L’ex ministra gestisce “Ciao Maschio" a forza di proverbi e luoghi comuni. Ma la conduzione è un mestiere. Che, almeno in teoria, andrebbe lasciato a chi è capace

Prepararsi almeno sommariamente per fare un qualsivoglia mestiere è una regola che dovrebbe valere più o meno sempre. Tranne che per la carriera televisiva. Soprattutto se la tua vita precedente l’hai passata in politica.

 

Irene Pivetti nello studio di Luciano Rispoli seguiva a occhi chiusi l’allora marito Brambilla mentre cantava “Questo piccolo grande amore” muovendo il foulard con ferocia sognante. Da lì a breve lasciò la Lega per entrare negli studi televisivi a cercar fortuna sino all’approdo alle danze di Milly Carlucci.

 

Antonio Razzi, abruzzese emigrato in Svizzera entra alla Camera nel 2006, si dichiara pronto a buttarsi sotto un treno per Berlusconi e si ritrova nel rutilante mondo televisivo. Sino all’inevitabile passaggio nelle danze di Milly Carlucci.

 

Alessandra Mussolini, una laurea in medicina e una carriera cinematografica che tanto ha regalato al popolo italico, si lancia in politica con ardimento ma quando chiude il ciclo si dedica alle danze di Milly Carlucci.

 

Infine Nunzia De Girolamo. Deputata per due legislature e un’esperienza da ministra getta il suo futuro politico dietro le spalle e guarda un po’ il caso, sbarca nella pista danzante di Milly Carlucci. Ma, detto che “Ballando con le stelle” qualche responsabilità se la dovrebbe sentire, a Nunzia il mambo sta stretto e sprezzante del pericolo fa proprio l’antico adagio “chi sa fa, chi non sa fare fa tv”. Così dopo una dura gavetta come opinionista di Giletti, si sente pronta per “Ciao Maschio”, un programma tutto suo che ingenuamente la accoglie di buon grado.

 

Per scavare nell’intimo dei suoi ospiti e svelarne i segreti, De Girolamo si arma di un ricco sacchetto di frasi fatte, qualche proverbio trito e un Bignami di luoghi comuni. E la domanda sorge spontanea: perché Nunzia? Perché nessuno le ha suggerito che anche la televisione nel suo piccolo è un lavoro, dove pressapochismo e approssimazione non dovrebbero trovare spazio? Essere in grado di reggere uno studio, magari riuscendo a interessare chi ti guarda, non è obbligatorio. Se si è stufi di mozioni parlamentari si possono prendere tante strade.

 

Se si va in pensione è legittimo tirare sfoglie, completare puzzle, meditare, scrivere haiku o gorgheggiare nel coro di quartiere. E non solo regalarsi alla tv, dove, è bene ricordarlo, c’è pur sempre qualcuno dall’altra parte dello schermo che ti deve guardare. E che a un certo punto potrebbe a buon diritto persino essere stufo dei dilettanti allo sbaraglio. Come se per assurdo, si buttassero in politica i primi che passano. Sarebbe, neanche a dirlo, inaccettabile. Meglio ballare con Milly Carlucci.