La famiglia del produttore controlla i galletti pugliesi, oltre al Napoli campione d’Italia. Nello stesso campionato non si può. Per evitare nuovi casi come quelli di Lotito con Lazio e Salernitana, Filmauro è a caccia di nuovi soci. Possibilmente targati Stati Uniti

Troppa grazia Sant’Aurelio. Dopo avere portato il Napoli al terzo scudetto, la famiglia De Laurentiis ha piazzato il Bari al terzo posto in serie B e quindi in cima alla griglia dei playoff che per i pugliesi partiranno lunedì 29 maggio con l’andata delle semifinali. Teoricamente al club dei galletti, presieduto da Luigi De Laurentiis, 44 anni, figlio del produttore di Filmauro, basteranno quattro pareggi in fila per ritrovare la massima serie dopo l’ultima retrocessione nel 2011 seguita da due fallimenti nel 2014 e nel 2018, e dalla ripartenza fra i dilettanti nella stagione 2018-19 con la famiglia De Laurentiis, proprietaria del Napoli dal 2004.

 

Proprio il tifo per i partenopei, con De Laurentiis junior cinto di sciarpa dei neocampioni d’Italia, ha sollevato qualche mugugno allo stadio barese San Nicola vista anche la rivalità feroce delle due curve. Un ritorno nella massima serie farebbe perdonare incomprensioni anche più gravi. Il problema è che Filmauro, controllante al 100 per cento della Ssc Bari come della Ssc Napoli, deve vendere uno dei due club per la legge che vieta di possedere più squadre nello stesso campionato.

 

Essendo improbabile una cessione del Napoli, i De Laurentiis dovranno mettere sul mercato “la” Bari, com’è chiamata la squadra biancorossa nella sua città. Sul piano normativo, non esistono scappatoie. Dopo il caso di Lazio e Salernitana, in mano a Claudio Lotito fino alla cessione del club campano a Danilo Iervolino, editore dell’Espresso, la legge è stata revisionata in senso rafforzativo.

 

Prima, le regole della federazione vietavano il controllo all’interno di due club e rimandavano al codice civile per definire il concetto di controllo. Lotito aveva fatto leva sul fatto che il club granata era diviso 50/50 fra lui e il cognato Marco Mezzaroma e che quindi non si poteva parlare di controllo.

 

Per evitare equivoci simili in futuro, una sentenza della corte d’appello federale ha vietato ogni tipo di partecipazione. Oggi in teoria, se un club di calcio fosse quotato, il proprietario di un altro club non potrebbe comprarne neppure un’azione da qualche centesimo sul mercato.

 

Nessuna alternativa alla cessione del Bari, quindi. Ma qui incomincia un’altra partita. La squadra, stimata fra i 100 e i 150 milioni, interesserebbe qualche riservatissimo fondo Usa. Secondo alcune voci, i nuovi azionisti potrebbero decidere di mantenere Luigi De Laurentiis in un ruolo manageriale.

 

È presto per dire se la serie A avrà una nuova proprietà schermata da un veicolo statunitense o magari da una multiproprietaria internazionale come Redbird che controlla il Milan e il Tolosa, vincitore della Coppa di Francia a rischio di bando dalle coppe europee. Se anche il Bari andasse in serie A e fosse ceduto, c’è da scommettere che i rapporti societari con il Napoli rimarrebbero cordiali. Come quelli tra Milan e Monza. In fondo, basta un fondo.