Draken e Diamond, 21 e 24 anni, vivono a Modena. Lavorano. Fanno volontariato. Ma con i decreti sicurezza di Salvini rischiano di finire nel mondo degli invisibili 

Lavorano e aiutano la comunità. Chiedono solo di non finire nella clandestinità. Tuttavia nulla è scontato di questi tempi. I decreti sicurezza firmati dall'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini, approvati con la complicità dei 5 Stelle, stanno minando alla base esperienza di integrazione. Rischiano di distruggere percorsi di inserimento e demolire la speranza di migliaia di richiedenti asilo. Hanno paura Draken e Diamond, 21 e 24 anni. Perché hanno ricevuto la risposta negativa della commissione che doveva valutare la loro richiesta di asilo. E se un tempo potevano ricevere il permesso umanitario, una soluzione alternativa allo status di rifugiato che ha salvato dalla clandestinità moltissimi ragazzi come Draken e Diamond, con le nuove “norme Salvini” non è più possibile. Questo tipo di protezione intermedia è stata abolita per legge. Così Draken e Diamond rischiano di finire nel mondo degli invisibili, tra i sommersi irregolari, tra i “sans papiers”. Eppure hanno dato tutto, si sono impegnati, continuano a farlo senza aver mai chiesto nulla in cambio e salvando loro stessi dalla strada con tutte le conseguenza che ne derivano.

La loro storia si intreccia a quella di altri loro coetanei. L'Espresso la racconta sul prossimo numero in edicola da domenica 6 ottobre e in anteprima su Espresso +. 

Siamo andati a Modena per mostrare gli effetti concreti delle politiche di Salvini sui processi di integrazione già avviati. Le scorie di quei decreti, però, sono ben visibile anche altrove: a Rosarno e Saluzzo. Impresse sulla carne dei braccianti agricoli africani, sfruttati, beffati e puniti.


Ma torniamo in Emilia, a Modena.
Draken è fuggito dal Ghana, Diamond dalla Nigeria. Non hanno granché voglia di ripercorrere il passato né di soffermarsi troppo sui dettagli dell'inferno libico, la trappola spesso mortale per chi arriva dal deserto e desidera raggiungere l'Europa. Draken ha 24 anni, è fuggito dal Ghana. Hanno tutta la vita davanti. E desiderano trascorrerla in Italia. A Modena, dove vivono già da un paio d'anni. La strada che stavano percorrendo era in discesa prima dell'arrivo di Salvini al Viminale. Da quel momento si è trasformata in una salita senza fine.

Da quando sono arrivati a Modena grazie alla collaborazione tra Comune, con il centro per stranieri, e decine di associazioni, come per esempio il Ceis, sono entrati nella rete del volontariato. Hanno iniziato con piccoli lavoretti: tinteggiature delle scuole, dello stadio, pulizia delle strade e delle ciclabili. Draken e Diamond hanno totalizzato più di mille ore di volontariato. Ne vanno fieri, «è una buona opportunità», sorride Draken, che vorrebbe fare il falegname, «ma anche muratore, imbianchino, a me piace tutto». E poi, aggiunge ridendo, so pure il dialetto modenese: «non piov mènga».

Con Diamond giocano nella stessa squadra a calcio. Lui è centrocampista, Diamond invece difensore. Loro non lo dicono, ma dallo sguardo di Stefania, la responsabile del centro di accoglienza del Ceis che li accoglie, capiamo che sono forti con la palla tra i piedi.

Draken fino a novembre ha trovato un lavoro. Smonta le tensostrutture alla festa dell'Unità. Ha il contratto. Un pezzo di carta che in futuro rischia di non avere mai più. Quale datore di lavoro lo potrà assumere se diventerà clandestino? Se non vincerà il ricorso presentato contro la decisione della commissione che valuta le domande di asilo ingrasserà le truppe degli illegali. A quel punto del percorso fatto finora non rimarrà più nulla.

A Modena sono attivi cinque Cas - centri di accoglienza straordinaria - e uno progetto Sprar. Per comprendere gli effetti dei decreti Salvini sul sistema di integrazione costruito con fatica nel Modenese affidiamoci ai numeri: dopo il 5 ottobre, con le nuove norme a regime, su un campione di 309 richiedenti asilo presenti in due strutture, 235 hanno ricevuto risposta negativa dalla commissione e 54 sono ancora in attesa di risposta, che in media arriva dopo 20 mesi, cioè un anno e mezzo di limbo e nella maggioranza dei casi sarà negativa. Solo in 17 hanno ricevuto la protezione.

Il diniego della commissione è arrivato anche a Diamond. Lo ha saputo poche ore prima del nostro incontro. Non vuole parlarne e ha poca voglia di rispondere alla domande. Ci racconta, però, che ha inziato il corso per diventare volontario alla Croce blu. Sarà uno dei migranti che saliranno sulle ambulanze e si prenderanno cura dei modenesi anziani o disabili. «Spero di poter entrare anche nel servizio civile della Croce blu», dice. Come del resto hanno già fatto Kalifa e Derrick, che prestano servizio da quasi un anno. Entrambi richiedenti asilo a rischio clandestinità. La loro domanda è stata respinta. Rigettata da quello stesso Stato che li ha ritenuti idonei per il servizio civile.