Il subcontinente, che conta oltre otto milioni di contagi da coronavirus, si prepara alla più importante festa religiosa. Tra paura, misure di contenimento e molti dubbi

Le luci, lo shopping, i venditori di fiori di calendula per le strade, i mercati pieni di donne accalcate nei loro sari variopinti. Sono i giorni della vigilia del Diwali, la “festa delle luci” in India, che quest’anno cade di sabato 14 novembre, ed è la più importante festività induista. Tradizione vuole che in questi giorni le abitazioni si riempiano di luci, i mercati vengano presi d’assalto, il traffico impazzisca e fiumi di persone si accalchino per le strade per comprare abiti nuovi di zecca e regali da scambiare con i parenti.

Quest’anno, tuttavia, l’importante festività è offuscata dall’ombra della pandemia che si allunga sul Paese asiatico, che ha superato gli 8 milioni di casi di Coronavirus, ed è il secondo al mondo per numero di contagi.

Dopo un lockdown nazionale annunciato a marzo con sole 4 ore d’anticipo dal primo ministro Modi, l’India è lentamente tornata alla normalità dal mese di giugno, con le varie fasi di “unlock” a cui hanno corrisposto incrementali spiragli di libertà. Gli indiani - che ora si trovano nella fase di “unlock 5.0”- hanno però paura del virus e, quest’anno, il Diwali avrà un aspetto più cupo.

«Ho ricominciato a vedere normalmente i miei amici e, sebbene prendiamo precauzioni e usiamo le mascherine e il gel igienizzante per le mani, se devo essere sincero, il distanziamento sociale non esiste in India», dice Ali, 27 anni, insegnante di Surat, città nello Stato occidentale del Gujarat. «Non credo sarà diverso per il Diwali: il governo ha diramato delle linee guida, ma far rispettare il distanziamento sociale in India è molto difficile».

Andavano in questo senso, infatti, i ripetuti appelli caduti nel vuoto del primo ministro Modi a mantenere la distanza interpersonale, con il famoso mantra: “Do Gaj Ki Doori”, letteralmente “due iarde”, ovvero quasi due metri.

Ali attualmente lavora in smart working da casa sua nella città vecchia, la parte di Surat che a inizio pandemia era stata maggiormente colpita dal virus. In alcune parti del Paese le scuole hanno riaperto il 2 novembre, ma non nel Gujarat. «Di certo qui non riapriranno prima di dicembre. E in ogni caso dall’8 al 21 novembre c’è una pausa didattica per il Diwali, forse dopo di allora si saprà qualcosa».

«Quest’anno sono stati cancellati tutti i nostri festival» dice Kushal, trasferitosi in Francia da cinque anni ma anche lui originario di Surat. «Continuavamo a ripeterci: “Ok, in due mesi sarà tutto finito”, poi ci dicevamo che sicuramente prima del Diwali le cose sarebbero tornate alla normalità. Ora il Diwali è arrivato ma siamo ancora nel caos».

«In condizioni normali», racconta il ventisettenne, «questa festa è il momento per ritrovarsi con la propria famiglia. Il giorno dopo il Diwali – che per il calendario lunare è il primo giorno dell’anno – ci si sveglia presto, si va al tempio e poi a far visita ai vari parenti. In pratica si va di casa in casa e si ricevono e offrono dolci - Kajukatli e Dudhi halwa per lo più – e qualcosa da bere. Niente alcolici, perché il nostro Stato è uno dei quattro ad avere il divieto di produrre, vendere e consumare alcol».

Il riferimento, è al fatto che il Gujarat è la terra natale del Mahatma Gandhi, il padre della nazione, e che per preservarne la purezza vi viene applicata questa legge sulla produzione e il consumo di bevande alcoliche. La città d’origine di Kushal - l’ottava più grande del Paese con quattro milioni di abitanti - è spesso definita la “Manchester dell’India”, per le sue attività manifatturiere.

Per i genitori di Kushal, proprietari di un’attività tessile, il Diwali coincide ogni anno con il picco delle vendite. Quest’anno le cose vanno diversamente. «Nei giorni prima del Diwali normalmente si fanno molti affari, è come il Natale in Francia. Quest’anno invece - stando a quanto mi raccontano i miei genitori – c’è stato un calo rispetto agli scorsi anni. La gente ha paura di uscire di casa per fare acquisti. È un Diwali più in sordina rispetto agli altri anni».
Nella festa della socialità per eccellenza, l’India prova dunque a riscoprire la normalità e il conforto dei legami famigliari. Ma la “festa delle luci” sembra brillare quest’anno di un’aura un po’ meno intensa.