La relazione della Commissione Parlamentare antimafia lancia l’allarme: le cosche hanno modificato le strategie per adattarsi alla pandemia. E ora puntano ai soldi del PNRR

La crisi per la pandemia ha colpito quasi tutti i settori economici, non le mafie. Le cosche hanno visto nell’ipertrofia normativa e nella crisi sistemica della piccola e grande industria l’opportunità decisiva per fare il grande salto e voracizzare intere entità aziendali e professionali. Nel silenzio del grande dibattito pubblico, più incline a parlare di riaperture che di voracità della criminalità organizzata.


Una disattenzione che potrebbe costare cara al Paese. A dirlo non è più solamente la Procura Nazionale Antimafia, guidata da Federico Cafiero de Raho, ma con una relazione di 100 pagine anche la Commissione Parlamentare antimafia, che ha approvato nei giorni scorsi il documento del deputato dem Paolo Lattanzio, coordinatore del comitato "Prevenzione e repressione delle attività predatorie della criminalità organizzata durante l'emergenza sanitaria”. Un gruppo di lavoro che ha scandagliato nel corso di questo anno di pandemia tutti i territori sensibili in cui le mafie hanno tratto benefici e vantaggi e che ha indicato in modo chiaro quali sono i terreni normativi in cui il Parlamento deve muoversi.

 

Dal lavoro approvato all'unanimità emerge subito come i due assi lungo i quali le mafie si stanno già muovendo, quello economico e quello sociale, viaggiano di pari passo. Da un lato l’aggressione di imprese e settori in difficoltà economica di facile permeabilità, intercettando fondi nazionali ed europei e dall’altro la sostituzione dello Stato e del welfare ufficiale con strumenti di finto soccorso per i cittadini in difficoltà offrendo servizi, prestando denaro, sobillando e orientando il malcontento in modo omogeneo.

 

Emerge infatti dalla relazione una capacità interpretativa differente della crisi a seconda dei territori, una sorta di carnet di servizi criminali in base alle aree geografiche. Perché se è vero che gli appetiti sono molteplici è vero anche che le mafie hanno reagito in modo multiforme al primo lockdown alternando una aggressiva politica di saccheggio imprenditoriale a nuove modalità di spaccio di sostanze stupefacenti, rendendo più innovativa l’offerta.

 

“Quello che è accaduto nella società con uno scatto in avanti nella digitalizzazione e nello smart working ha costretto le mafie a dei passi in avanti anche in questo campo - sostiene Lattanzio - durante la pandemia è aumentato il commercio di sostanze illegali commerciate sui social network, in particolare su Instagram e Telegram. Un segnale importante che ci fa comprendere come le organizzazioni in modo camaleontico cerchino di sopravvivere ad ogni contingenza".

 

Nel prossimo futuro la partita più importante appare quella del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che rischia di essere un banchetto senza fine per i clan perché, come spiega Lattanzio: “Si possono incontrare non solo le croniche difficoltà degli Enti Locali nella gestione dei flussi di denaro connessi alla progettazione strutturale, ma anche ad una possibile mancanza di reazione immediata alle infiltrazioni criminali”.

 

Sono proprio la mancanza di rigore e di competenze dentro la Pubblica Amministrazione, secondo la relazione, i cavalli di Troia utilizzati dalle mafie per entrare e condizionare le istituzioni. Anche per questo motivo secondo Paolo Lattanzio: “Adesso Governo e Parlamento hanno il dovere, per avere una adeguata attuazione del PNRR, di intensificare l’attività di contrasto alle infiltrazioni negli appalti da parte della criminalità organizzata. Senza questa azione incisiva si verificheranno storture in tutto il Piano”.

 

Tra chiusure aziendali, lotta per entrare nelle strutture sanitarie, cambi repentini di codici Ateco delle aziende, spaccio online, gioco illegale, welfare criminale sul territorio, il documento della Commissione Antimafia sottolinea come il nuovo volto della criminalità passi per l’innovazione e la sostituzione dei rami di azienda e di quanto l’emergenza reale inizierà proprio al termine della campagna vaccinale, quando gli ammortizzatori sociali e le agevolazioni per le imprese cesseranno a livello europeo.

 

“Ne usciremo migliori” e “andrà tutto bene” sono stati i mantra dei primi mesi della pandemia, al momento sembrano le mafie le uniche ad aver capitalizzato questi auspici aumentando il loro prodotto interno lordo e sfruttando come sempre il silenzio colpevole del mondo intorno.