Resteranno le sanzioni alla Russia. Sostegno duraturo all’Ucraina. Riforma del mercato energetico. Lotta alla corruzione. Il discorso sullo stato dell'Unione punta sulla modernizzazione. Per renderla più forte di fronte alle incognite geopolitiche

Giacca gialla su top blu. Appuntata sulla giacca la coccarda con i colori dell'Ucraina. Così la presidente della Commissione Ursula von der Leyen si presenta in parlamento per il discorso annuale sullo Stato dell'Unione. E dall'Ucraina, dove si recherà nel pomeriggio per discutere con il presidente Volodimir Zelenski di ulteriori misure di sostegno, apre quello che sembra il discorso più difficile degli ultimi anni turbolenti. Seduta in prima fila, la signora Zelenski, in visita a Strasburgo, la osserva seria.

«Putin fallirà e l'Ucraina vincerà», ha annunciato, ribadendo il sostegno assoluto alle «sanzioni più dure che il mondo abbia mai visto». Sanzioni che stanno funzionando e stanno mettendo in ginocchio sia l'industria sia l'apparato bellico russo. Quello all'Ucraina è un appoggio che nessun gruppo politico europeo ha messo in discussione e che i conservatori del gruppo parlamentare ECR, nelle parole del presidente Raffaele Fitto, hanno voluto sottolineare. «È importante la condanna forte dell'azione della Russia e un impegno verso l'Ucraina che sia pieno, solidale e fattivo».

Le conseguenze della guerra stanno avendo un impatto drammatico sul prezzo dell'energia del Vecchio Continente, che per un ventennio, salvo eccezioni, ha scelto di legarsi mani e piedi all'economico gas russo. «Avremmo dovuto ascoltare chi conosceva bene Putin e ci ha messo in guardia anni fa», ha sottolineato con rammarico von der Leyen. Che poi ha accennato, senza entrare nel dettaglio, al pacchetto energia che sta per essere annunciato dal vice-presidente Franz Timmermans e poi discusse nel prossimo Consiglio dell'energia del 30 settembre.

La proposta della Commissione verte innanzitutto su misure obbligatorie per ridurre i consumi nazionali; poi sulla redistribuzione di una parte degli utili in eccesso di quelle aziende che producono energia a basso costo e che «hanno raccolto utili che non si sarebbero mai sognate» e, infine, il contributo di solidarietà delle aziende fossili. Si tratta di soldi che potranno e dovranno aiutare sia i cittadini privati sia le aziende a allievare i costi energetici. Infine Von der Leyen ha menzionato il tetto al prezzo del gas ma solo come tema su cui la Commissione sta ancora lavorando tramite una task force ad hoc. Protagonista del dialogo è soprattutto la Norvegia, diventata principale fornitore europeo di gas dopo che l'importazione di gas russo è scesa in sei mesi dal 40 al 9 per cento.

Ma sull'energia i provvedimenti più importanti non arriveranno presto, almeno non tanto quanto chiedono tutti i partiti politici. «Il mercato è cambiato», ha detto von der Leyen: «Il benchmark olandese TTF non si è evoluto ed è per questo che stiamo lavorando a uno strumento che rifletta meglio la realtà attuale del mercato dell'energia». Un progetto per cui ci vorrà qualche mese.

Al palazzo del Berlayment di Bruxelles si lavora anche a cambiare le regole sul denaro collaterale che devono porre a garanzie le aziende che acquistano energia per allentare i loro problemi finanziari e ad azioni che limitino al volatilità intra-day dei prezzi energetici, considerata l'enorme speculazione degli ultimi mesi. Von der Leyen ha poi menzionato la necessità della separazione dell'andamento dei prezzi dell'energia da quelli del gas. «Faremo una profonda riforma del mercato dell'elettricità». Gli esempi da seguire? La Danimarca, con i suoi vasti campi eolici, e la Sicilia, con la principale fabbrica europea di pannelli solari. Infine, ha annunciato la creazione di una Banca europea dell'idrogeno e un contributo europeo di tre miliardi di euro per creare un mercato di massa dell'idrogeno, considerate le sue grandi potenzialità.

«Rimangono parole, queste misure non sono nemmeno lontanamente sufficienti a portare aiuto concreto a chi soffre senza colpa di una situazione drammatica», ha commentato Marco Zanni presidente del gruppo di estrema destra Identità e Democrazia, che include la Lega: «Il tetto al prezzo del gas è ancora aleatorio in un dibattito che non fa sperare».

Menzionando la gravità della crisi climatica von der Leyen ha poi annunciato l'acquisto di altri dieci aerei e tre elicotteri europei per combattere gli incendi che devastano ogni estate l'Europa.

Sul piano economico ha invitato gli stati a spendere velocemente i soldi del Pnrr: 100 miliardi sono già stati consegnati e altri 700 sono in arrivo e potranno essere investiti in impianti energetici del futuro. La presidente ha poi annunciato la necessità di un certo grado di flessibilità nei confronti della riduzione del debito prevista dai trattati, sottolineando che andrà accompagnata da maggiore responsabilità sull'implementazione degli accordi: ciò che si promette andrà fatto. Per aiutare le piccole medie imprese ha menzionato una nuova serie di regole fiscali - BEFIT - che dovrebbero rendere la vita più semplice ai piccoli imprenditori e la revisione della direttiva sui pagamenti in ritardo, che sono la causa di un quarto dei fallimenti complessivi delle imprese. Infine ha riconosciuto la mancanza di manodopera qualificato europea e proposto una più facile equipollenza dei titoli esteri per potere accogliere un maggior numero di lavoratoti stranieri e sopperire alle carenze interne.

Uno dei punti più interessanti del discorso è stato il riconoscimento che la guerra russa ha insegnato qualcosa all'Europa: la dipendenza economica da un Paese non amico è pericolosa. Per questo la Commissione vorrebbe varare una nuova legislazione che spinga alla lavorazione delle materie prime all'interno dei confini. Oggi il 90 per cento delle terre rare e il 60 percento del litio sono lavorati in Cina, potenza "non-amica" da cui l'Unione europea è gravemente dipendente. Dopo l'alleanza per le batterie, l'atto per la produzione di chip europei annunciati negli scorsi anni ecco quello per le materie prime critiche. E, ciliegina sulla torta, l'annuncio di un Fondo sovrano europeo: «Assicuriamoci che il futuro dell'industria sia fatto in Europa», ha detto.

Europa e democrazia: nelle parole di von der Leyen l'Europa va sostenuta non solo sul piano economico ma soprattutto su quello politico e valoriale in anni cruciali della storia mondiale. «Questo momento della politica internazionale chiede una revisione della nostra politica estera», ha detto. Una politica che ci avvicini a chi ha gli stessi valori: dunque ben venga la Comunità politica europea, che verrà presentata nel Consiglio di Praga il 6-7 ottobre. E attenzione invece a chi vuole sabotare la nostra unità: «Abbiamo introdotto una legislazione per evitare investimenti esteri che minino la nostra sicurezza nazionale. Perché non dovremmo fare la stessa cosa per i nostri valori?», si è chiesta presentando il pacchetto per la "Difesa della democrazia" volto a evitare che la democrazia europea possa essere minata dall'interno. «Oggi dobbiamo combattere ogni giorno per le nostre democrazie. Ogni singolo giorno». Poi, tra gli applausi dell'aula, ha aggiunto: «Vi assicuro: insisteremo sull'indipendenza dei giudici. E proteggeremo il nostro bilancio attraverso il meccanismo della condizionalità». Gli applausi sono diventati torrenziali quando ha menzionato la corruzione per combattere la quale la Commissione intende presentare nuove misure e includere nei regimi sanzionatori che riguardano le violazioni dei diritti umani. «Dobbiamo combattere la corruzione in ogni sua forma. La forma di agenti stranieri che cercano di influenzare il sistema politici. La forma di società o fondazioni discutibili che abusano dei fondi pubblici. Se vogliamo essere credibili quando chiediamo ai Paesi candidati di rafforzare le loro democrazie, dobbiamo eradicare la corruzione a casa nostra». E ancora: «La democrazia non è passata di moda ma deve aggiornarsi per migliorare la vita della gente», ha detto, citando l'ex presidente del parlamento europeo David Sassoli. E su questa scia ha annunciato a sorpresa l'arrivo di una Convenzione europea per modificare i trattati. Una richiesta che arriva ugualmente da parlamentari e cittadini in un momento in cui alcuni strumenti, come il voto all'unanimità nel Consiglio europeo, non funzionano più e bloccano il processo decisionale europeo. «Come siamo seri su un'unione più ampia così siamo seri sulla sua riforma».