Le opposizioni dovrebbero capire che la politica non si fa con i no. Se Pd, Cinque Stelle e altre forze centriste si accordassero su alcuni punti, potrebbero elaborare un progetto comune. Si può forse partire dal salario minimo, dal precariato, dall’ambiente

Vorrei autodenunciarmi. Un mesetto fa passando e ripassando davanti a una aiola incolta con erba alta un metro e passa ho pensato di costituire una Brigata Anti-Erbacce. Volevo ingaggiare un gruppo di amici e andare a tagliarla. Poi, finalmente, giorni fa un’anima pia, forse del Comune, forse volontaria, ha provveduto alla rasatura, liberandomi dalle ambasce. Ma ho fatto di peggio. La Brigata Anti-Erbacce l’ho proprio costituita, assieme alla mia nipotina di cinque anni: l’ho convinta ad arruolarsi e a seguirmi nell’opera di estirpare fasci di parietarie, alte ormai 40 centimetri, che avevano preso il sopravvento sul selciato nella mia via che si trova a poche centinaia di metri dai grandi monumenti ma dimenticata perché non è percorsa dai grandi flussi turistici. Non avevamo il passamontagna, troppo caldo, ma solo dei guanti di plastica.

 

La parola Brigata in sé non richiama un bel nulla di negativo. Semmai è l’aggettivo che caratterizza la Brigata: ci sono (anzi ci sono state) le Brigate Nere e le Brigate Rosse che hanno lasciato segni terribili. Ma ci sono anche le brigate di starne, volatili in via di estinzione a causa del cambiamento dell’ambiente, le brigate di sala composte da camerieri che al massimo possono versare una tazza di brodo sulla camicia dei commensali, o le brigate degli chef che lavorano come formiche attorno ai fornelli; c’è stata anche la Brigata Spendereccia guidata da Cecco Angiolieri («s’i’ fossi Cecco, com’i’ sono e fui…»).

 

Se andate a leggere sul vocabolario Treccani la parola Brigata (nata nel gergo militare ma usata ormai soprattutto in quello civile), alla prima voce trovate: «Riunione di persone, amici o parenti per passare il tempo allegramente». C’è poco di violento e rivoluzionario. C’è solo per chi strumentalmente vuol vedercelo. Tutto questo non per voler dare ragione a Beppe Grillo, che vi dirò, con le sue uscite ha davvero stufato, ma per ricordarlo a tutti quelli che si sono scandalizzati per l’uso della parola Brigata (associata al passamontagna, è vero, ma anche a un’esortazione a fare servizio civile).

 

Grillo è un comico e quello che poteva fare l’ha fatto: con il suo Movimento 5 Stelle è riuscito a contenere in ambito politico-elettorale una protesta che poteva diventare davvero pericolosa. Poi però, in mano a lui tutto quello che aveva costruito si stava sgretolando se non ci fosse stato Giuseppe Conte a tirare le fila e a rendere più concreto un progetto immaginifico. Ma lasciamo perdere.

 

Quello che è scaturito dalla polemica delle Brigate aggiusta-panchine è che ha costretto i malpancisti del Pd a uscire allo scoperto e la segretaria Elly Schlein, citazioni canore a parte, a tirare fuori le unghie per difendere le sue posizioni. Non ha ancora dimostrato di saper fare la segretaria, però almeno ha cercato di far capire chi comanda (o dovrebbe comandare) in un partito diviso in mille anime che sembrano sempre più destinate a scomporsi. Invece a sinistra dovrebbero capire che la politica non si fa con i no, ma con i sì.

 

Allora se Pd, Cinque Stelle, Rosso-verdi e magari anche Carlo Calenda si accordassero su alcuni punti: due, tre, tanto per cominciare, forse potrebbero iniziare a lavorare a un progetto comune. Vogliamo partire dal salario minimo, la cosa più urgente vista anche la miseria del contratto dei metronotte? Dal precariato? Dall’ambiente? Dai diritti? Ci sarà qualcosa che unisce il variegato mondo della sinistra per dare segnali di vita, oppure ognuno vuol continuare a vivere nel suo beato ma sterile isolamento?