L'autorità che vigila sul rispetto dei diritti umani nei luoghi di detenzione ha stilato un rapporto fortemente critico nei confronti delle forze dell'ordine. Sporcizia, niente cibo e violenze: a Mentone viene quotidianamente violata la legge

Tra Ventimiglia e Mentone ci sono meno di venti chilometri di strada, in mezzo la frontiera che dal 2015 è tornata a separare Italia e Francia. Ma se la cittadina dell'estremo ponente ligure è ancora un luogo di speranza e attesa per i migranti sbarcati sulle coste italiane, la località marittima transalpina è diventata il simbolo dei maltrattamenti delle autorità francesi.

Chi vuole tentare la sorte per entrare nel “Paese dei lumi” prova a passare da qui, affidandosi a contrabbandieri senza scrupoli che si fanno pagare centinaia di euro: uomini e donne nascosti nei portabagagli delle auto, nei rimorchi dei mezzi pesanti, nel vano motore dei treni che dalla Liguria si dirigono verso il dipartimento delle Alpi marittime francesi. In qualche caso il tentativo va a buon fine, ma di solito la Police aux frontières (Paf) li scopre. E le procedure per il respingimento iniziano proprio a Mentone.

Nel settembre 2017 l'autorità di controllo generale dei luoghi di privazione della libertà (CGLPL) ha visitato a sorpresa il centro di detenzione della polizia di Mentone per verificare che i diritti fondamentali degli stranieri siano rispettati al confine tra Francia e Italia. Il rapporto appena pubblicato illustra una situazione precaria: «La presa in carico dei migranti – si legge nel documento – avviene in condizioni indegne e irrispettose dei loro diritti».

Chi viene fermato in quanto migrante irregolare spesso viene rispedito in Italia a piedi o, quando va bene, caricato su un treno senza che venga avviata la procedura corretta prevista dalla legge francese. Ma le condizioni peggiori sono riservate alle persone trattenute dalla Paf. Il rapporto racconta di «locali sporchi e pieni di rifiuti, senza materassi e coperte, senza pasti», mentre i servizi igienici vengono definiti «immondi».

Non esistono interpreti professionisti, la polizia raccoglie le informazioni principali sulla generalità degli irregolari, salvo poi non spiegare i motivi del respingimento. Le statistiche dicono che in media, nel 2017, sono state arrestate oltre 100 persone al giorno. Nei cinque giorni di ispezione del CGLPL sono state rilevate diverse violenze nei confronti dei migranti, in una circostanza anche verso un ragazzo che si dichiarava minorenne. Proprio il capitolo minori è uno dei più controversi: i giovani al di sotto dei 18 anni che vengono riportati oltre la frontiera sono circa un terzo di tutti gli espulsi. La legge prevede che i minori non accompagnati vengano affidati ai servizi sociali, ma il rapporto evidenzia che ciò è avvenuto solo per 27 di loro, cioè lo 0,3 per cento dei casi.

La conclusione è un'aperta critica all'attuale governo e a quello precedente: «L'obiettivo di rispedire i migranti arrestati al confine franco-italiano dalla polizia di frontiera sembra rispondere a un obbligo di risultato: garantire la tenuta stagna del confine nella negazione delle norme di legge. In questo contesto di pressione politica, gli agenti di polizia svolgono le loro missioni “a catena”».