Finalmente il talent di Rai Uno ha smesso l'inseguimento fallimentare con X Factor e ha trovato la sua chiave: ringiovanire grazie agli over sessanta

Quando il Visconte di Valvert sfidò Cyrano de Bergerac riuscì solo a balbettare: «Il suo naso è... molto grande». La risposta del guascone di Rostand è uno dei monologhi più esaltanti della storia delle umiliazioni in versi: «Si potea, putacaso, dirmi, in tono aggressivo: Se avessi un cotal naso, immediatamente me lo farei tagliare!» e così via, della serie, ecco come si fa un confronto serio. Un po’ come la rincorsa col fiatone che per anni ha tentato The Voice contro X Factor, un duello improbo in cui il massimo dell’estro partorito dal talent delle poltrone voltate fu quello di buttare sul ring suor Cristina.

Edizione dopo edizione il programma Rai importato dall’Olanda ha tentato con affanno di tenere il passo contro il gigante di Sky con risultati ai limiti della tenerezza. Poi, in quest’anno dannato, arriva il colpo di genio. Trasferito su Rai Uno, affidato alle mani curate di Antonella Clerici, è uscito dal vicolo cieco della tenzone e ha cambiato strada. La versione over, che sulla carta rischiava di essere l’ennesimo rimpasto edulcorato della Corrida è invece diventato un distributore positivo di sereno intrattenimento senza tempo. Dove non c’è l’offerta di uno scambio impari tra rete e concorrenti. Non una seconda volta, non l’estrema chance ma un regalo che i singoli cantanti in gara scartano con se stessi, lasciando l’adrenalina a chi ne ha ancora bisogno.

The Voice senior è riuscito a mettere in scena uno show senza drammi né screzi, ammantato di quella morbidezza offerta dai capelli bianchi, dai tacchi cinque, dalla tenerezza di voci abituate più che al canto al racconto dei ricordi ai nipoti.

Così una banda di ragazzi irresistibili over 60 si alterna sul palco sfoderando l’arte del gorgheggio d’altri tempi, lasciando spazio al vibrato e ai foulard, giocando senza posta, come una partita a tombola la sera di Natale. E pazienza se in giuria Al Bano si è portato la povera Jasmine Carrisi che dall’alto dei suoi diciannove anni è ancora ferma al «mi sei arrivato», perché in quell’atmosfera che profuma di biscotti anche l’improbabile accoppiata riesce ad avere il suo perché. Tra il pianoforte di Gigi D’Alessio, gli occhiali specchiati di Loredana Bertè e la quota giovani portata da Clementino il mix è funzionale quanto basta per essere oscurato dai concorrenti, vero punto di forza del programma.

Dagli alpini ai cantanti di balera, qualche vecchia gloria, un filo di animalier, nessun follower all’orizzonte, solo un’eco lontana di dischi per l’estate, un po’ di fiatone e la réclame degli apparecchi acustici nelle pause. Che dolcezza, che piacere. E al fin della licenza, nessuno tocca.