Bruxelles incassa il colpo delle nuove tariffe Usa su acciaio e alluminio e passa al contrattacco con delle tasse stellari sull'importazione di abbigliamento, moto, liquori e cosmetici. Ma il presidente americano non sembra mollare la presa, il prossimo obiettivo sono le automobili tedesche

Jeans, liquori, moto, burro d'arachidi. È lunghissima la lista delle merci statunitensi sulle quali l'Unione europea applicherà dei dazi. La guerra commerciale sulle due sponde dell'Atlantico è ufficialmente scattata. La prima mossa l'aveva fatta l'amministrazione Trump a fine maggio con l'annuncio dell'approvazione di nuove tariffe sull'importazione dall'estero di acciaio e alluminio.

Una mossa che aveva irritato e non poco i governi europei, che a distanza di poco più di venti giorni rispondono con contromisure che colpiscono quasi 3 miliardi di dollari di merce made in Usa. «Abbiamo fatto di tutto per evitare questa situazione – ha commentato la commissaria Ue al Commercio Cecilia Malmström – ma non potevamo non rispondere. L'Unione europea ha il dovere di difendere l'apertura del commercio globale. La nostra risposta agli Stati Uniti è misurata e proporzionata».

Ma la spirale protezionistica potrebbe non essere finita. A Bruxelles stimano infatti che le misure prese dagli americani hanno un impatto equivalente a 6,4 miliardi di dollari e si preparano dunque nuove tariffe da introdurre nel giro di tre anni. Per il momento prodotti simbolo come i pantaloni targati Levi's o le moto della Harley Davidson, subiranno imposte sull'importazione pari al 25 per cento del loro valore. L'obiettivo è quello di andare a colpire merci che sono prodotte in Stati dove solitamente i Repubblicani hanno un grande appoggio popolare: dal whiskey e la carte da gioco del Kentucky, al riso dell'Arkansas. Ma come ricorda il New York Times, è difficile individuare degli obiettivi precisi senza poi rischiare di fare qualche danno collaterale.

Anche per questo motivo i vertici dell'Ue hanno già fatto sapere a Trump che le nuove tariffe saranno immediatamente eliminate, qualora gli Stati Uniti decidessero di tornare sui propri passi e cancellare i dazi su acciaio e alluminio. Ma a Washington non ci pensano neanche, basti guardare allo scontro frontale con la Cina: il 19 giugno sono stati presi di mira altri 200 miliardi di dollari di prodotti provenienti da Pechino, in quella che sta diventando una vera e propria sfida a colpi di tasse tra i due Paesi.

E potrebbe non essere finita qui: diversi quotidiani economici hanno rilanciato un'indiscrezione secondo la quale Donald Trump starebbe pensando di fare uno sgambetto storico alla Germania e ad Angela Merkel, andando a colpire il compartimento dell'auto. Wilbur Ross, segretario al Commercio americano, sta lavorando sulla questione da maggio, valutando possibili pericoli alla “sicurezza nazionale”. L'attuale tariffa applicata dagli Stati Uniti sull'importazione di automobili dall'Europa è del 2,5 per cento. L'amministrazione Usa sarebbe intenzionata a far salire la tassa fino al 25 per cento. Se così fosse sarebbe una mazzata tremenda per la Germania e per l'intero continente, con un calo delle esportazioni che farebbe perdere decine di miliardi di dollari alle cause automobilistiche europee.