Roberto Virzo, professore all'Università del Sannio, spiega cosa prevede il diritto internazionale e quello che dovrebbe fare il nostro Paese invece di scontrarsi con il resto dell'Europa. Una cosa è certa: se la barca è entrata nelle acque territoriali italiane sarebbe stato compito dell'Italia farsene carico

Il caso dell'Aquarius, la nave della Ong Sos Méditerranée che trasporta 629 migranti e che Matteo Salvini non ha voluto far attraccare in Italia, sta creando polemiche a livello europeo. Il nuovo governo italiano è convinto che la responsabilità sia di Malta, lo Stato insulare respinge tutte le accuse al mittente. Intanto è la Spagna ad essersi fatta avanti, ricevendo anche i complimenti dell'Unione europea, che l'attuale ministro dell'Interno ritiene responsabile di quanto sta avvenendo. Ma cosa dice il diritto internazionale in circostanze come queste? A chi spettava la responsabilità del salvataggio? Per fare chiarezza, abbiamo chiesto al professor Roberto Virzo, docente di diritto internazionale all'Università del Sannio e alla Luiss di Roma, di spiegare i punti controversi che hanno portato allo scontro tra Italia e Malta e qual è il ruolo dell'Unione europea in questa fase.

Professore, cosa prevede il diritto internazionale quando ci sono delle persone che rischiano la vita in mare?
Qualsiasi Stato ha l'obbligo di prestare soccorso quando c'è qualcuno che rischia di morire. C'è una convenzione internazionale (convenzione di Montego Bay sul diritto del mare) che impone ai Paesi di obbligare i comandanti delle navi che battono la propria bandiera nazionale a partecipare alle operazioni di salvataggio e portare le persone in pericolo al sicuro. Un obbligo che nel caso di specie è stato assolto dalla Ong che è intervenuta. Un ulteriore questione si sarebbe potuta aprire nel caso in cui lo stallo fosse proseguito e i migranti non fossero più stati al sicuro sull'Aquarius, ma l'intervento della Spagna dovrebbe aver risolto la questione.

Si parla molto di Sar, ma di cosa si tratta?
Nel Mediterraneo ci sono varie aree marine chiamate Sar, acronimo di “search and rescue”, cioè ricerca e soccorso. Una di queste è coordinata dall'Italia, un'altra da Malta. Lo Stato responsabile dell'area marina deve coordinare tutte le attività di soccorso e nel caso in cui sia una nave di un'organizzazione autonoma a compiere il salvataggio, questa deve essere condotta nel porto più sicuro dell'area Sar. Nel caso dell'Italia, uno di questi è il porto di Lampedusa.

Perché l'Italia e Malta si stanno scontrando?
Il punto di disaccordo tra i due Paesi è su dove sia stato effettuato il salvataggio: l'Italia ha dato l'alt all'Aquarius nei pressi della Sar maltese e aveva ovviamente chiesto che fosse il governo del premier Muscat a occuparsene. Alla Valletta, invece, sostengono che le operazioni di trasbordo dei migranti siano avvenute addirittura nelle acque libiche e che i soccorritori si siano poi coordinati con le autorità italiane. In quest'ultimo caso la competenza sarebbe stata dell'Italia.

Chi doveva assumersi la responsabilità tra i due Paesi?
Va chiarito un punto: al di là delle Sar, nel diritto internazionale si parla di “mare territoriale”. Quando una nave entra nel mare territoriale italiano, cosa che sembra sia avvenuta con l'Aquarius, l'Italia non può più respingere l'imbarcazione, altrimenti vìola il diritto internazionale e alcuni concetti basilari dei diritti umani. Va poi detto che nella nave, oltre ai migranti economici, ci sono minori e persone che potrebbero godere dello status di rifugiato: sono categorie che godono di una protezione internazionale particolare e lo Stato non può rifiutarsi di accoglierli. Se, come ha dichiarato il capitano dell'Aquarius, la barca è entrata nelle acque territoriali italiane, a quel punto sarebbe stato compito dell'Italia farsene carico.

Perché spesso Malta non interviene in situazioni del genere?
Ci sono due motivi: Malta è uno Stato piccolo con una popolazione esigua, non in grado di farsi carico di un numero particolarmente elevato di migranti. E questa è un'argomentazione che può essere parzialmente condivisibile. Quello che invece è meno condivisibile è che Malta ha istituito una zona Sar, di cui è responsabile, molto estesa e che non è in grado di gestire. Ecco perché spesso dirotta le navi altrove: un atteggiamento che non è accettabile.

Cosa può fare in più l'Italia per evitare che capitino nuovamente casi come quello dell'Aquarius?
Invece di mantenere questo atteggiamento di totale chiusura, l'attuale governo dovrebbe applicare e far rispettare in modo più puntuale il codice di condotta per le Ong redatto dall'ex ministro degli Interni Marco Minniti. Andrebbero incentivati gli interventi coordinati tra le navi delle organizzazioni non governative e quelli delle autorità nazionali e disincentivate le iniziative autonome, che a volte rischiano di creare solo confusione.

Matteo Salvini cita spesso “l'Europa” come matrigna che ha abbandonato l'Italia al suo destino nella gestione dei flussi migratori. Ritiene sia effettivamente così?
La gestione dei migranti è una materia di competenza concorrente tra l'Ue e gli Stati membri, finché i Paesi non danno pieni poteri all'Unione di intervenire non credo abbia senso incolparla sulla questione. Il problema è dei singoli Stati che non vogliono assumersi nuovi impegni. L'Italia era riuscita a ottenere il trasferimento di alcune quote di persone che godono di protezione internazionale, ma alcuni Paesi dell'Est Europa si sono rifiutati di accoglierli, venendo condannati dalla Corte di Giustizia dell'Ue. Sono questi Stati, per esempio l'Ungheria, che non vogliono saperne nulla di migranti e credo che oggi siano loro l'ostacolo maggiore. Poi certo, se ci si mettono anche alcuni membri fondatori a dare spago a questa visione la cosa si complica ulteriormente.