all’emergenza climatica.

L’Italia risponde con il Next Museum, grazie allo staff di Next Exhibition, che regalerà ai visitatori – assicurano – «un vero e proprio viaggio nel tempo, un’esplorazione del passato e un’immersione in mille realtà virtuali». La prima sede ad aprire a fine ottobre – dopo quella nel quartiere Deusto di Dubai - sarà quella di Roma nell’ex cinema Avila, in corso d’Italia, a pochi passi dallo storico ufficio di un grande visionario come Federico Fellini. Chissà se lo avrebbe amato.

La mostra Van Gogh Experience porterà lo spettatore ad essere protagonista tra luci, immagini 3D, ologrammi e suoni, videomapping e visori di realtà virtuale. Nei primi mesi del 2024 toccherà invece a Torino che nella sede in corso Umbria ospiterà Klimt The Gold Experience, ma le sedi sono destinate a crescere.