L'appello del Segretario generale di Reporters sans frontières ai candidati che vogliono entrare a far parte del Parlamento di Strasburgo: «La protezione del giornalismo deve potersi identificare in un individuo. Oggi ci impegniamo affinché la futura Commissione nomini un commissario incaricato di far fronte a questa sfida»

Una persona su due nel mondo non ha accesso ad una libera informazione. Noi, Europei, possiamo considerarci fortunati di godere di questa libertà «che permette di garantire l’esistenza di tutte le altre libertà». Nella classifica mondiale della stampa elaborata da Reporters sans frontières (RSF), il nostro continente è di gran lunga il migliore in termini di protezione della libertà di stampa. Ma non facciamoci troppe illusioni: negli ultimi anni, una diga è saltata in Europa, e questa colonna portante delle nostre democrazie è oggi seriamente in pericolo.
 
L’uccisione del giornalista saudita Jamal Khashoggi a Istanbul ci ha fatto intravedere quale tipo di violenza, spesso mostruosa, può essere inflitta ai nostri colleghi nel mondo. Ora, l’Europa non è al sicuro da tutto questo. A Malta, Daphne Caruana Galizia è stata uccisa per aver scoperto ed analizzato un sistema di riciclaggio di denaro sporco. In Slovacchia, Ján Kuciak è stato assassinato per le sue inchieste sulle dinamiche tentacolari di uno scandalo di evasione fiscale. Queste uccisioni sono le violenze più gravi perpetrate ai danni dei professionisti dell’informazione. Ma rappresentano anche il sintomo di un problema di fondo.
 
L’Europa patisce dell’indebolimento del giornalismo dovuto ad una retorica anti-media mantenuta, e a volte amplificata, da alcuni rappresentanti politici al potere o che sperano di conquistarlo. Con la crisi dei Gilets jaunes in Francia, un odio profondo è stato manifestato contro i giornalisti, sono state perfino proferite delle minacce di stupro ai danni di alcuni reporter. Anche il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, strumentalizza la stessa diffidenza anti-media quando evoca la questione delle fake news per giustificare il suo rifiuto di interagire con gli organi di stampa che non sono vicini al suo partito.
 
Non possiamo rassegnarci. Problemi molto concreti sono stati identificati, e l’Europa può agire per affrontarli. Prendiamo, ad esempio, il caso delle vessazioni giudiziarie contro i giornalisti: taluni soggetti aggirano la legge e moltiplicano le procedure civili o penali per esercitare una pressione così forte sui giornalisti da condannarli al silenzio. Questo problema, come quello della deriva di alcuni governi o come quello delle persecuzioni on-line, può essere risolto nel 2019 se una volontà politica emergerà con le elezioni europee per rinforzare la libertà di stampa in tutto il continente.
 
Come tutte le politiche pubbliche, la protezione del giornalismo, della sua indipendenza e del suo pluralismo, deve potersi identificare in un individuo. Oggi ci impegniamo affinché la futura Commissione europea nomini un commissario ufficialmente incaricato di far fronte a questa sfida. Da Bucarest a Madrid, da Nicosia a Stoccolma, da Dublino a Vienna, la società civile ha bisogno di un interlocutore di alto livello a cui rivolgersi ogni qualvolta questa libertà essenziale è violata. Per lanciare un dialogo continuo e forte con gli Stati-membri. Per difendere il diritto ad un’informazione attendibile al di là delle nostre frontiere comuni. Per intraprendere, in tutta l’Unione europea, le riforme legislative necessarie.
 
Potremo valutare il livello di ambizione di questo futuro commissario dal modo in cui adopererà – o meno – tutte le armi politiche a sua disposizione per condurre questa battaglia. Esistono molte possibilità per uscire dagli schemi del passato. Reporters sans frontières propone, ad esempio, di avvalersi della politica della concorrenza che rappresenta uno strumento di azione straordinariamente potente nelle mani della Commissione. È ora di lottare contro i conflitti di interesse spesso legati alle concentrazioni verticali, ovvero quando un uomo o una donna d’affari usano i media d’informazione per metterli al servizio dei loro interessi personali o di quelli dei loro amici al potere.
 
Affinché questa volontà politica affiori ai vertici della Commissione, facciamo oggi un appello a tutti i candidati che vogliono entrare a far parte del Parlamento di Strasburgo. Abbiamo bisogno dei deputati europei per modernizzare il quadro giuridico. Basta pensare alla questione della responsabilità delle piattaforme internet, o meglio della loro irresponsabilità…una questione mai affrontata negli ultimi venti anni! È ora di aggiornare il quadro normativo nel quale queste si muovono – ancora formalizzato dalle direttive relative all’e-commerce –, grazie ad un regolamento europeo in grado di produrre regole del gioco attente alla libertà e all’affidabilità dell’informazione.
 
La libertà di stampa è al centro delle aspirazioni democratiche che unisce gli Stati-membri dell’UE.  Difendendole l’Europa protegge il suo modello politico, al suo interno ma anche nei confronti di minacce in provenienza dal resto del mondo. È per questo motivo che deve dotarsi di strumenti concreti ed efficaci per difendere i suoi valori.
 
Offrendo, ad esempio, nuove garanzie democratiche per lo spazio della comunicazione e dell’informazione, la cui organizzazione è oggi, di fatto, delegata alle piattaforme… questo è, ad ogni modo, ciò che auspicano i capi di Stato e di governo europei che, nel mese di novembre 2018, con alcuni loro omologhi internazionali, hanno lanciato un’iniziativa politica ispirata alla Dichiarazione internazionale dell’informazione e della democrazia, elaborata dalla commissione creata con l’impulso offerto da Reporters sans frontières.
 
O creando, ad esempio, alcuni strumenti giuridici sanzionatori nuovi, di tipo amministrativo o finanziario, da usare contro i predatori della libertà di stampa nel mondo… esattamente come ha recentemente richiesto lo stesso Parlamento europeo.
 
Durante questa campagna elettorale europea, si evoca a volte un’«Europa potenza» o una «Europa che protegge»: è giunto il momento di dare veramente corpo e vita a questa ambizione!  Dobbiamo al più presto trasformare la libertà di stampa in un valore fondamentale dell’Unione, metterla al cuore stesso dei suoi trattati, al centro della vita delle sue istituzioni, sulla prima linea del fronte di tutte le sue battaglie.
 
Christophe Deloire, Segretario generale di Reporters sans frontières (RSF)