Per una parte degli italiani e i loro megafoni mediatici la libertà personale vale solo per decidere di non proteggersi e non di proteggere gli altri, ma decade nel momento in cui violi i dettami della Chiesa

Ogni opinione sulla lotta al Covid-19 e su come affrontare una strage da 150mila morti è ovviamente legittima. Anche quelle più becere e violente, se rientrano nell’ambito della legge. Sarebbe anticostituzionale impedire di esprimersi su certi temi a chi li molesta per questioni di fatturato, a chi schiera la propria malafede per aumentare il numero di copie e il traffico web, a chi, insomma, probabilmente ben sapendo il danno concreto che procura, torturi un piffero suonato per attrarre gli stolti in una battaglia che danneggia in primis loro stessi.

 

L’articolo 21 della Carta non prevede questi distinguo, e per fortuna. Esistono così testate che vivono di propaganda, a proposito delle quali si può al massimo registrare con una sorta di rassegnata soddisfazione ove l’ipocrisia emerga plateale e stentorea. A proposito di Costituzione: giorni fa la Corte ha cassato il referendum sul fine vita, scatenando nella stampa italiana un coro pressoché unanime. Sull’ignavia della politica, quantomeno. Ma, più in generale, su una visione esorbitante del contrappeso democratico che ha invaso il campo dell’etica assumendo una visione ultra-cattolica che stride in primis con la prassi quotidiana.

 

Lo sa bene chiunque di noi abbia avuto a che fare con la malattia di lungo corso, con la dignità di chi vuole abbandonare il proprio corpo, con la sofferenza diffusa che l’affetto per una persona cara provoca, nel momento in cui l’esistenza divenga un inciampo verso il decoro. Interiore, esteriore. E qui è scattato il cortocircuito che, in mancanza di argini scritti alla disonestà intellettuale, ha quantomeno funzionato da reagente chimico, da controprova.

 

Il giornale che più di tutti combatte la battaglia contro i vaccini, contro i certificati di avvenuta vaccinazione, cianciando tra le altre cose di “libertà dalla puntura” da raggiungersi rivendicando la sovranità personale sul proprio corpo, si è infatti espresso frontalmente contro il cosiddetto “omicidio del consenziente”. La libertà personale vale dunque solo per decidere di non proteggersi, e non di proteggere gli altri, ma decade nel momento in cui violi l’entità superiore, cioè dio, cioè il supremo custode che non tollererebbe una norma scritta ma, nella sua infinita misericordia, chiude l’occhio laddove la gente si suicidi senza rivendicarlo. A questo punto non resta che sperare nell’esistenza di un Creatore, e che costui o costei la manifesti esprimendosi pubblicamente per la profilassi e il senso civico. In caso contrario, avremo la conferma che il paradosso libertario di alcuni commentatori, e dei loro aedi televisivi – “Donatoooooo!” – hanno come unico scopo la difesa di un articolo scritto della Costituzione, il 140°: io faccio un po’ come cazzo mi pare, basta che non si sappia in giro.

 

Lega Calcio

Romanzo federale

Al momento di andare in stampa non è ancora chiaro se il Cassandra Crossing del nostro calcio sia stato deviato in direzione di Confindustria, dunque se Bonomi sia uscito dalla sindrome della Casellati, o se il convoglio senza manovratore proceda garrulo verso lo schianto. Fossi in loro, confermerei Lotito. In fondo la sua presidenza di Lega è sempre stata come l’eutanasia: si fa ma non si dice. E la fine è nota.