La prima gara per affidare il servizio di caffetteria era stata indetta nel 2002. La seconda solo nel 2018. In mezzo, per anni, pasti e colazioni sono stati gestiti da Relais Le Jardin, la società del genero di Gianni Letta. Interviene l'Autorità nazionale Anticorruzione. Nel frattempo i fratelli Ottaviani, colossi dei catering nel Lazio, hanno cambiato orizzonti di business

La concorrenza è uguale per tutti. Ma per alcuni è meno uguale che per altri. Il 17 novembre l'Autorità nazionale Anticorruzione ha chiuso una relazione sul servizio di caffetteria e catering dell'Auditorium di Roma. Il bar del teatro dedicato a concerti e spettacoli era ed è affidato ad un'azienda esterna, come avviene per quasi tutti i musei e le istituzioni culturali italiane. Vengono definiti servizi aggiuntivi. E la committenza dovrebbe passare attraverso gare regolari, così da garantire la miglior offerta, un po' di concorrenza, il mercato insomma. Ma all'Auditorium la società che aveva vinto il bando nel 2003 non ha avuto competizione fino all'anno scorso. Nel 2007 l'appalto sarebbe dovuto scadere, ma il servizio è rimasto a lei, prorogato, di stagione in stagione, fino al 2018. Undici anni di proroghe.

L'azienda che vendeva brioche e tramezzini agli spettatori, fino all'anno scorso, era Relais Le Jardin, piccolo colosso dei catering di proprietà dei fratelli Ottaviani. Roberto e Stefano Ottaviani, marito di Marina Letta, figlia di Gianni, l'ex potente sottosegretario della presidenza del Consiglio. Come aveva raccontato Emiliano Fittipaldi su L'Espresso, Relais Le Jardin negli anni d'oro dei "Grandi Eventi" era ubiquitaria: dal G8 di Genova alla Conferenza intergovernativa di Roma, dal pranzo tricolore di Obama all'Aquila ai padiglioni italiane nelle Esposizioni universali, ai Mondiali di nuoto: le committenze per i banchetti erano di Relais Le Jardin.

La società è controllata da un'immobiliare il cui comando societario fino all'anno scorso si perdeva in Lussemburgo. Oggi, è della famiglia. Nel 2016 il nome di Stefano Ottaviani era comparso nei Panama Papers: suo il "Lagoon investments group" con sede a Panama. La Relais è appena tornata alle cronache per un'altra vicenda: nel concludere le indagini sul fallimento di Alitalia Sai, la procura di Civitavecchia ha contestato agli ex manager non soltanto false plusvalenze in bilancio, ma anche la «dissipazione di risorse» per oltre mezzo milione di euro. Fra le fatture contestate ci sono 133mila euro di catering durante le riunioni del consiglio di amministrazione. Affidati alla Relais le Jardin.

La delibera dell'Anac, inviata al Comune di Roma - che è proprietario degli spazi, dati in comodato d'uso gratuito alla Fondazione Musica per Roma per la gestione e la programmazione delle attività - non mette in evidenza solo le proroghe continue del servizio, considerate illegittime. Nei rilievi c'è anche la contabilità: il contratto prevedeva infatti il pagamento di una quota fissa e di una parte variabile in proporzione agli incassi. Pagamenti che avrebbero dovuto essere effettuati entro 90 giorni dall'approvazione del bilancio. Dalla documentazione che la stessa Fondazione ha inviato all'Anac però, risulta che i bonifici dovuti da Relais per il 2013, ad esempio, erano arrivati all'istituzione con ben due anni di ritardo. Non solo. L'importo della quota variabile era calcolato sulla base di un semplice elenco, perché non c'era un sistema di contabilizzazione automatica degli incassi che potesse permettere il controllo sistematico delle ricevute. In ogni caso, non ci sarebbero poi prove di attività di verifica da parte dell'ente.

Nel 2018 la fondazione ha indetto una nuova gara. Si sono presentate due aziende. Ha vinto "Le Voilà Banqueting" di Roberto e Vincenzo Azzarone, già a Palazzo Brancaccio, al palazzo delle Esposizioni e al Vittoriano. Sono loro a servire caffè e catering dell'Auditorium adesso. Nell'ultimo bilancio disponibile sul sito di Musica per Roma risulta un credito con Relais Le Jardin per 619.460 «relativi principalmente alle royalties 2018 non ancora scadute».

La società dei fratelli Ottaviani non ha subito scosse, comunque. Il fatturato nel 2018 è arrivato a quasi 20 milioni di euro, in crescita rispetto all'anno precedente, e il bilancio è stato chiuso con un utile di 2,7 milioni. I tramonti romani erano stati previsti in bilancio, dove si citano le concessioni concluse al bar del museo Maxxi e della Bouvette del Campidoglio, «senza che la società abbia partecipato alle gare indette per il rinnovo degli appalti», si legge, nel rispetto di una nuova strategia, per la quale l'azienda «intende continuare a ridurre il proprio impegno nell’ambito delle concessioni di servizi  all’interno  di  complessi  museali  ed  artistici,  destinando  risorse  verso  nuovi  mercati,  non  soggetti  a  vincoli  di spazio  e  di  tempo».