Il cantautore e lo scrittore, insieme in uno spettacolo per indagare sul sentimento umano forse più misterioso. E più resiliente, «perché sopravvive agli orrori». Anche se parlarne o pensare di capirlo, oggi, sembra quasi folle

Verrebbe da pensare che indagare se esista una verità sull’amore di questi tempi sia quasi stonato, fuori moda, una follia, così come lo è parlarne. Ma non per Luca Barbarossa che attorno a questa indagine ha appena prodotto un album con dieci tracce – “La verità sull’amore”, titolo ispirato dalla celebre poesia di Wystan Hugh Auden: “La verità, vi prego, sull’amore” – e uno spettacolo teatrale con lo scrittore Stefano Massini, grande ricercatore di storie, primo drammaturgo italiano nella storia ad aver ricevuto un Tony Award, il più prestigioso premio nell’industria teatrale, con “The Lehman Trilogy”.

«Stefano ha fatto muovere le sue storie con la mia musica. Storie emozionanti, commoventi, divertenti, ma con dei finali che fanno perdere l’orientamento. Ci saranno musiche originali come nello stile del teatro canzone e saremo in tour in tutta Italia», spiega Barbarossa. In scena ci sarà l’amore che, stanco di come l’abbiamo descritto dalla notte dei tempi, fa causa al genere umano e lo trascina in tribunale perché sta diffondendo sul suo conto verità ambigue. Ha anche dei testimoni che dimostreranno, attraverso storie impreviste, che ciò che per noi è l’identikit dell’amore in realtà non lo è affatto. «Vogliamo arrivare alla sentenza: qual è la verità sull’amore?», dice Massini.

Durante questo viaggio sulle varie declinazioni dell’amore che sopravvive ai tempi, ai periodi storici più bui, c’è perfino una lista lunga, sfrontata, dei non amabili. Chi sono? Quelli che la storia ha sempre descritto come incapaci di empatia, spietati, ma che sono stati amati profondamente dalle loro compagne. Eva Braun, ad esempio, era innamorata di Adolf Hitler: che cosa lo rendeva ai suoi occhi così amabile?

«L’amore è un tema inflazionato e proprio per questo si arriva a desiderarlo in modo troppo scontato: siamo eccessivamente preparati. Abbiamo letto la posta del cuore, guardato i tutorial, i film, studiato i miti e le leggende; e ciò che abbiamo imparato costituisce un copione prescritto. Perciò arriviamo a conoscere i suoi modelli, ma non l’amore, quello che se ne frega delle graduatorie umane. La legge di natura regge l’universo e come tale se ne frega di ciò che hai o non hai», continua Massini.

Chiedo a Barbarossa: «Sei pazzo a voler parlare d’amore adesso?». Risponde che i ragazzi conoscono più la violenza dell’amore, il sesso più dell’amore, che vera educazione sentimentale non esiste. «Si confonde l’amore con il possesso, come abbiamo visto anche in questo periodo. L’amore subisce dei colpi, ma anche nei periodi più difficili le storie d’amore sono sempre nate. E se le guerre non le vince mai nessuno e le perdiamo tutti, l’amore sopravvive agli orrori. Continuare ad amare diventa una rivoluzione privata, pubblica e anche politica».

È la terza volta che Massini abbraccia l’esperienza culturale in cui si fondono musica, parole, poesia. «Ricordi Bob Dylan a cui diedero il Nobel per la Letteratura nel 2016? La musica ha avuto una funzione importante nella produzione della poesia greca. Anche oggi, alcuni rapper scrivono in uno schema metrico che riprende quello della poesia. Bisogna accogliere tali collaborazioni senza pregiudizi. Questo spettacolo nasce da un incontro con Luca, grandissimo cantautore, dopo quelli con Paolo Jannacci e la fondazione Giorgio Gaber. E ho scritto un testo per Piero Pelù».

Ma la verità sull’amore, alla fine, Barbarossa l’ha trovata? «L’amore è la domanda. Cercare una risposta, per me, è impossibile».