Il sistema dell’istruzione pubblica aggrava le ingiustizie sociali, mentre l’ideologia del nuovo governo promuove le eccellenze individuali. E mentre l’Italia discute, Putin torna a minacciare l’uso dell’atomica

Di sicuro è tornata la politica. Con i leader, le contrapposizioni e le idee sul Paese. E la legislatura è entrata nel vivo già con l’intervento alla Camera di Giorgia Meloni, replicato al Senato, dove era scontato che ottenesse la fiducia. Eravamo curiosi del discorso della presidente del Consiglio e di quello che avrebbe ribattuto l’opposizione.

 

E la premier non ci ha sconvolto, perché è stata coerente con ciò che aveva urlato nelle piazze durante la campagna elettorale. L’opposizione invece ha provato a fare l’opposizione. E la presidente di Fratelli d’Italia ha fatto capire che è a capotavola della sua maggioranza di destra.

 

Quello di Giorgia Meloni è stato un lungo discorso la cui forma e contenuto ci riporta ad un linguaggio, non più tecnico, ma a una mossa che si rifà alla politica da prima Repubblica. Lo schema è quello e ci fa guardare indietro. Ma per quello che dice di fare, senza riforme la macchina non può funzionare perché rischia di incepparsi. E con lei il Paese.

 

Due punti, anzi, due valori che sono stati indicati dalla premier, fanno però discutere e sono il merito e l’uguaglianza, che lei considera “fratelli”. Il riferimento è all’istruzione, alla scuola pubblica, che non sta bene. Soffre e con lei pure docenti e studenti.

 

Meloni e il suo ministro devono sapere che gli istituti sono costretti a chiedere contributi economici alle famiglie dei ragazzi per comprare quello che occorre agli studenti per le loro attività. Cose alle quali hanno diritto. E ne viene fuori non una scuola dell’uguaglianza dei diritti e dei doveri, nella quale siano promossi la cultura e il merito, ma una scuola della diseguaglianza perché divide per provenienza, ceto sociale e ricchezza. Sono gli stessi docenti che si chiedono: come si persegue il bene comune se non si difendono i diritti di tutti? Gli strumenti degli insegnanti sono la pazienza, l’approfondimento, l’impulso alla fatica e allo sforzo per aumentare il numero dei capaci e meritevoli.

 

Per questo motivo mentre il governo di Giorgia Meloni ne fa una questione di merito, la scuola è lo specchio delle disuguaglianze: qualità scadente, opportunità negate, dispersione scolastica a livelli record. E ci sono i tagli agli investimenti anche per l’edilizia scolastica. Occorre stare accanto a docenti e studenti. Per non lasciare nessuno indietro.

 

E mentre Meloni fa “lezioni di merito”, nel mondo temono le azioni nucleari del presidente russo, Vladimir Putin, il quale si è messo comodo ad assistere ad una esercitazione delle forze di deterrenza strategica, simulando una risposta ad un attacco nucleare. Lo zar torna a minacciare l’uso della bomba atomica. Per questo il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, ha fatto subito sapere al Cremlino che «la Nato difenderà tutti gli Alleati». «Vladimir Putin sta perdendo sul terreno e sta rispondendo con attacchi sui civili e con una retorica nucleare». Stoltengerg ammonisce la Russia: «Non usi falsi pretesti per una escalation. La Nato non sarà intimidita nel suo sostegno» all’Ucraina. Scenari nazionali e internazionali sui quali il nuovo governo dovrà iniziare ad operare e decidere. Per merito.