Un neurologo racconta in ?un romanzo gli attacchi di panico, “la bestia”: la malattia come metafora profonda della nostra politica
Per trama e per scrittura è un romanzo a tutti gli effetti. Ma “Attacco di panico. A un passo dalla libertà” (Mondadori, pp. 154, euro 18) è un libro a doppia lettura. È la storia di una donna e di una patologia sempre più diffusa. Ma è anche una sorprendente parabola dello spirito del nostro tempo e di una società che rasenta la malattia.
L’autore è Rosario Sorrentino, neurologo alla sua prima prova da scrittore (pare ne abbia già in serbo altre) dopo aver pubblicato sull’argomento panico - un Generale inverno dell’anima per chi ne è assalito - saggi divulgativi di grande successo divorati, si presume, da chi è stato vittima degli attacchi. Ma, viste le copie vendute, anche da chi è stato prudentemente avido di saperne di più forse per affinare le armi nel caso qualcosa di simile irrompa nella sua vita.
Nel romanzo la protagonista sembra Laura ma in realtà chi dipana la storia e la conduce è il panico, la “bestia” la chiama Sorrentino. Laura è una donna realizzata, appagata, ha superato un divorzio difficile ma ha raggiunto i suoi obiettivi. Apparentemente non ha tormenti esistenziali, lividi dell’anima, lesioni di cuore, vive un periodo d’oro, non ha nulla da temere. La “bestia” è subdola, aspetta il momento giusto, quando non ci sono difese alzate e la capitolazione è certa. L’attacco sorprende Laura mentre sta guidando in autostrada andando a comprare la casa dei suoi sogni vicino al mare. Spaccherà per sempre la sua vita in due. Il primo attacco di panico non si scorda mai.
Chi è Laura? «È l’immaginario collettivo», spiega l’autore, «chiunque può inciampare all’improvviso in quell’orrore che è il primo attacco di panico e trovarsi a tu per tu di fronte a un’imperiosa attivazione del nostro istinto di sopravvivenza replicato dal cervello. È un assaggio di quel che potrebbe essere la morte e come estrema difesa si può arrivare al punto di sequestrare se stessi». Il libro non rivela dettagli della vita di Laura, né dove abiti, quanti anni abbia, o cosa faccia nella vita. È una scelta narrativa. Per Sorrentino «Laura è ognuno di noi».
Dopo la prima volta la “bestia” lascia sempre un po’ di tregua, non si fa individuare subito - è lo stress, è l’ansia, è la stanchezza sono le diagnosi iniziali. Poi l’attacco torna e con tutta la sua potenza. Uscita dall’ennesima, inutile corsa all’ospedale senza capire cosa le stia succedendo - è infarto, malattia incurabile, l’arrivo della morte?- Laura fa una scelta da barbona, da senzatetto. Decide di trasformare la sua macchina parcheggiata davanti al pronto soccorso in una casa. Non si avventura oltre punti di riferimento precisi, il bar e il supermercato. È diventata l’ombra della persona che era. La lotta tra panico e libertà conosce un solo vincitore.
In un momento di trasformazione sociale e politica incontrollabile la gestione della paura e del panico rispetto all’autonomia di pensiero e azione diventa centrale, è lo strumento più semplice e duttile di propaganda, d’indirizzo, di blocco razziale e naturalmente emozionale. Come scoprirà Laura, e la Storia sa bene, il panico è creativo. Tiene la vittima in continua allerta, si manifesta all’improvviso, va e viene. Offre come unica salvezza possibile la chiusura al resto del mondo vissuto come un pericolo. Il recinto virtuale in cui Laura si è rinchiusa e che le sembra l’unico luogo sicuro è solo isolamento, costruzione di un apartheid. È la stessa metafora del sentimento che la politica sovranista, in Europa come in America, alimenta in una società impaurita pronta a credere che la chiusura sia la soluzione dei mali. Non lo è.
Dalla paura al panico il passo è breve. In un tempo segnato da violenza, embarghi, rifiuto, povertà, solitudine i due sentimenti sono vasi comunicanti, diventa difficile decifrare il flusso dell’uno sull’altro. Soprattutto quando qualcuno ci ha illuso che non avremmo più avuto paura. «La paura è un’emozione primaria di difesa», dice Sorrentino, «il panico è un disturbo, una malattia, una sorta di bugia confezionata dal nostro cervello. Viviamo in una società che ha un pessimo rapporto con la paura. Mai come in questo momento c’è chi ha puntato sulla paura fiaccando le nostre parti più fragili e vulnerabili facendoci vedere la realtà in modo deformato e togliendoci senso critico e capacità di giudizio. Un meccanismo che una parte dei mass media conosce a fondo nutrendo una pornografia della paura sapendo che da una parte la paura ci fa paura. Ma che ne siamo anche irrimediabilmente attratti».
Le leggi dell’attacco di panico e della paura del panico sono impietose. Non prevedono condivisione né compagnia, l’altro, il diverso vengono cacciati. Laura allontana Daniela, la sua migliore amica. Non ne vuole sapere del medico che le prescrive una terapia farmacologica, le medicine che lasciano intravedere una possibile guarigione la atterriscono più del panico stesso. Nell’intreccio della battaglia tra le due forze anche la “bestia” lotta per la sopravvivenza, se Laura vince la “bestia” è spacciata. Durante l’ennesimo via vai al Pronto soccorso incontra Riccardo, è ricoverato a causa di un incidente. Tra loro c’è un’immediata attrazione, lui cerca di aiutarla, di salvarla. Ma Laura non ha tempo per i sentimenti, la sua vita è concentrata nel saziare e domare la “bestia”. Non le rimane altra energia, non ha la forza per un’altra magia.
Perché anche l’attacco di panico è magia, magia cattiva ma pur sempre magia. È il frutto di un incantesimo la sensazione di non poter respirare, la certezza di un pericolo imminente e inesistente - tecnica assai praticata in politica - da cui è impossibile salvarsi. In oltre centocinquanta pagine Sorrentino racconta passo passo il percorso che si fa largo nel cervello di chi si ritrova nel gorgo di un attacco di panico. Non a caso come termine clinico è stato scelto un vocabolo militare visto che è vissuto come un combattimento contro una parte di sé, una cannibalizzazione della propria autonomia.
L’offensiva che Laura deve combattere è piena di trabocchetti. Al principio, la resa totale. Gli squarci di luce che si rivelano ingannevoli. L’inizio della ritirata. Lo scontro definitivo contro qualcosa di sconosciuto ma di profondamente intimo. Ma Laura oltre al panico è costretta ad affrontare una seconda lotta, reale questa volta, contro una banda di criminali che controlla la zona dove ha parcheggiato la sua macchina rifugio.
Il romanzo è un viaggio incalzante all’interno e all’inferno del panico proprio in un’epoca storica in cui l’investimento sulle varie sfumature di questo male oscuro, capace di portare popolarità e consenso se manipolato con astuzia, è globale. «Il narcisismo è la punta dell’iceberg della società contemporanea» sostiene l’autore. «Il narcisismo al potere porta comportamenti difficilmente controllabili perché il potere è una droga che cambia l’etica, ci fa perdere l’empatia, la qualità che l’essere umano ha per mettersi nei panni degli altri e partecipare ai loro dolori».
Nel romanzo di Sorrentino c’è ritmo e sapienza di narrazione soprattutto tenendo conto che è un medico maschio a inoltrarsi nelle dinamiche non solo neurologiche ma anche emotive e sentimentali di una donna. Aiutato dall’aver trattenuto in memoria il dolore dei racconti dei suoi pazienti. Chissà quanti condannati ad attraversare la terra dei fuochi del panico.