Camuffate da uffici di servizi, in realtà sono centri per monitorare la popolazione e rimpatriare i dissidenti. Ecco la mappa

Le autorità cinesi hanno creato in Occidente una fitta rete di stazioni di polizia camuffate da uffici di servizi. In Italia sono state trovate almeno 10 stazioni. Tutto è partito dal progetto cinese di far rientrare i “fuggitivi” nella madrepatria convincendoli personalmente anziché chiederne l’estradizione.

 

In alcuni documenti pubblici consultati da L’Espresso la rete di stazioni di polizia viene raccontata come un importante risultato dei pattugliamenti congiunti tra Italia e Cina iniziati nel 2016. Le prime sono state aperte a Milano e Roma.

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Le stazioni identificate sinora sono sparse su tutto il territorio nazionale, da Bolzano fino alla Sicilia. Tra le città coinvolte ci sono Venezia, Firenze e Prato, tutti luoghi importanti per la comunità cinese in Italia. A Prato ad esempio c’è la più grande comunità cinese d’Europa, attratta intorno al Duemila dal florido tessuto produttivo tessile. Mentre a Venezia il numero di imprenditori cinesì è quasi raddoppiato in dieci anni.

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Nel complesso, i cinesi regolarmente censiti in Italia sono circa 300mila. Un bacino importante da dover monitorare per Pechino. Così si è deciso di partire proprio dall’Italia per mettere le mani su mezzo Occidente, controllare l’opinione pubblica dei cinesi all’estero e “persuadere al ritorno” in Cina i dissidenti e i fuggitivi scappati dalle maglie del regime.