Il sogno della felicità per chi sta alla base della piramide. Abbiamo chiesto ad alcune nostre firme diverse per cultura ed esperienza di segnalare la loro parola-chiave, un segno di luce per provare a trovare una speranza per il futuro. Segnalateci la vostra
Il popolo è il tutto nel tutto. Definisce una comunità di lingua, di immaginario e di urgenti bisogni. È la parte vivente dello Stato, che senza il popolo appare la macchina celibe di un’anchilosi mortuaria. Il popolo si divide in componenti: c’è una parte contenta, e la chiamiamo borghesia, e c’è una parte che perennemente urla nel disagio e nella povertà, ed è il proletariato.
Queste parole appartengono a un vocabolario che troppo presto ci si è permessi di archiviare.
Si può sorvolare sull’illibatezza della componente più contenta, poiché il lavoro generale del popolo su se stesso è rendere contenta la parte che ha fame, che sopporta l’indigenza, che è sempre privata di cure e di istruzione. Il diritto alla felicità è il principio animatore del popolo, negarglielo è la pratica del potere.
Per questo è temuto il popolo: sembra sognare, ma procede verso enormi e ciclici risvegli. Il potere ritiene che il popolo sia un figlio minore, a cui somministrare un premio di consolazione, con decreti e assistenzialismi ipocriti, per orientarne il sottosviluppo. Dietro quei provvedimenti, chi medita profondamente ravvede la strategia di portare il popolo a contenzione. Il potere reputa che il popolo debba ringraziarlo, il popolo reputa invece di detenere il diritto a esprimere il potere stesso.
Di qui, la battaglia di civiltà che chiamiamo progressismo: il sogno del popolo. Il miglioramento in fatto di diritti è la missione che il popolo consegna a se stesso. Quando sembra che sbagli, significa che si è perduta l’appartenenza al popolo e ci si deve riformare. In queste faglie, è imperativo proporre il discorso sui temi epocali e riconquistare la coscienza collettiva, che è il genio del popolo in sé. Serve organizzare intorno al disagio le persone che lamentano le miserie, saperle cogliere e proporre soluzioni collettive. Hanno eroso i diritti? Tocca aggregare il popolo intorno a questo fatto indecente e risolvere i bisogni universali. Se la comunità è abbandonata, diviene viscerale e violenta con sé e con gli altri.
Proporre il discorso della democrazia, dell’uguaglianza e della sorellanza, dando seguito concreto a quel discorso, è il compito che popolo affida a se stesso, a tutte e tutti noi, per giungere a vivere la felicità, vincendo l’attrito del mondo.