Tra la gente di mare sopravvive l’usanza di regalare triglie e gronghi nei giorni di buona pesca. Che ci dice qualcosa sull’oggi

Un giorno un pescatore mi permise di salire sulla sua barca per fare un giro nel porto. Aveva 84 anni e qualunque cosa facesse o accadesse, la accoglieva con gratitudine: «Se invece fossimo in guerra...».
La guerra era finita da settant’anni, ma lui se la ricordava così bene che sembrava trovasse miracoloso di essere ancora vivo, e lo ribadiva più volte al giorno.

«Forza, signorina, salta su! Se fossimo in guerra saresti già morta!». Saltai dal molo alla barca, volando sopra i fatali cinquanta centimetri di acqua che, se fossimo stati in guerra, avrebbero potuto inghiottirmi per sempre.
«Oggi sembra olio». Così si dice quando il mare è calmo al punto che le onde quasi non ne turbano la superficie. La barca scivolava sull’acqua verde e traslucida. Il pescatore interruppe il silenzio dandomi il timone in mano. «Avanti, signorina: prova tu! Per andare a sinistra lo giri a destra, e viceversa».
«È sicuro?».

Non mi rispose. Scoprii che la barca avanzava meno facilmente di quanto pensassi. Anche quando sembra olio, il mare resiste, e allo stesso tempo ti impedisce di fermarti.

Il piccolo motore crepitava all’ombra di un’enorme portarinfuse nera e rossa, le alte gru gialle impegnate a sollevare masse polverose di minerali. Girai un poco a destra: volevo tornare indietro. A sinistra. La nave mi incuteva timore. Prima che lo potessi realizzare, la barca era già divenuta un’estensione del mio corpo. La presa sul timone era salda; ma era come se non fossi stata io a tenerla. Completai la manovra con un giro ampio. Il pescatore mi sorrise e riprese il timone. Non disse nulla.

Il mare a volte sembra un misterioso paradiso. A volte invece sembra un deserto; quel giorno, simile a olio e arso da un sole che soffocava l’aria senza nuvole e uccideva gli odori, pareva più un deserto. In giorni come questi i pescatori emergono dalla foschia salina come cammelli nel blu, di ritorno dopo aver collezionato pesci come se avessero raccolto tesori nella sabbia. Pochi pescatori qui vivono di pesci. Questo non è un mare particolarmente generoso. Alcuni li portano a casa e li cucinano in famiglia, altri li regalano agli amici, a volte li rivendono al mercato del pesce. Se vivi intorno al porto, è facile ricevere in dono una sacca di triglie, o di gronghi, o di acciughe, dai pescatori che non possono vivere di pesci. È un’antica rete di amicizia tramite cui la gente del porto è felice di condividere i tesori del mare.

Mentre scrivo, ho ancora in freezer una sacca di gronghi che ci sono stati regalati mesi fa. È bene non consumare subito tutto il pesce e, se ne hai uno, conservarlo nel congelatore fino al prossimo regalo. Queste riserve di pesce sono frutto di gentilezza, ma sono anche un monito. Perché il mare può essere un paradiso ma può essere anche un deserto. Raccogliamo per gli altri, prima che arrivino i giorni del deserto.

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