La sua Askanews che implode. I guai con i francesi In Bnl-Paribas. Le accuse per il crack del “Sole”. Il risentimento dei colleghi di Confindustria. Così l'ex presidente per caso si incammina mestamente sul viale del tramonto

«Volevano distruggerci, ma noi siamo ancora qua». Così, visibilmente commosso, la faccia stravolta e gli occhi più sbarrati del solito, il 16 febbraio Luigi Abete è andato in tilt davanti agli imprenditori riuniti a porte chiuse per le loro assise. L’ex numero uno per caso di Confindustria (nel 1992, quando Agnelli ritirò Romiti dalla corsa) aveva buoni motivi per perdere il controllo. L’industriale che ha scoperto la parola mercato solo bazzicando talk show d’ogni ordine e grado (la tipografia di famiglia ha campato per anni di commesse pubbliche) comincia a temere che la prossima tappa della sua carriera sia una panchina ai giardinetti sotto casa.

Askanews, l’agenzia di stampa che per anni gli ha garantito ascolto nei circoli Dc, sta implodendo. La pensione di lusso che incassa sotto forma di una ventennale presidenza fittizia di Bnl-Paribas, dove continua a fare il lobbista di se stesso, pare a rischio: è venuto fuori che Luigino (non indagato) ha fatto ottenere, alle spalle e in barba agli azionisti francesi, un prestito-lampo a un’azienda coinvolta in un personalissimo business (Cinecittà Studios).

Non bastasse, procede l’inchiesta sul crack del “Sole”, nel cui consiglio siede da 11 anni (in Luiss è imbullonato dal 1992): il più tenace difensore di Roberto Napoletano è stato lui, ha puntato l’indice il 27 febbraio 2017 Nicolò Dubini (ex consigliere indipendente) davanti alla GdF. E ancora: i colleghi cominciano a presentargli il conto per la sciagurata scelta dell’attuale capo di Confindustria, l’inconsapevole Enzo Boccia.

Così, ai molti che lo incontrano mentre si trascina senza requie da un convegno all’altro, sempre più spesso viene in mente la sua prima performance. Quando fu scritturato come comparsa, per 50 mila lire, in un film di Francesco Rosi: “Cadaveri eccellenti”.