Il Tar del Lazio respinge i ricorsi e dà un nuovo via libera all'azione del ministero dei Beni Culturali, che nel 2018 aveva sancito la proprietà statale delle meravigliose carte arrivate dal Rinascimento. Nuova puntata di una lunga querelle giudiziaria intorno alle lettere dell'intellettuale aretino con Michelangelo, Annibal Caro e Cosimo dei Medici

Le carte di Giorgio Vasari sono e resteranno bene di Stato. Gli scritti che conservano i dubbi di Michelangelo, le recensioni di Annibal Caro alle "Vite dei più eccellenti pittori", e le lettere di Cosimo I de' Medici al grande scrittore del Rinascimento, sono e resteranno bene di Stato. Lo ha appena riaffermato una sentenza del Tar della Toscana, respingendo i ricorsi degli ormai ex proprietari, i fratelli Festari. Il futuro dell'archivio, espropriato dal ministero dei Beni Culturali nell'aprile del 2018 dopo decenni di liti legali, come L'Espresso aveva raccontato mostrando in esclusiva le meravigliose pagine conservate per secoli ad Arezzo, sarà aperto.



L'esproprio, firmato dell'allora direttore generale per gli archivi del Mibact, Gino Famiglietti, restituiva allo Stato la definitiva proprietà della carte, con un rimborso da un milione e mezzo di euro alla famiglia che le deteneva, pur essendo l'archivio vincolato da oltre vent'anni alla casa di Giorgio Vasari. La cifra era stata sempre contestata dai fratelli, Francesco, Leonardo, Antonio e Tommaso, che avevano ereditato le lettere dal padre Giovanni Festari, e avevano tentato di vendere le carte a una società russa, come loro stessi raccontano su un sito web che hanno creato, parlando di "verità nascoste" in merito alla vicenda.

Ora il Tar sembra mettere di nuovo tutto in chiaro. Il ricorso dei fratelli Festari, duramente contrari all'esproprio, è ritenuto destituito di ogni fondamento. «I numerosi e lunghi motivi in cui esso si articola (che ricalcano in gran parte le osservazioni presentate in fase procedimentale) non prendono in considerazione o lo fanno in maniera parziale e distorta le reali motivazioni che stano alla base della dichiarazione di pubblica utilità», scrivono i giudici amministrativi nelle motivazione alla sentenza appena pubblicate. 

Nel merito della cifra, il Tar non interviene. Ribadisce però le motivazioni dell'esproprio. Il Ministero, spiega la sentenza, ha dato avvio al procedimento per via di una gestione diventata «estremamente impegnativa a causa delle difficoltà frapposte dalla parte proprietà». Nel corso degli anni, infatti, scrivono i giudici, i corsivi di Giorgio Vasari e dei suoi amici umanisti sono stati al centro di sequestri giudiziari, pegni e controversie tali da dover chiamare in un'occasione anche la polizia. Povero Michelangelo.