Intorno alle elezioni suppletive a Monza, in cui dovrà essere scelto un onorevole che prenda il posto del defunto Silvio Berlusconi, sta andando in scena uno spettacolo svilente per la democrazia. In cui si tratta un istituto democratico come una qualunque azienda

Forse qualcuno sta facendo confusione. A una settimana dalla morte di Silvio Berlusconi, mentre si discutono gli assetti societari delle sue aziende e la sua eredità “monetaria” e politica, nel grande calderone del post-Silvio c’è finito anche il “suo” seggio al Senato conquistato nel collegio della “sua” Monza.

 

Le virgolette in questo caso sono d’obbligo, perché è proprio intorno a una discutibile concezione di proprietà privata che si agita gran parte del dibattito. I fatti sono questi: scomparso Silvio Berlusconi, il seggio che occupava al Senato deve andare a un nuovo senatore e la legge prevede delle elezioni suppletive: niente ripescaggi o scorrimenti di lista, si torna al voto. Ed ecco qua che quel seggio diventa una delle sue tante eredità, come se fosse un pacchetto azionario o una villa in Brianza.

 

Intorno al posto a Palazzo Madama il dibattito pubblico si concentra solo su “quello che desidera la famiglia Berlusconi”, come se quel seggio fosse una proprietà di cui possano disporre. Sfumata l’ipotesi di una candidatura di uno dei figli, ora si parla del ritorno di Adriano Galliani, spalla “calcistica” di Berlusconi al Milan e ora al Monza. Galliani ha detto di «essere a disposizione» e sul suo nome ci sarebbe anche il benestare dell’ultima compagna di Berlusconi Marta Fascina, onorevole anche lei con l’1,75% di presenze in Aula alle votazioni (dati OpenPolis di marzo). Affari di famiglia insomma, una poltrona come un’altra in un consiglio di amministrazione.