Il direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli interviene dopo l’inchiesta dell’Espresso sul cartello tra Cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra e sacra corona unita nel settore dell’azzardo: «C’è un problema normativo»

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«Stimiamo un giro nel settore del gioco illegale che muove oltre 100 miliardi di euro e provoca minori entrare erariali, nelle casse dello Stato, per circa 15 miliardi di euro l’anno. È di tutta evidenza che di fronte a questo stato dell’arte dobbiamo avere delle regole amministrative coordinate e strumenti di vigilanza ancor più incisivi».

 

Il direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli Marcello Minenna interviene sull’inchiesta dell’Espresso che ha ricostruito il grande patto tra le quattro mafie sulle scommesse online: Cosa nostra, Camorra, ‘Ndrangheta e Sacra corona unita. Accordi per infiltrarsi nel gioco a distanza e nelle scommesse fisiche. Il modulo criminale ricorrente che l’Agenzia registra, è quello di tentare l’infiltrazione attraverso società legali con il rischio di lasciare importanti quote di mercato all’illegalità.

 

«Il sistema soffre della staticità degli ultimi venti anni. Per capire il sistema bisogna immaginarlo come un doppio binario: legale e illegale. Le mafie seguono entrambi i canali per confluire, movimentare e riciclare più denaro possibile. Inoltre dopo il blocco del 2020 dovuto alla pandemia, con la chiusura delle sale scommesse, le mafie si sono assicurate un incremento degli utili in maniera rilevante. Conosciamo il sistema anche grazie ai nostri interventi di polizia coordinati dal Comitato prevenzione e repressione gioco illegale e dall’Ufficio investigazioni dell’Agenzia. Non abbiamo però tutti i poteri che servono per poter intervenire in un settore così importante sia sotto l’aspetto sociale che economico», spiega Minenna, che aggiunge: «Non mi riferisco a conoscenze tecniche e specialistiche interne all’Agenzia, anzi. Abbiamo un ottimo gruppo che studia continuamente l’andamento delle giocate e ci consente di intervenire sui gestori accreditati non appena registriamo anomalie: ricorrenze nelle puntate, conti di gioco intestati a ultraottantenni o a persone decedute, conti utilizzati per trasferire denaro facendo giocate analoghe ripetute e prevedendo parità costante tra vincite e perdite. Abbiamo oscurato più di 200 siti illegali solo dallo scorso gennaio e collaboriamo quotidianamente con le forze di polizia e i diversi Centri Operativi della Direzione investigavate antimafia. Ma non basta, il problema è di carattere normativo».

 

Minenna per conto dell’Agenzia ha presentato un pacchetto di proposte in Parlamento nelle commissioni di merito: «Sono molto preoccupato rispetto all’attuale quadro normativo. Soprattutto nell’ambito della regolamentazione del gioco legale. In Italia vige un sistema concessorio, in ragione del quale l’Agenzia svolge compiti di regolazione e di vigilanza oltre che repressivi. È necessaria, ad esempio, la realizzazione di un albo che preveda regole chiare per tutti. Aprire le frontiere del gioco legale ad una vigilanza preventiva e non repressiva è il primo punto cruciale di un approccio dinamico al settore e non più statico. La mia precedente esperienza in Consob mi ha insegnato che per controllare e monitorare un settore così delicato, occorre far emergere i punti di criticità e di illegalità, al fine di porre a terra un percorso di completa armonizzazione del sistema. L’Agenzia deve avere quindi poteri di controllo approfonditi e immediati. Invece, le diverse competenze normative ripartite tra Stato e Regioni e la stratificazione di leggi, è un punto di caduta rilevante. Il settore ha bisogno di regole anche severe ma certamente determinate».

 

Da oltre dieci anni lo Stato non rinnova le concessioni. Da tempo, infatti, per problemi giuridici connessi alla mancata attuazione dell’intesa statuita nel 2017 in Conferenza Stato, Regioni ed Enti locali che ha disciplinato le regole che lo Stato avrebbe dovuto seguire per l’attuazione delle nuove modalità di gioco, è fermo il bando per il rinnovo delle concessioni per il gioco fisico. Ciò va a vantaggio della criminalità organizzata che tenta di fornire l’offerta di gioco non autorizzata lì dove la domanda rimane comunque forte. In tal senso, e proprio sulle scommesse del gioco fisico, è in corso un profondo contenzioso tra i concessionari e gli enti Regionali che hanno disciplinato la materia ai sensi dell’articolo 117 comma 3 della Costituzione di fatto, creando un effetto paradossale ed espulsivo della legalità: «I nuovi bandi – già predisposti e inviati al Consiglio di Stato per il parere di competenza - potrebbero essere una grande occasione per rilanciare il settore e renderlo più trasparente: consentendo l’arrivo di importanti know-how internazionali e allo stesso tempo garantendo un risultato certo di minor permeazione alle infiltrazioni mafiose. Ma se non cambia il quadro normativo la strada sarà in salita».