I passeggeri sono spesso curdi, siriani o iracheni e la loro fuga verso l’Europa parte da Istanbul. Imbarcazioni a vela, cifre dacapogiro, equipaggi fantasma. E su L'Espresso in edicola i racconti dell’orrore fatti dai migranti

Aggirano i muri europei percorrendo la rotta ionica a bordo di costose barche a vela o potenti motovelieri intestati a società fittizie e spesso battenti bandiera americana. I membri dei loro equipaggi sono autentici fantasmi: tutti di nazionalità russa o georgiana, incensurati e mai schedati dalla polizia internazionale.

Mentre il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ordina la chiusura dei porti, annuncia trionfante che gli sbarchi sono stati azzerati e punta il dito verso le navi delle Ong accusate di essere “taxi del Mediterraneo”, c’è un piccolo e silenzioso fenomeno che sta crescendo intorno alle nostre coste ma al quale il vice premier non ha mai dedicato nemmeno un tweet. E ve lo raccontiamo su L'Espresso in edicola da domenica 14 aprile

E’ il nuovo business gestito da potenti clan criminali venuti dall’Est, uniti in un sodalizio  con organizzazioni turche: una rete di scafisti che  trasporta i migranti a bordo di imbarcazioni di lusso in cambio di compensi da capogiro. Per le forze dell’ordine si tratta un rebus  ancora tutto da comporre, riconducibile alla mafia russa, che dopo aver conquistato il monopolio nel settore dei furti in appartamento e del riciclaggio in tutta Europa ora ha affondato le mani anche nel traffico di migranti.

Le regole dei padrini dell’Est sono sempre le stesse, applicate ad ogni loro settore criminale: silenzio, discrezione e gestione della manovalanza in perfetto stile paramilitare.
 
Negli ultimi mesi questi sbarchi fantasma sono aumentati a vista d’occhio, con una media di circa due approdi a settimana. Gli investigatori calcolano che per ogni passeggero gli scafisti guadagnino fino a 10.000 euro a testa, in gruppi di circa 70 persone alla volta per una media di 5000 viaggi all’anno.
 
Quasi sempre gli scafisti dell’Est percorrono il tratto di mare tra la Grecia e la Puglia, che diventa la scorciatoia ideale. Anche se di recente molti degli sbarchi fantasma sono avvenuti in Sicilia, nella costa del Ragusano, aggirando ogni tipo di controllo. I passeggeri sono spesso curdi, siriani o iracheni e la loro fuga verso l’Europa parte dal quartiere Aksaray a Istanbul: è lì che avvengono i primi contatti con queste potenti organizzazioni criminali, come ricostruito da l’Espresso in edicola da domenica 14 aprile attraverso i racconti dell’orrore fatti dai migranti. 

 

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