Modelli in grafica 3d, animazioni e realtà aumentata nutrono i prototipi per il cinema ma alimentano lo studio su morfologia, abitudini e insediamenti delle specie estinte. E talvolta demoliscono credenze e falsi miti

Immaginate di adagiare sulla bilancia un animale che nessuno ha mai visto. Stabilirne caratteristiche come il peso o la grandezza. Poterlo osservare da vicino e notarne la composizione ossea, il colore della pelle o addirittura ricostruirne il comportamento. È ciò che si propone di mettere in pratica la paleoarte, materia relativamente giovane che unisce paleontologia e illustrazione, per rappresentare artisticamente la vita preistorica. Il termine è stato introdotto nel 1986 da Mark Hallett per definire il lavoro di illustrazione basato su scoperte scientifiche. Rappresentare graficamente uomini preistorici o animali estinti può risultare fondamentale per la ricerca e la divulgazione scientifica.

 

Le nuove tecnologie, unite agli studi paleontologici, stanno alzando l’asticella di queste produzioni. Per riuscire a dare movimento e forma agli animali, in alcuni casi ci si avvale anche della grafica 3d e della realtà aumentata. Creando un modello virtuale, si possono ricostruire diverse informazioni di carattere scientifico. Si può risalire ad esempio al volume corporeo degli animali, alla struttura dei tessuti ossei e muscolari, al funzionamento degli organi, all’anatomia esterna o al colore della pelle. E da lì dedurre anche una serie di caratteristiche comportamentali. «In base al peso, ad esempio, si può comprendere qualcosa della relazione degli erbivori nell’ecosistema e, in generale, fare ipotesi sul loro modo di vivere e muoversi», spiega Fabio Manucci, paleoartista e illustratore scientifico.

 

Ultimamente si è tornato a parlare di questa materia per la recente uscita di Jurassic World: Dominion e del documentario Apple Tv+ “Il pianeta preistorico”, nuova serie evento sulla storia naturale. Nella serie, con una vera impostazione documentaristica, i dinosauri interagiscono realmente con l’ambiente circostante, grazie all’utilizzo delle tecnologie Cgi - Computer-generated imagery e alle consulenze degli studiosi. Tra loro, il paleontologo Mark Witton, il paleozoologo Darren Naish e l’illustratore scientifico Gabriel Ugueto. Le precedenti conoscenze sui dinosauri sono state rimesse in discussione e grazie agli studi paleontologici e alle tecnologie, gli animali sono stati rappresentati con una forma diversa dal comune immaginario. Da tempo gli esperti reclamano la necessità di una maggior cura nella rappresentazione dei dinosauri. E in questo caso si è proprio cercato di andare verso quella direzione, aggiungendo il piumaggio, colori più vividi e vi è in generale una maggior ricerca dei dettagli. «Ci siamo avvalsi delle tecniche migliori di Cgi e soprattutto degli studi paleontologici più recenti per ricreare i dinosauri, sia per quanto riguarda le forme che i colori, più vicini alla possibile realtà», ha dichiarato Jon Favreau, il produttore esecutivo della serie .

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La paleoarte si basa su rigore scientifico e si aggiorna con le nuove scoperte. Permette di compiere un vero e proprio lavoro di indagine e investigazione, che parte dallo studio dei reperti fossili o dalle specie viventi imparentate con quelle estinte che si vogliono studiare. Un esempio? Per la ricerca sui dinosauri il riferimento sono coccodrilli e uccelli che, contrariamente a quanto si può comunemente pensare, sono molto vicini da un punto di vista biomolecolare e genetico. Tutti e tre rientrano infatti nel gruppo degli arcosauri e, nel caso degli uccelli, si può tranquillamente affermare che siano dinosauri a pieno titolo, gli unici ancora viventi. Studiando coccodrilli e uccelli si può risalire alle caratteristiche dei dinosauri del Mesozoico e partire da lì per la riproduzione grafica di questi animali. Un punto in comune sono gli artigli e la postura bipede. Caratteristiche che tradiscono il loro aspetto antico. «I coccodrilli, così come gli uccelli, hanno “liberato” le zampe di alcuni artigli. I coccodrilli, in determinati casi, hanno conservato la capacità di compiere una sorta di galoppo con una postura più sollevata del corpo. E le orme dei dinosauri, a tre dita, a volte risultano indistinguibili da quelle degli uccelli».

 

Coccodrilli e uccelli, come lo erano i dinosauri, sono estremamente abili nella velocità, nella resistenza a reggere il peso del proprio corpo e particolarmente propensi alla cura della prole.

 

Gli uccelli hanno origine da un gruppo di piccoli dinosauri carnivori. Questa parentela viene confermata anche dal piumaggio dei dinosauri: tra gli anni ’80 e ’90 vennero infatti scoperti i primi dinosauri piumati. Come lo Scipionyx, un animale di 50 centimetri simile a una sorta di pulcino. Il suo fossile - battezzato Ciro - è stato reperito soltanto negli anni ’80, per un caso, da Giovanni Todesco: ma prima di quel momento vi era la convinzione che i dinosauri non avessero abitato l’Italia.

 

Con la grafica 3d e l’uso delle tecnologie legate alla paleoarte è cambiata molto la consapevolezza su alcuni animali. È il caso dello Spinosauro, dinosauro presente in Nord Africa, di cui esistevano pochissimi resti. Per diverso tempo abbiamo pensato che lo Spinosauro, che compare anche in Jurassic Park, fosse un terribile teropode, il dinosauro più spaventoso di sempre.

 

Ricostruendo l’immagine dell’animale sappiamo ad esempio che, nonostante fosse lungo più del T.rex, non doveva essere rappresentato in posizione eretta ma a 4 zampe. E che la sua coda è molto diversa dall’idea iniziale che se ne aveva: «È in realtà simile a un’enorme pinna che gli permetteva di nuotare», puntualizza Fabio Manucci. Da queste recenti ricerche si è dedotto infatti si trattasse di un dinosauro in parte acquatico; l’unico caso di un dinosauro così legato all’acqua.

 

Molto utile per la ricerca è stato, attraverso anche l’utilizzo della grafica, comprendere come si muove lo Spinosauro. Il paleontologo Simone Maganuco ha reinterpretato la forma di questo dinosauro carnivoro. Molto si è potuto capire studiando il muso dell’animale, oggi conservato a Milano. La forma interna del muso, la nervazione e il sonar gli permettevano di pescare, captando le prede e distinguendole anche nell’acqua melmosa. Caratteristiche molto simili si ritrovano nel muso del coccodrillo. È la convergenza evolutiva: il fenomeno per cui specie diverse tra loro, per adattarsi ad ambienti simili, sviluppano caratteristiche morfologiche e funzionali analoghe.

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«Qualcosa di simile stiamo provando a realizzare con il dinosauro Scipionyx, il primo dinosauro italiano. Ho ricostruito i suoi organi interni in 3d a partire dal fossile, che era piatto. Confrontandomi con i paleontolgi sono riuscito a creare un modello esplorabile, ora stampato in 3d e conservato al museo di Bergamo. Ciò aiuta a comprenderne l’anatomia. La paleoarte riassume queste informazioni tramite le immagini», spiega Manucci che ora, insieme a Simone Maganuco, Cristiano Dal Sasso e Marco Romano sta svolgendo alcune ricerche legate alla paleontologia in Sardegna, terra antichissima e dunque molto ricca di reperti fossili. Sono stati reperiti ad esempio i resti dell’Alierasaurus, un pelicosauro di enormi dimensioni, tra i 6 e i 7 metri, con arti forti, una lunga coda e una minuscola testa. Si tratta di un gruppo così antico da essersi estinto molti milioni di anni prima che apparissero i dinosauri. Alierasaurus resta, a oggi, il più grande animale del suo tempo, uno scenario inatteso che rivela quanto resti da scoprire sul passato dell’Italia.

 

La riproduzione grafica ha permesso anche di ottenere una serie di informazioni sul colore dei dinosauri. Informazioni che a volte sono contenute nei fossili dove si possono osservare particolari pigmentazioni o striature. Come nel caso di alcune specie conservate con piumaggio. «Studiando i fossili e raccogliendo le informazioni necessarie alla riproduzione grafica, si è notato che una specie aveva la coda a bande bianche e scure, spunto che abbiamo scelto di mostrare anche nella ricostruzione di Scipionyx. Un’altra aveva le ali con alcune maculazioni, come un fagiano variopinto».

 

Per quanto riguarda le scienze naturali, la situazione in Italia è rimasta piuttosto ferma. Una rivoluzione delle conoscenze nel nostro Paese si è osservata negli anni ’90. «Ora si stanno provando a eliminare leggi molto datate che non favoriscono la figura del paleontologo . Spesso veniva confusa l’archeologia con la paleontologia, compiendo un errore grave. L’Italia è indietro per questo, nonostante i fossili ci siano», racconta Manucci.

 

Tuttavia l’interesse per questa materia, da parte delle grandi produzioni, non solo continua ad accendere la fantasia di generazioni di appassionati ma fa anche ben sperare per il futuro della ricerca.