Scontri e bottiglie molotov hanno infiammato negli ultimi giorni l’Ulster. Facendo ripiombare la regione nell’incubo degli anni scorsi

I quartieri unionisti di Sandy Row e Newtownabbey a Belfast, la cittadina di Carrickfergus, l’area di Tullyally a Derry/Londonderry sono tornate ad essere teatro di disordini con protagonisti gruppi di giovanissimi unionisti e la PSNI (Police Service of Northern Ireland). Un attacco “orchestrato”, secondo le forze dell’ordine, i cui mandanti sono da ricercare nelle vecchie formazioni paramilitari filo-britanniche. A Portadown e a Markethill, piccoli centri della contea di Armagh, i lealisti hanno invece organizzato alcune parate non autorizzate con tanto di bandiere, tamburi e la scorta di uomini a volto coperto. Sono stati atti di forza per evidenziare l’attivismo dei componenti più radicali della comunità. Finora il bollettino conta 41 agenti feriti e decine di arrestati, tra cui anche due ragazzini di 13 e 14 anni.

 

Il fenomeno del “recreational rioting”, gli incidenti fatti quasi per divertimento, è ancora in voga tra le nuove generazioni nordirlandesi. Gli adolescenti si impegnano spesso in piccole battaglie contro la polizia o contro i loro “rivali” della comunità opposta, in particolare nelle aree di confine tra i quartieri unionisti e nazionalisti divisi ancora da muri. Mandati avanti dai più anziani testimoni dei Troubles, lanciano sassi e bottiglie incendiarie contro gli agenti e le camionette blindate, per poi scappare consapevoli di rischiare ben poco a livello penale per via della loro età. Comportamenti derivanti sia dal disagio sociale presente in molti quartieri, sia dai retaggi del passato che stentano ad abbandonare l’Irlanda del Nord.

 

Nella comunità unionista sta crescendo la rabbia per via delle conseguenze della Brexit, voluta in realtà proprio da loro. In Irlanda del Nord, al referendum del 2016 sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea, i lealisti votarono per staccarsi da Bruxelles, anche se poi nella regione vinse il “remain” con più del 55 per cento dei voti. Ora, con il Protocollo firmato dal governo di Boris Johnson e l'istituzione di fatto di un confine marittimo che divide l'intera isola di Smeraldo dal resto della Gran Bretagna, si sentono più vicini a Dublino che a Londra, non solo geograficamente ma anche politicamente.

 

Il malcontento sta esplodendo perché la popolazione dell’Ulster leale alla Corona si sente abbandonata da Downing Street, sacrificata per evitare il confine rigido con la Repubblica d’Irlanda che avrebbe invece infervorato gli animi dei nazionalisti. La causa che ha scatenato l’agitazione lealista delle ultime ore è stata la decisione di non perseguire i 24 membri dirigenti dello Sinn Fein (il partito nazionalista nell’isola irlandese) che il 30 giugno parteciparono al funerale di Bobby Storey, storica figura dell’Irish Republican Army (Ira), non rispettando le misure anti-Covid. Sembra che poi un altro possibile incentivo allo scoppio di disordini sia stato l’arresto, qualche giorno fa, di alcuni membri di una cellula del gruppo paramilitare dell’Ulster Defence Association (Uda), implicati in traffici di droga.

 

Ma i protestanti e i lealisti si sentono accerchiati. I trend demografici mostrano come a breve verranno superati dalla crescita dei cattolici e repubblicani. Lo scorso 21 marzo si è svolto il censimento online nella regione i cui risultati, attesi nel 2022, potrebbero cambiare gli equilibri della società e gettare la basi per un nuovo referendum per l’unità dell’isola irlandese. Nel testo del Good Friday Agreement siglato nel 1998, infatti, è prevista la possibilità di indire una consultazione sia a Belfast che a Dublino, nel momento in cui la maggioranza della popolazione lo richieda. La comunità filo-britannica dell’Irlanda del Nord percepisce il rischio e non sembra essere disposta ad accettarlo in maniera passiva. Si teme che la prossima estate, già tradizionalmente periodo di disordini, sia ancora più infuocata del solito in un territorio che rimane nel cuore dell’Europa, nonostante la Brexit.