In piena festività del solstizio d’estate il verdetto dà ragione al gruppo radiato e torto agli attuali dirigenti accusati di irregolarità. I vincitori adesso vogliono rientrare e la seconda obbedienza d’Italia rischia di piombare nel caos

Il solstizio d’estate è, di norma, un momento festivo per le obbedienze massoniche. Non per la Gran loggia d’Italia degli Alam (antichi liberi accettati muratori) di palazzo Vitelleschi a Roma, ex palazzo del Gesù. Il 17 giugno il tribunale civile di Roma ha sentenziato per mano di Stefano Iannaccone la sconfitta dell’attuale gruppo dirigente nella sua contesa con un gruppo di fuoriusciti guidati da Sergio Ciannella, già Gran Priore dunque la carica numero tre nella gerarchia della seconda obbedienza italiana per numero di iscritti dopo il Grande oriente d’Italia (Goi).

 

Gli inizi della lunga vicenda risalgono al 2016 fa. Dopo una serie di tensioni sulla gestione delle risorse dell’ordine, l’allora Sovrano Gran Commendatore degli Alam Antonio Binni aveva finito per radiare il gruppo di oppositori guidato da Ciannella che, a sua volta, aveva radiato Binni e contestato duramente l’attuale vertice dell’ordine, oggi guidato dal delfino di Binni, il commercialista romano Luciano Romoli rieletto a dicembre del 2022.

 

La sentenza di giugno del tribunale ribadisce un altro verdetto emesso sempre dal giudice Iannaccone alla metà di febbraio che riconosceva l’illegittimità della radiazione del gruppo Ciannella e respingeva l’impugnazione di Romoli del provvedimento di Ciannella. L’avvocato napoletano, in questi anni di battaglie legali, ha organizzato una sua obbedienza che ha fatto centinaia di proseliti. Ma da parte sua non c’è alcuna intenzione di mollare la presa su un contenzioso che potrebbe riaprirgli le porte degli Alam e del prestigioso Supremo consiglio del 33° e ultimo grado del Rsaa (rito scozzese antico e accettato).

 

«Di fatto», dice Ciannella all’Espresso, «queste due sentenze decapitano l’attuale vertice. Qualora l’attuale Gran Maestro Romoli non intendesse farsi da parte e adeguarsi alle decisioni del Tribunale, continuando ad amministrare e a spendere in nome dell’associazione senza averne titolo, saremmo costretti a chiedere un intervento della magistratura».

 

È abbastanza evidente che il risultato di questa lunga, e piuttosto tipica per l’ambiente, faida tra fratelli può avere un effetto destabilizzante per l’obbedienza in crisi di vocazioni benché gli Alam possano vantare iniziati come Gabriele D’Annunzio, Hugo Pratt, Totò, Aldo Fabrizi e il principe Giovanni Alliata di Montereale, uno dei protagonisti della guerra fredda e della strategia della tensione in Italia nel secondo dopoguerra.

 

I circa seimila Alam, che hanno perso almeno un migliaio di iscritti a causa dello scontro con il gruppo Ciannella, sono da tempo in difficoltà nei confronti dei fratelli-rivali del Goi guidato dal giornalista senese Stefano Bisi nonostante l’apertura della Gran Loggia d’Italia alle donne che, a tutt’oggi, il Goi non ammette se non sotto la dicitura Stelle d’Oriente riservata a mogli, sorelle e figlie dei liberi muratori di pieno diritto.

 

Ma il gruppo dirigente è compatto e non arretrerà facilmente, forte di un consenso elettorale schiacciante. La battaglia fra grembiuli non sembra vicina alla fine, anche perché il patrimonio degli Alam è tutt’altro che trascurabile.