Meno manifestazioni e meno partecipazione a iniziative politiche e di volontariato. Un effetto della pandemia e della paura delle infezioni ma non solo, visto che calano anche azioni di consumo critico e raccolta firme

Continuano gli effetti della pandemia sull’attivismo civico e politico degli italiani. Già lo scorso anno si era registrata una contrazione della partecipazione, dopo l’effervescenza osservata nel 2019 con il movimento delle Sardine, dei Fridays For Future e comunque di una mobilitazione “contro”. Quest’anno, l’Osservatorio su Gli Italiani e lo Stato, curato da LaPolis dell’Università di Urbino e Demos, mostra come la partecipazione si sia ulteriormente ridotta rispetto al 2020, quando c’erano comunque state mobilitazioni all’insegna dell’«andrà tutto bene», segnate da forte emotività durante il lockdown. Le restrizioni per fronteggiare la pandemia hanno inevitabilmente contenuto l’espressione del potenziale civico e politico.

 

 

Non significa che non vi siano state azioni collettive che hanno coinvolto la comunità. Le continue manifestazioni no-vax, no-pass, no-mask nelle città, o in rete, ne sono una testimonianza. Tuttavia, fa una certa impressione vedere come tutti gli indicatori siano scivolati al di sotto di quanto si era registrato 10 anni fa. Manifestazioni come flashmob, sit-in, la protesta politica o iniziative di partito (12%) si sono dimezzate rispetto al periodo pre-pandemia. In calo anche quelle legate all’ambiente (27% vs il 42%), alla città/quartiere (26% vs 38%).

 

 

Lo stesso volontariato (34%) ha perso 10 punti percentuali rispetto al 2019. Ma non è solo la partecipazione nel territorio a mostrare segni di riflusso. Sono state toccate anche le forme di impegno attraverso il consumo critico, che dopo aver coinvolto la metà degli italiani è sceso al 44% e poi al 38% negli ultimi due anni. Si tratta di una tendenza comune all’altra formula di consumerismo politico: il boicottaggio di prodotti o servizi. Lo stesso, anche se in misura minore, è avvenuto per le discussioni politiche via internet (26%). Le petizioni, in maggioranza organizzate online, sono scese dal 37 al 32% e vedono in primo piano il protagonismo dei giovani (57%) e dei giovani-adulti (52%).

 

 

La pandemia ha offerto un argomento forte ad alcuni intellettuali e politici che con le loro prese di posizione si sono posti come riferimenti per una minoranza inquieta della società. Quella intimorita e dubbiosa sul vaccino ma anche critica sulla gestione della crisi pandemica. Il sospetto nei confronti dell’establishment - che siano governanti, figure istituzionali o scienziati - si è alimentato grazie al dibattito pubblico che ha preso forma tra chat, salotti tv e protesta di piazza, toccando direttamente il discorso democratico. Tutto ciò si è saldato alla critica o all’insoddisfazione verso il sistema della democrazia rappresentativa. Questi orientamenti, infatti, sono più diffusi tra quanti hanno partecipato o sono d’accordo con le manifestazioni “no-vax”.

 

 

La rete viene vista come uno strumento di critica e denuncia dei governanti, come azione di monitoraggio democratico per il miglioramento della democrazia stessa (55%). “Non luogo” per definizione, la rete è diventata il “luogo” per una porzione di opinione pubblica. In tempi di pandemia viene usata come megafono da una componente minoritaria, impaurita, a volte incattivita, che intreccia la complessa questione delle libertà democratiche e la gestione della pandemia con idee complottiste e una retorica antiscientista.

 

 

Nota metodologica

Il Rapporto su Gli Italiani e lo Stato, giunto alla XXIV edizione, è realizzato dal LaPolis – Laboratorio di Studi Politici e Sociali dell’Università di Urbino e da Demos & Pi per L’Espresso e La Repubblica. La rilevazione è stata condotta da Demetra con metodo MIXED MODE (Cati - Cami - Cawi).

Periodo 29 novembre - 6 dicembre 2021. Il campione (N=1.211, rifiuti/sostituzioni/inviti: 8.944) è rappresentativo della popolazione italiana con 18 anni e oltre, per genere, età, titolo di studio e area (margine di errore 2.8%).

L’indagine è stata diretta, in tutte le sue fasi, da Ilvo Diamanti. Fabio Bordignon, Luigi Ceccarini, Martina Di Pierdomenico, Ludovico Gardani, Natascia Porcellato e Alice Securo hanno curato la parte metodologica, organizzativa e l’analisi dei dati.

"I dati sono arrotondati all’unità e questo può portare ad avere un totale diverso da 100".

Documentazione completa su www.sondaggipoliticoelettorali.it